Oggi
sabato primo dicembre è stato l’”atto terzo” della mobilitazione dei
Giltes Jaunes, dopo i blocchi del 17 novembre in tutto l’Esagono e alla
Reunion e la manifestazione parigina ai “Campi Elisi” sabato scorso,
contemporanea a numerose iniziative decentrate.
Anche
questo sabato insieme alla mobilitazione nella Capitale, ci sono state
iniziative in tutto l’Esagono e solo domenica si potrà fare un bilancio
esaustivo della giornata, considerando la manifestazione parigina della
CGT e le numerose iniziative sparse su tutto il territorio del
pomeriggio.
Partiamo
da Parigi, dove il governo ha mobilitato circa 5.000 agenti
dell’antisommossa (CRS), che ha visto la presenza di manifestanti già
dalle otto del mattino, ed un sussegursi di “scontri” con la polizia che
ha fatto, come sabato scorso, abbondante uso di lacrimogeni, ha
caricato a più riprese i manifestanti – che in alcuni punti hanno eretto
delle barricate – e manganellato a ruota libera.
Alle13
il bilancio. Secondo il ministero dell’Interno, era di 107 persone
“interrogate” nella sola Parigi, alcune “fermate” già dalle prime ore
della protesta, e di 36.000 persone che avrebbero partecipato alle
iniziative in tutta la Francia, di cui più di 5.000 a Parigi.
Il
leader della France Insoumise ha denunciato l’accanimento poliziesco
contro i manifestanti all’Etoile, a Parigi. Ricordiamo che le forze
dell’ordine in Francia sono le uniche a usare per questioni di ordine
pubblico le granate stordenti e dispersive, che hanno una capacità
esplosiva dovuta ad una carica incorporata di 25 grammi di TNT, e che
hanno più volte ferito in maniera grave manifestanti e giornalisti (come
è capitato anche sabato scorso), e per le quali circola un appello per
la loro messa al bando.
Una
delle mobilitazioni più numerose della mattina si è svolta ad Arles, in
Camargue, a cui hanno partecipato circa un migliaio di Gilets Jaune che
hanno bloccato il traffico.
Ad
Antibes, sulla Costa Azzurra, pompieri e Gilets Jaune hanno reso
gratuito il pedaggio autostradale – una delle tante forme di lotta della
protesta. A Nantes è stato bloccato l’ingresso all’aeroporto facendo
irruzione anche nell’edificio, per poi dirigersi nel centro cittadino.
Mentre a Tourcoing le giacche gialle hanno manifestato insieme a quelle
arancioni della CGT, e confluiranno in una manifestazione unitaria a
Lille, così come a Tolosa ed in altre città. Occorre anche segnalare le
barricate erette sotto la prefettura a Charleville-Meziere.
Difficile,
come sempre dare un quadro in tempo reale che non sia parziale. C’è
rischio di stop nella fornitura di carburante, perché quasi tutte le
raffinerie della Total sono in sciopero su rivendicazioni autonome,
mentre proprio il blocco dei depositi petroliferi era uno degli
obbiettivi sensibili della protesta dopo il 17 novembre.
Un’ultima
nota sulla partecipazione degli studenti, che dopo la giornata della
“collera studentesca” di ieri, proclamata dall’UNL, saranno in piazza
anche oggi. E sulla presenza di collettivi che si occupano di violenza
poliziesca e razzismo, come il Comitato Verità per Adama –
giovane morto durante un “interrogatorio” poliziesco – animato dalla
sorella Assa, da Youcef Brakni e dallo scrittore Edouard Louis, che
hanno ripetutamente invitato alla manifestazione di sabato, insieme alla
rete antifascista della Banliue parigina, al sindacato di base
Sud-Solidaires – che sostiene la lotta dal suo nascere – e il collettivo
Rosa Parks.
Tutte
realtà che hanno un loro radicamento nei quartieri periferici della
Capitale e che hanno un audience nazionale per i temi che trattano.
Mentre
il movimento dei Gilets Jaune si sta strutturando eleggendo i propri
rappresentati locali, dopo avere formalizzato una piattaforma
rivendicativa che ha portato due suoi “portavoce” transitori ad un
incontro inconcludente con il governo, questa settimana, differenti
attori sociali scendono in campo, con rivendicazioni specifiche, dando
vita alle prime sperimentali forme di “confluenza” di un blocco storico
che non si accontenti di una “giustapposizione” delle singole
mobilitazioni e delle loro rivendicazione specifiche.
Certo i gilets hanno
saputo catturare l’immaginario di fasce sempre più ampie della
popolazione, ormai da tempo “ferma ed in panne” ai bordi di una strada
che solo le classi medio-alte percorrono a tutta velocità, con il loro
connaturato etno-centrismo di cui Macron è l’espressione più compiuta.
La
certezza che l’esecutivo non mollerà facilmente e quella per cui sono
più di dieci anni – dalla lotta contro i CPE – che un movimento sociale
non risulta vittorioso, ha fatto entrare nelle teste dei più che questo
non può che essere l’inizio.
Aggiungiamo
noi: se Macron è l’ultima carta spendibile per il rilancio del progetto
della UE, sul piano dell’establishment continentale (compreso il “ceto
politico europeo”), nonostante il drastico calo dei consensi in patria,
la lotta che si sta svolgendo in Francia ci chiama alle nostre
responsabilità; perché è il punto più avanzato della frattura tra élite e
subalterni nel Vecchio Continente; perché è in un corso un processo di
organizzazione diretta del blocco sociale ad un decennio dallo scoppio
della crisi e della sua governance made in UE; perché dare
rappresentanza politica ad un movimento sociale, come cerca di fare
Potere Al Popolo, ragionando “per linee interne” al movimento di classe,
è una priorità che condividiamo con i nostri alleati del “patto di
Lisbona” nella Vecchia Europa.
Prima ancora che “involuzione politicista”, Tutto il resto è noia.
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