L’avevano
annunciato più volte che avrebbero passato Natale e Capodanno ai
presidi sulle rotonde e ai caselli autostradali; e così stanno facendo.
Nonostante
il “partito dell’ordine” e l’apparato mediatico che lo sostiene stiano
ancora tuonando contro il movimento descritto come “violento” ed in cui
l’estrema destra agirebbe come un pesce nel mare, i Gilets Jaunes sono
ancora là.
L’Ancien Régime vomita da giorni il suo odio di classe contro una mobilitazione che le cifre governative ufficiali – solo 38.600 sarebbero stati i partecipanti al VI atto della protesta (guardate la mappa) – contro ogni evidenza empirica, e con puro sprezzo del senso del ridicolo, darebbero in “notevole calo”.
E
per quanto sembri una fake news inventata da qualche sito d’Oltralpe,
simile al Lercio, lo staff di LREM (il movimento di Macron) ha redatto
un manuale per difendere l’operato dell’Esecutivo durante i pasti
natalizi!
Dopo
le mobilitazioni di sabato, si moltiplicano video, foto e servizi che
danno una idea di quanto sia stata estesa e capillare la mobilitazione, e
di come l’Esagono sia ancora costellato di Zone à Defendre che, insieme alle assemblee generali di stampo cittadino, sono il retroterra dei vari Atti di protesta dal 17 novembre in poi.
I
GJ hanno in buona parte ripreso possesso degli spazi che lunedì scorso
erano stati bersaglio degli sgomberi, sia per “festeggiare” che per
continuare la loro opera di informazione nei confronti della
popolazione, che li sostiene anche non partecipando direttamente – il
75% dei francesi intervistati secondo alcuni sondaggi – o che dona loro
del cibo per supportarli nei loro accampamenti di fortuna. E questo
nonostante gli esponenti dell’Esecutivo e della maggioranza parlamentare
di LREM, appartenenti al “partito della fermezza”, avrebbero voluto che
i presìdi scomparissero prima di Natale.
Dei manifestanti di Saint-Hélène-sur-Isère in Savoia hanno dichiarato a “France Bleu”: “noi
avremmo potuto incrociarci in strada senza scambiarci mai parola, ma
ciò che succede qui non è la magia del Natale, è la magia del popolo”.
Il
clima di ritrovata fraternità è una delle cifre della mobilitazione che
cerchiamo di raccontare da tempo, una legame che permette di affrontare
in maniera differente le difficoltà contingenti, dice sempre a “France
Bleu” Sylvie, una GJ della prima ora della Loira: “avere freddo a casa propria perché non si hanno i mezzi per riscaldarsi o avere freddo sulla rotonda non cambia niente”.
Cèdric,
GJ mobilitato al pedaggio di Vaiges in Mayenne, chiarisce le ragioni
della sua permanenza natalizia, dovute alla volontà di far conoscere il
movimento a coloro che non ci partecipano direttamente: “potranno scoprire come si procede, cosa succede, per rendersi conto che non siamo dei casseurs.
Il nostro movimento ha mostrato che si è stati capaci di essere
solidali insieme ed è un peccato che ci volesse un movimento come questo
per rendersi conto che si ci può aiutare”.
Il
Natale in giallo, si svolgerà probabilmente anche sui Campi Elisi,
giusto per rendere difficile la digestione al ministro dell’economia
Eduard Philippe, che ha scelto la metafora pugilistica per descrivere la
politica: “la politica è come la boxe. Quando vi mettete sul ring,
sapete che riceverete dei colpi. Ne prendo. Li posso anche dare. Amo
tutto ciò”.
Gli auguriamo di tutto il cuore di finire a KO, naturalmente.
Il “partito dell’ordine” e la guerra mediatica
I
media stanno battendo particolarmente sul carattere violento del
movimento, in un bombardamento mediatico dove le voci fuori dal coro
vengono ben presto estromesse – come è successo a Patrick Le Hyaric,
direttore de l’ “Humanité”, a LCI (un canale tv all news) mentre tentava
di inquadrare le ragioni della protesta.
Il
primo tentativo di “narrazione è stato classico: hanno provato a
dividerlo artificialmente, tra una parte che attua le proprie forme di
protesta in modalità “bon enfant” e una frangia di “casseurs”,
omettendo la violenza delle forze dell’ordine, dando particolare
risalto ad alcuni fatti marginali (una manciata di identitari che
cantano “La Quenelle”, o un manichino di Macron che viene
ghigliottinato); più spesso, ormai, viene completamente il significato
di alcuni eventi, invertendo il ruolo tra aggressori e vittime.
