giovedì 1 agosto 2013

Adesso Berlusconi è un pregiudicato

La Cassazione ha deciso, il Cavaliere condannato in via definitiva: quattro anni per frode fiscale. Finora se l'era sempre cavata con prescrizioni, amnistie e leggi ad personam. Annullata e rinviata a un nuovo processo, invece, solo l'interdizione dai pubblici uffici: l'ex premier (almeno per ora) può rimanere senatore
Dopo due giorni di attesa e una camera di consiglio durata oltre sette ore, la Corte di Cassazione ha deciso: Silvio Berlusconi è stato condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale. Finora se l'era sempre cavata con prescrizioni, amnistie e leggi ad personam. Annullata e rinviata a un nuovo processo, invece, solo l'interdizione dai pubblici uffici: l'ex premier quindi, almeno per ora, può rimanere senatore Il dispositivo sentenza è stato letto alle 19,42, assenti sia Ghedini sia l'avvocato Coppi. 

In Piazza Cavour, a Roma, sono rimasti accampati per tutto il giorno i giornalisti e i cameraman italiani e stranieri mentre sono state chiuse al traffico tutte le strade da piazza Montecitorio al 'Palazzaccio' dove ha sede la Cassazione.

In pratica, buona parte del centro città è stato 'blindato' facendo impazzire gli automobilisti. Nei due giorni di attesa sul filo della tensione Berlusconi è sempre rimasto nella sua casa nel centro di Roma, a Palazzo Grazioli, insieme alla 'fidanzata' Francesca Pascale e alla fedelissima senatrice-tuttofare Mariarosaria Rossi, sempre al fianco del Cavaliere. 

Nel primo pomeriggio di giovedì è arrivata anche la figlia Marina mentre si sono succedute le visite dei più stretti collaboratori di Berlusconi in politica e in azienda: Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Denis Verdini, Paolo Bonaiuti e Daniela Santanchè, tra gli altri. Ha fatto discutere però soprattutto la presenza a Palazzo Grazioli di Angelino Alfano, che è vicepremier e ministro degli Interni. 

L'ex premier era stato condannato in entrambi i processi di merito: secondo le due sentenze, Berlusconi è stato l'indiscusso artefice, organizzatore e beneficiario finale di una frode fiscale da almeno 368 milioni di euro, realizzata in sostanza facendo la cresta sui contratti esteri di Mediaset. 


In sostanza, al centro della questione c'era l'acquisto da parte del Biscione delle licenze per trasmettere centinaia di film americani: invece di comprare questi diritti televisivi direttamente dai produttori di Hollywood (soprattutto Paramount e Fox), le società di Berlusconi dichiaravano al fisco italiano di averli acquistati attraverso lunghissime catene di società estere, tutte con base nei paradisi fiscali, arrivando così a sborsare a queste società fantasma più del doppio (con ricarichi dei prezzi fino al 300 per cento) e perfino a pagare due volte programmi già comprati. 

Il tutto, secondo l'accusa, era finalizzato ovviamente non a spendere davvero di più, ma solo ad accantonare fondi neri in Svizzera, alle Bahamas e a Montecarlo, gestiti poi da Berlusconi in persona o dai suoi fiduciari. La questione giuridica, per l'ex premier, si svolgeva intorno a due questioni: primo, se di questo trucco lui fosse stato o meno l'artefice; secondo, se i fatti in questione costituissero una frode fiscale o se si trattasse solo di un illecito non penalmente perseguibile.

Qui le motivazioni della sentenza d'appello, secondo la quale appunto si era trattato di un reato e il Cavaliere ne era stato il regista. Grazie all'apposita legge ex Cirielli che ha dimezzato i termini di prescrizione, Berlusconi aveva ottenuto l'impunità per quasi tutti i reati scoperti dalla Procura di Milano con questa inchiesta: sui conti esteri mai dichiarati al fisco l'azienda dell'ex premier ha accumulato infatti fondi neri per 368 milioni di dollari, come hanno appurato i giudici di primo e secondo grado, ma in base alle norme del 2005 restava punibile solo la frode fiscale per gli ultimi 7,3 milioni di euro. 

Mercoledì in Cassazione avevano parlato i sette legali degli imputati. Il primo a prendere la parola è stato l'avvocato Luca Mucci che difende l'ex manager di Mediaset Daniele Lorenzano, seguito da Roberto Pisano, legale di Frank Agrama, già uomo di Berlusconi negli Usa. Gli ultimi a pronunciare le loro arringhe sono stati proprio i difensori dell'ex premier, Niccolò Ghedini e Franco Coppi.

Quest'ultimo, in pochi giorni, ha cambiato tutta la strategia difensiva del Cavaliere, passando da quella più aggressiva e politica usata da Ghedini e Longo nei due processi di merito a una difesa giocata in punta di diritto, senza attacchi ai giudici.
Per quanto riguarda le altre questioni giudiziarie che coinvolgono l'ex premier, al momento Berlusconi ha una condanna in primo grado a sette anni per il Rubygate e un'altra a un anno per rivelazione di informazioni coperte da segreto istruttorio relative all'inchiesta Bnl-Unipol, cioè l'intercettazione di Fassino pubblicata dal 'Giornale' (quest'ultima, tuttavia, è vicinissima alla prescrizione). 

Ancora in fase istruttoria è invece il procedimento napoletano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, nel quale Berlusconi è indagato con l'accusa di aver corrotto nel 2006, con tre milioni di euro, l'ex senatore Sergio De Gregorio per favorire il suo passaggio dall'Italia dei Valori al Popolo delle Libertà, come ammesso dallo stesso ex parlamentare. Il cambio di casacca di De Gregorio fu uno dei fattori che portò il governo Prodi a non avere più la maggioranza al Senato e quindi a cadere dopo soli due anni, nel 2008.

A nessuna condanna hanno invece portato altri processi ormai 'morti' nei quali tuttavia non è stata mai dimostrata con una sentenza l'innocenza del Cavaliere: che nei casi Sme-Ariosto e All Iberian è uscito indenne grazie a un'intervenuta modifica della legge (decisa da Berlusconi stesso), mentre per la corruzione ai giudici del Lodo Mondadori, per le tangenti a David Mills e per i finanziamenti illeciti a Craxi se lè cavata grazie alla prescrizione. Infine, per la sua falsa testimonianza sulla P2 si è avvalso di un'amnistia.

Nessun commento:

Posta un commento