A quasi tre anni dall’avvio, il Partenariato Transatlantico sul
Commercio e gli Investimenti (Ttip), in corso di negoziazione tra Usa e
Ue, sta entrando in una fase decisiva.
Nonostante i ripetuti tentativi,
dapprima di mantenerlo segreto, e poi di presentarlo come un accordo
«tecnico», è ormai più che evidente di come in realtà si sia di fronte
ad un pericoloso attacco ai diritti e alla democrazia. Sono in gioco il
cibo e la sicurezza alimentare, l’acqua, i beni comuni e i servizi
pubblici, l’istruzione e la sanità, i diritti del lavoro e
l’occupazione, la tutela ambientale e sociale, e sono a rischio interi
comparti produttivi delle piccole e medie imprese.
Ma è a rischio soprattutto la
democrazia, con la possibilità per le imprese multinazionali di chiamare
in giudizio i governi e le autorità pubbliche per normative che
ostacolino i loro investimenti e relativi profitti.
Nei prossimi mesi i negoziati entreranno
in una fase di accelerazione. Infatti, nonostante gli incontri
negoziali siano ben lungi dall’aver trovato un accordo su molti dei
punti in agenda, esiste una forte pressione per produrre una sintesi
prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo, con il rischio di
regalare ai cittadini un esito molto pericoloso: un accordo quadro
generico, che permetta a Usa e Ue di sbandierare il risultato raggiunto,
per poi procedere alla sua applicazione dettagliata attraverso tavoli
«tecnici», che opereranno con ancor più segretezza e opacità di quelle
che da tempo i movimenti sociali denunciano.
È l’ennesimo tentativo di depotenziare
una protesta che in questi tre anni si è estesa a macchia d’olio su
entrambe le sponde dell’Atlantico, mettendo assieme comitati,
associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali,
consumatori, cittadine e cittadini, che hanno rivendicato trasparenza e
sfidato la segretezza che ha circondato tutto il negoziato sul Ttip.
Una campagna che denuncia il delinearsi
di un nuovo quadro giuridico pericoloso per i diritti e la democrazia,
nel quale i profitti delle lobby finanziarie e delle grandi
multinazionali prevarrebbero sui diritti individuali e sociali, sulla
tutela dei consumatori, sui beni comuni e sui servizi pubblici, negando
ogni possibilità a un altro modello sociale che non sia quello
liberista, nell’epoca della finanziarizzazione della società e
dell’intera vita delle persone.
In questi tre anni, anche in Italia è
nata e si è diffusa la campagna Stop Ttip, costruendo – territorio per
territorio – informazione, sensibilizzazione e mobilitazione sociale.
Dopo la grande manifestazione di ottobre
a Berlino, con oltre 250.000 persone, dopo la consegna, sempre a
ottobre, di oltre 3 milioni di firme all’Unione Europea e data la fase
in cui sta entrando il negoziato, la campagna Stop Ttip Italia ha deciso di convocare un grande appuntamento nazionale sabato 7 maggio a Roma.
Una giornata con manifestazione
nazionale, che chiede a tutte le donne e gli uomini da sempre attivi in
difesa dei diritti e dei beni comuni, ai sindaci, ai comitati, alle reti
di movimento, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni
contadine e dei consumatori, agli ambientalisti, al mondo degli
agricoltori e delle piccole imprese e a tutti quanti hanno a cuore la
democrazia, di essere presenti per dimostrare concretamente il rigetto
del Ttip e la rivendicazione di un altro modello sociale, più giusto e
solidale.
Governi e lobby economico-finanziarie
considerano ineluttabili le politiche liberiste e di austerità e
chiedono rassegnazione. E’ venuto il momento di rispondere con la
partecipazione, per dire forte e chiaro che il futuro non si vende.
Tutte e tutti insieme è possibile.
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