In particolare, è stata data grande rilevanza ad un episodio della manifestazione sauvage
parigina di sabato, durante la fase finale, con la folla dei
manifestanti che stava sfilando sui Campi Elisi, dopo aver di fatto
eluso sin dalla prima mattina il dispositivo di sicurezza delle forze
dell’ordine, ingannate da un “falso annuncio” di Eric Drouet – una delle
figure di spicco della protesta arrestate sabato – per un
concentramento a Versailles.
Una
sequenza televisiva “tagliata” mostra 4 centauri della polizia in panne
impegnati a difendersi dalla folla, mentre le moto erano a terra; un
agente ad un certo punto sfodera la sua pistola e la punta contro i
manifestanti. Di lì a poco riescono a risalire sui loro mezzi ed
allontanarsi, mentre la folla si scaglia loro contro. cercando di
colpirli con ciò che aveva a disposizione.
La
sequenza integrale che circola sui canali di contro-informazione e sui
social mostra l’antefatto, cioè l’arrivo degli agenti in moto al lato
del corteo e il lancio di alcuni dispositivi “disperdenti” su una folla
che sta sfilando tranquillamente a fine manifestazione; senza quindi che
ci fosse alcuna necessità per l’ordine pubblico, se non quella di
stampo punitivo contro i manifestanti.
Al
coro di difesa delle forze dell’ordine, si associano naturalmente la LR
e il Rassemblement National (ex-FN) di Marine Le Pen, oramai cooptati
dentro il “partito dell’ordine” insieme alla dirigenza del sindacato
CFDT.
Justice Nulle Parte, Police par tout!Occorre rammentare – per capire come tale comportamento delle forze dell’ordine sia usuale e abbia provocato un morto e numerosi feriti gravi, tra cui molti minorenni che hanno partecipato alle proteste studentesche – l’elenco delle persone uccise o ferite gravemente dal 17 novembre a causa dell’azione delle forze dell’ordine:
– ZINEB REDOUANE, 80 anni, è stata uccisa da una granata lacrimogena ricevuta al volto a Marsiglia il 1 dicembre
– JEROME H. ha perduto l’occhio sinistro a causa di un tiro di LBD 40 a Parigi il 24 novembre 2018
– PATRICK, ha perduto l’occhio sinistro per lo stesso motivo, lo stesso giorno, sempre nella capitale
– ANTONIO, 40 annni, vive a Pimprez, è stato gravemente ferito al piede per una granata GLI F4, sempre a Parigi il 24 novembre
– GABRIEL, 21 anni, apprendista calderaio che vive nella Sarthe, ha avuto una mano amputata da una granata GLI F4, a Parigi, lo stesso giorno
– SIEGFRIED,
33 anni, che vive vicino a Epernay, è stato gravemente ferito ad una
mano da una granata GLI F4, sempre nella capitale e sempre il 24
– MAXIME
W., si è ustionato ad una mano e ha perduto definitivamente l’udito a
causa di un una granata GLI F4 a Parigi il 24 novembre 2018.
– CEDRIC P., apprendista carrellista a la Possession (Isola della Réunion), ha perduto l’occhio sinistro a causa di un tiro di LBD 40 alla Possession il 27 novembre 2018.
– GUY B., 60 anni, ha avuto la mascella fratturata da un tiro di LBD 40 a Bordeaux, il primo dicembre 2018.
– AYHAN,
50 anni, tecnico Sanofi che vive a Joué-les-Tours, ha avuto una mano
amputata da una granata di GLI F4, a Tours il 1° dicembre
– BENOIT,
29 anni, è stato gravemente ferito alla tempia da un tiro di LBD 40 a
Toulouse, il 1° dicembre 2018. È stato posto in coma farmacologico per
15 giorni, ed è in pericolo di vita
– MEHDI, 21 anni, è stato gravemente ferito perché malmenato dalla polizia a Parigi il 1° dicembre 2018.
– MAXIME I., 40 anni, ha subito una doppia frattura alla mascella a causa di un tiro di LBD 40, a Avignone il 1 dicembre 2018.
– FREDERIC R., 35 anni, ha avuto la mano amputata da un GLI F4, il 1° dicembre 2018 a Bordeaux.
– DORIANA,
16 anni, studentessa delle medie-superiori che vive a Grenoble, ha
avuto il mento fratturato e due denti rotti da un tiro di LBD 40 a
Grenoble, il 3 dicembre 2018.
– ISSAM,
17 anni, studente delle medie-superiori a Garges les Gonesse, ha avuto
la mascella fratturata da un tiro di LBD 40, a Garges-les-Gonesse il 5
dicembre 2018.
– OUMAR,
16 anni, studente delle scuole medie superiori che vive a Saint Jean de
Braye, ha avuto la fronte fratturata da un tiro di LBD 40, a Saint Jean
de Braye il 5 dicembre 2018.
