martedì 24 settembre 2013

Finanziamento partiti, non c’è l’accordo tra Pd e Pdl sugli emendamenti

Il testo attualmente in discussione in commissione Affari costituzionali dovrebbe arrivare in Aula martedì mattina. Ma manca l'accordo della maggioranza sugli emendamenti, tra cui il tetto alle donazioni dei privati di 100mila euro. "I democratici", ha dichiarato Gelmini, "stanno violando l'accordo fatto in Consiglio dei minisitri".

Finanziamento partiti, non c’è l’accordo tra Pd e Pdl sugli emendamenti

E’ diventata un’odissea e non sembra avere l’aria di finire tanto presto. Il disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti continua a subire rallentamenti. Questo pomeriggio in commissione Affari costituzionali alla Camera, è prevista la parte finale della discussione sul testo. Ma continua a mancare l’accordo tra Partito democratico e Popolo della libertà su alcuni dei nodi fondamentali. Le ultime riunioni, compresa quella di stamattina, non sono servite a sciogliere i nodi che ancora sono sul tavolo, a partire dall’emendamento sul tetto alle donazioni dei privati di 100mila euro presentato dal Pd su cui il Pdl è contrario. I due relatori, Maria Stella Gelmini (Pdl) e Emanuale Fiano (Pd) stamattina hanno chiesto alla commissione un po’ di tempo in più per provare a definire un’intesa, anche in contatto con il governo, alla vigilia dell’approdo del testo in aula fissato per domani.

Una serie di emendamenti, 54, sono stati quindi accantonati in vista della riunione del pomeriggio. Il clima nella maggioranza, però, al momento non è tra più positivi: “Il Pd sta violando l’accordo fatto in Consiglio dei ministri -ha detto Gelmini a SkyTg24- Noi siamo fermi al testo del governo che vede la nostra totale disponibilità e saremmo pronti a votarlo anche domani, il problema è che sono stati presentati emendamenti che stravolgono il testo del governo”. A causa della mancanza di un accordo, il disegno di legge sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti potrebbe arrivare in aula alla Camera domani col solo testo base, quello uscito dal Consiglio dei ministri.
E’ la promessa del governo delle larghe intese: annunciata e più volte ribadita da Enrico Letta, ha subito rallentamenti e disavventure. Il testo è arrivato in aula per la discussione finale il 12 settembre, per poi essere rispedito in prima commissione per “meglio discutere degli emendamenti”. Pochi giorni fa l’ultima disavventura: la scoperta di un errore formale che eliminava i controlli e le sanzioni per il falso in bilancio. “Ce ne siamo accorti e abbiamo già rimediato”, aveva commentato al fattoquotidiano.it Gianclaudio Bressa (Pd).

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