lunedì 24 dicembre 2018

Chico Mendes, martire dell'ambiente assassinato 30 anni fa.

Chico Mendes era nato nel cuore dell'Amazzonia nel 1944 da una famiglia di seringueiros, i raccoglitori di lattice in Brasile. 
Ricordava che all'età di nove anni, invece di frequentare la scuola, imparava a incidere l'albero della gomma. 
Negli anni '70 Mendes inizia a organizzare i primi sindacati dei lavoratori rurali e già allora sulla sua testa viene messo un prezzo.


L'elemento di novità nella lotta di Chico era lo strumento della non violenza, inedita per l'America latina. E soprattutto la visione ambientalista all'epoca pionieristica e visionaria. Iniziavano gli anni del disboscamento dell'Amazzonia su larga scala, per creare pascoli e campi agricoli, estrarre minerali ricchi di ferro e oro, vendere legname pregiato.
Gli iscritti al sindacato di Mendes sono i primi a mobilitarsi concretamente ostacolando la distruzione ambientale con la tecnica dell'accerchiamento degli operai fino a costringerli a spegnere le motoseghe.
L'altra grande intuizione di Chico Mendes è stata la costruzione di una "alleanza tra i popoli della foresta": bianchi poveri, indios e seringueiros insieme per fermare il disastro ecologico e difendere collettivamente i loro diritti.

Nel 1980 diventa uno dei fondatori del Partito dei Lavoratori e nel 1985 riesce a organizzare il primo incontro nazionale dei seringueiros dove viene lanciata l'idea di creare "riserve estrattiviste" autogestite che sarà raccolta dallo Stato brasiliano. Nel 1987 l'ONU insignisce Mendes del premio Global 500 per la difesa ambientale, ma il 22 dicembre 1988, trent'anni fa oggi, Chico Mendes viene ucciso a casa sua da killer assoldati dai latifondisti. Inizia così la leggenda del figlio della foresta che aveva imparato a leggere e scrivere a 19 anni per poi diventare il simbolo dei movimenti globali che si battono per la sostenibilità.
La lotta di Chico Mendes ci lascia in eredità la speranza che un altro mondo sia possibile.

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