– JEAN-PHILIPPE L., 16 anni, ha perduto l’occhio sinistro a causa di un tiro di LBD 40, il 6 dicembre 2018 a Bézier.
– RAMY, 15 anni, vive a Vénissieux, ha perduto l’occhio sinistro a causa d’un tiro di LBD 40 o di una granata “anti-accerchiamento”, a Lione il 6 dicembre 2018.
– ANTONIN, 15 anni, ha avuto la mascella e la mandibola fratturate per un tiro di LBD 40, a Digione l‘8 dicembre 2018.
– THOMAS,
20 anni, studente universitario che vive a Nîmes, è stato gravemente
ferito al petto da un tiro di LBD 40 à Paris le 8 décembre 2018.
– DAVID, scalpellino
che vive nella regione parigina, ha riportato la frattura della
mascella e il labbro strappato da un tiro di LBD 40, a Parigi l’8
dicembre 2018.
– FIORINA L., 20 anni, studente di Amiens, ha perduto l’occhio sinistro a causa di un tiro di LBD, a Parigi, l’8 dicembre 2018.
– ANTOINE B., 26 anni, ha avuto la mano amputata da una granata di GLI F4 a Bordeaux il 8 dicembre 2018.
– JEAN-MARC M., 41 anni, orticultore di Saint-Georges d’Oléron, ha perduto l’occhio destro a causa di un tiro di LBD 40, a Bordeaux, l’8 dicembre 2018.
– ANTOINE C., 25 anni, grafico freelance che vive a Parigi, ha perduto l’occhio sinistro a causa di un tiro di LBD 40, a Parigi, l’8 dicembre 2018.
– CONSTANT,
43 anni, tecnico-commerciale disoccupato che vive a Bayeux, ha avuto il
naso fratturato da un tiro di LBD 40, a Mondeville l’8 dicembre 2018.
– CLEMENT F., 17 anni, è stato ferito alla gola da un tiro di LBD 40, a Bordeaux l’8 dicembre 2018.
– NICOLAS C., 38 anni, ha avuto la mano sinistra fratturata da un tiro di LBD 40 a Parigi, l’8 dicembre 2018.
– YANN, ha avuto la tibia fratturata da un tir di LBD 40 a Tolosa, l’8 dicembre 2018.
– PHILIPPE,
è stato gravemente ferito alle costole con emorragia interna e
complicazioni alla milza da un tiro di LBD, a Nantes l’ 8 dicembre 2018
– ALEXANDRE F., 37 anni, ha perduto l’occhio destro a causa di un tiro di LBD 40, l’8 dicembre 2018 à Parigi.
– MARIEN, 27 anni, ha avuto una doppia frattura alla mano destra a causa d’un tiro di LBD 40, l’8 dicembre 2018 a Bordeaux.
– FABIEN, ha avuto lo zigomo e il naso fratturati da un tiro di LBD 40, l’8 dicembre 2018, a Parigi.
– LOLA, 18 anni studentessa universitaria ferita da un flashball il 18 dicembre a Biarritz. Tiro alla testa con una doppia frattura della mascella e alcuni denti asportati.
Naturalmente,
a questo agghiacciante bollettino delle violenze delle forze
dell’ordine prima dell’Atto VI, andranno aggiunte quelle di sabato su
cui le varie reti di attivisti stanno raccogliendo testimonianze, foto e
video.
Ma
oltre al dovere di cronaca, abbiamo riportato questo elenco, per un
semplice fatto: nonostante questa carneficina, non c’è alcun segnale di
smobilitazione e c’è una profonda coscienza di ciò che si rischia quando
si va in piazza.
Un
video della mobilitazione a Nantes la dice lunga… Mostra infatti la
calma e la disciplina dei manifestanti che, nonostante la fitta nebbia
di lacrimogeni procedono compatti e composti, senza dare luogo al solito
“fuggi fuggi”, continuando a manifestare senza pestarsi l’un l’altro.Amnesty International denuncia il Paese dei Lumi
Una puntuale denuncia della sezione francese di Amnesty International pubblicata il 17 novembre – che i media nostrani si sono ben guardati dal citare o
riprendere – denuncia differenti violazioni: dall’”uso eccessivo” della
forza, alla limitazione del diritto di cronaca e all’attacco al diritto
di manifestare attraverso gli arresti preventivi.
Sempre Amnesty aveva redatto un preciso rapporto in precedenza su come la proclamazione dell’ “etat d’urgence” dopo gli attentati terroristi del 2015 aveva pesantemente minato la libertà di manifestare.
