Cerchiamo,
con tutti i nostri limiti, di fare informazione fornire interpretazioni
non lineari dei fenomeni sociali contemporanei. Guardiamo i fatti,
indaghiamo i processi, riconosciamo sintonie e divergenze.
Sulla Francia dei gilets jaune
ne abbiamo sentite – in Italia – di tutti i colori. Anzi, di uno solo:
“sono di destra”, “lepenisti”, “violenti”. Fino a dover sentire un
ineffabile “inviato Rai” ripetere per due giorni la stessa frase ad ogni
servizio, perché restasse impressa a tutti: “Parigi non ha mai vissuto una giornata così”.
Parigi
è la città della Rivoluzione Francese, data di inizio della democrazia
europea e delle rivoluzioni continentali, tra re e regine decapitati e
battaglie gigantesche. E’ la città della Comune, con una repressione da
decine di migliaia di morti e mezza popolazione deportata in Nuova
Caledonia (cercatevi dov’è, per capire qualcosa…). E’ la città del
Maggio ‘68, che se non altro dovrebbe esser rimasto nella memoria anche
dei distratti per le strofe di Fabrizio De Andrè o le immagini di
Bertolucci (senza fare lo sforzo di citare anche fonti straniere, no?
Chessò, Godard…).
Questa
è l’informazione del potere, che vorrebbe abolire la Storia, così da
farci vivere in un eterno presente dove le cose non cambiano mai davvero
(gadget tecnologici a parte) e soprattutto non dovranno cambiare mai.
E
non è una infamia solo governativa – anche l’inviato Rai ha una certa
età, si è fatto le ossa e studiato da zerbino sotto altre esecutivi – ma
soprattutto di quella informazione che si autodefinisce “democratica”.
Un breve florilegio:
Subito
sono cominciati scontri con le forze dell’ordine, con i Gilet gialli
che lamentavano infiltrazioni da parte dei casseurs parigini, e le forze
dell’ordine alle prese con una manifestazione del tutto disorganizzata,
che vedeva tra le sue fila elementi della destra più estrema. (La Repubblica, 1 dicembre)
I
manifestanti sono al centro della celebre arteria e costruiscono
barricate con panchine divelte e cassonetti. Molte le vetrine e le auto
danneggiate. Insieme ai facinorosi, già all’opera da inizio mattinata
negli scontri con la polizia, la tv Bfm riferisce, secondo info raccolte
sul posto, della presenza di “almeno un centinaio di esponenti
dell’estrema destra”. (RaiNews, 24 novembre)
Il
ministro dell’Interno Christophe Castaner ha accusato la leader del
Front National Marine Le Pen di sobillare la protesta. «L’estrema
destra- ha detto – si è mobilitata e sta erigendo barricate sugli Champs
Elysées». (Corriere della sera, 24 novembre)
La
partecipazione al movimento dei gilet gialli è in calo – 75mila persone
in tutta la Francia, 5.500 a Parigi – ma la violenza ha preso il
sopravvento e cambia il quadro politico, al di là della
strumentalizzazione eventuale e della presenza di casseurs di estrema destra. (il manifesto,
2 dicembre; e dire che l’autrice a Parigi ci vive, ma evidentemente non
esce più di casa e scrive quel che dice la tv locale, con…
Macron
e il ministro dell’interno Castaner accusano «l’ultra destra», che ha
«risposto all’appello di Marine Le Pen» di andare sui Champs Elysées. (il manifesto, 2 dicembre)
A
Parigi, a ferro e fuoco per tutta la giornata, erano soltanto in 8
mila. I casseur, i black bloc, un centinaio di estremisti di destra sono
stati i protagonisti della giornata. (Il Messaggero, 2 dicembre)
Un
centianio di “estremisti di destra” che tengono in scacco per 12 o 13
ore 5.000 agenti di polizia (che ha effettuato oltre 200 arresti…) non
si sono mai visti – stavolta davvero – in nessun paese europeo. Al
massimo una sceneggiata di qualche minuto, conclusa con pacche sulle
spalle e arrivederci alla prossima occasione.
Curiosamente, e a conferma, i giornali della destra italiana copiano dalle agenzie stampa, ma
non rivendicano affatto quel che pure dovrebbe essere un loro momento
di vendetta contro Macron, che ha a più riprese attaccato l’esecutivo
grillin-lehista: “Nella protesta si sono però infiltrati anche numerosi ‘casseur’ e un centinaio di estremisti di destra con fazzoletti neri sul volto.” (Quotidiano.net , ovvero l’incrocio tra Resto del Carlino, Nazione, ecc).
Poi
il colpo di scena serale. Marine Le Pen offre il supporto dei fascisti
nella repressione del movimento. Come potere leggere dal suo tweet (“I
vandali hanno scatenato una situazione insurrezionale a Parigi. Cari
gilets jaunes, abbandonate le postazioni per permettere alle forze
dell’ordine di intervenire e porre fine a queste violenze“).
Fin
dall’inizio di questa protesta, i nostri corrispondenti scrivono di
protesta popolare sostanzialmente anti-establisment (in Francia non
hanno avuto un qualcosa di corrispondente ai Cinque Stelle), con
presenze politiche limitate, a macchia di leopardo (anche di destra, in
alcuni casi). Ma con sindacati, studenti e associazioni antirazziste che
ormai convergono nelle mobilitazioni e vi imprimono il proprio segno
(che poi sarebbe l’essenza di una attività politica degna di questo
nome…).
Non ci volete credere? Beh, almeno guardatevi le foto (c’è persino la prima pagina de L’Humanité, organo del Pcf). E fatevi anche una risata…
Nessun commento:
Posta un commento