venerdì 16 agosto 2013

Egitto, oltre 630 morti: “La polizia può sparare”. Corpi ammassati in moschea

Decine di cadaveri di manifestanti in un luogo di culto vicino a piazza Rabaa del Cairo. Accolte le dimissioni di El Baradei. I sostenitori di Morsi organizzano la "giornata della rabbia": "Resisteremo pacificamente fino a quando il golpe svanirà". La presidenza egiziana: "Obama incoraggia i gruppi violenti". L'Onu: "Mettere fine alle violenze".

Egitto, oltre 630 morti: “La polizia può sparare”. Corpi ammassati in moschea

Le fiamme della moschea di Rabaaal Adawia spinte dal vento della collera e della vendetta dei pro-Morsi incendiano l’Egitto: dopo lo sgombero forzato delle piazze simbolo, Rabaa e Nahda, nuovi scontri e attacchi contro i militari hanno insanguinato il Paese. Dopo le nuove violenze si contano ormai oltre 630 morti in tutto l’Egitto, mentre quello dei Fratelli musulmani ne conta oltre 4.500. Oltre 3mila i feriti, altrettante le persone arrestate. 

L’ultimo episodio di cronaca della giornata di Ferragosto riguarda un assalto della polizia alla moschea nella quale si trovavano decine di corpi di manifestanti. Secondo testimoni ad al Jazira lacrimogeni e colpi di arma da fuoco sono stati sparati vicino alla moschea al Iman al Cairo, a poca distanza da piazza Rabaa. La moschea è divenuta una sorta di “obitorio” per le decine di vittime, 250 secondo i manifestanti, uccise a Rabaa: sono cadaveri che non sarebbero stati inclusi, secondo alcune fonti, tra le 638 vittime nelle ultime 24 ore. Decine di cadaveri, avvolti in un lenzuolo bianco e in alcuni casi “raffreddati” da una busta di plastica verde piena di ghiaccio. A sua difesa, i pro-Morsi avevano eretto nuove barricate.
I sostenitori del deposto presidente egiziano Mohammed Morsi resisteranno “in modo pacifico” e “fino a quando il golpe svanirà”, ha assicurato la guida suprema dei Fratelli Musulmani Mohammed Badie, che nel “Giorno della rabbia” ha dichiarato che “il popolo, che manifesta pacificamente nonostante la ferocia che impone il colpo di Stato militare, resisterà fino a quando il golpe svanirà”. Badie ha aggiunto che i manifestanti in Egitto sono la prova della resistenza al governo militare e ha affermato che “il falso potere dato all’esercito si riflette nelle crudeli stragi nella moschea di Rabaa al-Adawiyeh e in piazza al-Nahda” al Cairo.
Mentre sul governo provvisorio cade ufficialmente la tegola Mohamed El Baradei ( il vicepresidente ad interim, premio Nobel per la Pace, si è dimesso) le violenze delle ultime 48 ore sono state severamente condannate dal presidente statunitense Barack Obama: “Condanniamo la violenza contro i civili – ha detto – Sosteniamo i diritti fondamentali, incluso quello di manifestare pacificamente. Le autorità egiziane devono rispettare i diritti universali. E chi manifesta deve farlo pacificamente. Riteniamo che lo stato di emergenza dovrebbe essere revocato e che un processo di riconciliazione nazionale dovrebbe iniziare”. Secondo la presidenza dell’Egitto, le osservazioni di condanna del presidente americano non sono basate su “fatti” e rafforzeranno ed incoraggeranno i gruppi violenti. “La presidenza – si legge nella nota ufficiale – è preoccupata dal fatto che dichiarazioni non basate su fatti possano incoraggiare i gruppi armati violenti. La presidenza apprezza la preoccupazione degli Stati Uniti per quello che accade in Egitto, ma crede che la questione sia da chiarire: l’Egitto si sta confrontando con atti terroristici contro le istituzioni del governo ed istituzioni vitali”.
Parole che arrivano dopo le veementi critiche ai militari piovute dall’Italia, con il ministro Emma Bonino che ha stigmatizzato una repressione “brutale, inaccettabile, non scusabile”, dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania. Il premier turco, Recep Tayyp Erdogan, ha chiesto una riunione d’urgenza del consiglio di sicurezza dell’Onu, sostenuto da Regno Unito, Francia e Australia. Il consiglio di sicurezza ha chiesto a tutte le parti, secondo quanto affermato dall’ambasciatore dell’Argentina Maria Cristina Perceval, la fine delle violenze in Egitto e ha esortato alla massima moderazione. “I membri del Consiglio di sicurezza ritengono sia importante mettere fine alla violenza in Egitto e che tutte le parti esercitino la massima moderazione”.

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