Nella presentazione del rapporto: “Droit de manifester en France” viene espressamente detto:
“Dopo
circa un anno, noi abbiamo indagato sul rispetto del diritto a
manifestare in Francia. Ciò che abbiamo constatato è inequivocabile:
l’applicazione dello stato d’urgenza e un uso sproporzionato della forza
hanno limitato un diritto fondamentale in maniera preoccupante in
questo Paese. Dopo il novembre
2015 e i terribili attentati che hanno toccato la Francia, lo stato
d’urgenza è stato instaurato e rinnovato cinque volte. Tenendo conto che
il fine di questo provvedimento era
prevenire dei nuovi attacchi, le misure dello stato d’urgenza sono
state utilizzate per vietare 155 manifestazioni. Ogni 3 giorni circa,
una manifestazione è stata vietata in Francia con questo pretesto.
Inoltre, 595 divieti individuali di manifestare sono stati ordinati
dalle prefetture in Francia, per “prevenire le violenze nelle
manifestazioni”, anche se la maggior parte delle volte non esistevano che pochi o nessun elemento in grado di dimostrare che queste persone avrebbero partecipato a delle violenze.”
Guerra a bassa intensità
Come abbiamo più volte ricordato, alcune misure dell’“etat d’urgence”
sono state mutuate dalla legge anti-terrorismo. Il che ne fa una delle
più liberticide del continente, con lo “stato d’eccezione permanente”
che si è cronicizzato, al di là della promulgazione formale dello “stato
d’urgenza”.
Ormai
non siamo più in presenza di una strategia di governo che individua di
volta in volta un soggetto da criminalizzare politicamente, linciare
mediaticamente e reprimere militarmente: com’è avvenuto per i giovani banlieusards,
gli attivisti sindacali che lottano per una battaglia specifica, i
protagonisti di una lotta ecologista radicale come la ZAD. Questa volta
il bersaglio comprende tutto il popolo dell’Esagono o dei Territori
d’Oltre Mare in rivolta.
Il popolo è il nemico pubblico numero uno…
In Francia si sta sperimentando su grande scala una strategia di guerra a bassa intensità,
alimentata dall’odio di classe della borghesia d’Oltralpe contro la
maggior parte della popolazione che ne mette in discussione i privilegi.
Quello francese è un establishment
che sembra avere messo da parte la retorica sui diritti umani,
abbondantemente utilizzata per le proprie imprese “umanitarie”
neo-coloniali, spesso trasformatesi in veri e propri attacchi bellici,
come in Libia o in Siria, od in fortissime pressioni e ingerenze
politiche, come anche nel caso del Libano.
Questo è un passaggio di fase che va compreso a fondo, perché lì dove la governance
economica fallisce, la rappresentanza politica incaricata di portarla
avanti azzera il suo consenso e la popolazione reclama a gran voce una
trasformazione dell’assetto politico per un ripristino effettivo della
sovranità popolare, coniugato con precise richieste di giustizia
sociale. Venuti meno i vecchi attrezzi di governo, la “guerra” al nemico interno appare l’unica soluzione.
Certamente
la strategia è più diversificata e va dall’imposizione di un dibattito
su “identità nazionale” ed “immigrazione” che punta esplicitamente a
spianare la strada alla destra tout court, al recupero dei corpi
intermedi più collaborativi (le dirigenze sindacali disponibili ad una
co-gestione della svolta autoritaria e alla politica di austerity); fino
all’allineamento di quei corpi dello stato e agli apparati
mediatico-culturali indispensabili a “governare senza consenso”, al
tentativo di logoramento.
Nella
stanza dei bottoni di Bruxelles non possono dormire sonni tranquilli
perché alcune crepe dell’edificio della UE sembrano ormai diventate
insanabili fratture, che moltiplicano i possibili punti di rottura e in
cui le ipotesi politiche alternative al populismo di destra (il falso
nemico delle oligarchie ordoliberali) stanno aprendo uno spazio inedito.
Macron
ormai è politicamente un morto che cammina, di cui i circoli di potere
che ne hanno curato l’ascesa farebbero anche a meno. Resta però un
“piccolo problema”: cosa penserebbero i subalterni di un intero
continente se vedessero che la determinazione di popolo può far cadere
un Presidente e cambiare l’agenda politica?
L’elenco
dei proeblemi è ormai lungo: “il governo del cambiamento” italiano è
stato riportato all’ovile abbastanza facilmente, ma Brexit, Francia,
Catalogna e Belgio sono dei grattacapi non da poco per una UE ormai
orfana della guida di Frau Angela e con Macron ormai inservibile.
In
Europa intanto si moltiplicano i segnali di aperta solidarietà con la
rivolta francese, l’ultimo è quello della co-presidente della Die Linke
al Bundestag e leader di Aufstehen!, Sara Wagenknecht, apparsa in Gilet Jaune di fronte al parlamento tedesco.
Auguriamo: “Merry Crisis and Happy new fear” ai signori di Bruxelles e Francoforte, perché forse la paura sta veramente cambiando di campo.
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