martedì 20 settembre 2016

Per uscire dalla crisi. Appello a Renzi, al governo e alle forze politiche e sociali per introdurre la Moneta Fiscale.

L'emissione gratuita di Moneta Fiscale – un titolo statale che dà diritto a uno sconto fiscale temporalmente differito – è l'unica soluzione per riprendere il controllo della politica monetaria e fiscale, dentro le regole dell'euro ma oltre l'euro, e far ripartire rapidamente l'economia italiana, i redditi e l'occupazione con manovre fortemente espansive senza produrre nuovo debito.


 
micromega a cura di Enrico Grazzini
Questo appello per l'introduzione della Moneta Fiscale è rivolto innanzitutto direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al suo governo, ai partiti di opposizione e a tutte alle organizzazioni sociali responsabili (in primis, sindacati e Confindustria) [1].

Infatti solo il governo - nelle persone di Matteo Renzi, del ministro Pier Carlo Padoan e del ministro Carlo Calenda -, ha ovviamente il potere di emettere i titoli/moneta che proponiamo: ma tutte le forze politiche e sociali innovative del paese dovrebbero essere fortemente interessate alla Moneta Fiscale. L'emissione e la distribuzione gratuita di titoli di Moneta Fiscale potrebbe infatti fare ripartire rapidamente l'economia l'economia italiana, i redditi e l'occupazione in un clima di grande consenso e di soddisfazione sociale.

Questa crisi è causata fondamentalmente dal sottoconsumo, dalla mancanza di domanda e dalla carenza di moneta circolante nell'economia reale. Siamo nella classica condizione, ben descritta da J. M Keynes, di “trappola della liquidità”. Le risorse produttive, in primis le risorse umane, giacciono inutilizzate e sono sprecate. La disoccupazione dilaga. Solo grazie al rilancio della domanda interna, dei consumi e degli investimenti pubblici e privati diventerà possibile affrontare i nodi strutturali dell'economia italiana (innovazione, produttività, occupazione, competitività, politica industriale, ecc).

Crediamo che senza la Moneta Fiscale decisa autonomamente dal Parlamento ed emessa dal governo (nel pieno rispetto dei vincoli posti dalla moneta unica e dall'eurozona) l'economia nazionale non uscirà mai dal tunnel in cui è precipitata dall'inizio della crisi globale a causa della disastrosa politica europea di austerità.

Lo stato dell'Unione

L'Unione Europea, e in particolare l'Unione Monetaria, si stanno ormai avviando alla disintegrazione perché hanno tradito in gran parte i loro obiettivi originari. La moneta unica doveva costituire la pre-condizione per unire i popoli e le nazioni europee: l'euro invece aumenta drammaticamente le divergenze e la disunione. La moneta unica è diventata lo strumento di egemonia della finanza speculativa sul lavoro produttivo e sugli stati nazionali, di condizionamento dei paesi più forti su quelli più deboli, di dominio dei paesi creditori su quelli debitori (esemplare il caso della Grecia).

Finalmente il premier Matteo Renzi ha iniziato a denunciare apertamente la politica europea che da troppi anni soffoca l'economia nazionale e dei paesi europei a favore della sola Germania. L'Unione Europea è in realtà diretta da un solo paese, genera divisioni e sottosviluppo e potrebbe bruscamente dissolversi sotto i colpi della speculazione internazionale con il sopraggiungere della prossima crisi.

Occorre svincolarsi da politiche decise da governi stranieri e da istituzioni non elette e non soggette a controllo democratico. E' il momento di prendere coscienza che occorre riprendere il controllo della politica monetaria e fiscale per una svolta decisa. Occorre fare girare nuovamente il volano dell'economia italiana, ovvero rilanciare innanzitutto la domanda interna e la competitività delle imprese nei confronti dell'estero e della Germania in particolare. Questo si può fare grazie all'emissione di Moneta Fiscale da parte del governo a favore di famiglie, imprese e investimenti pubblici.

La moneta fiscale - che sostanzialmente attualizza il valore dei futuri proventi fiscali e che inoltre rende questo valore attuale immediatamente convertibile in euro da spendere - è l'unica soluzione viabile e concreta dal momento che rispetta pienamente le regole dell'Eurozona e che soprattutto consente di attuare manovre fortemente espansive senza produrre nuovo debito. Quindi la moneta fiscale è dentro le regole dell'euro ma è prima di tutto e innanzitutto “oltre l'euro”.

L'architettura deflazionistica dell'euro genera crisi

Il problema dell'eurozona non consiste solo nelle politiche d'austerità. Il problema dell'eurozona è innanzitutto la moneta unica che aumenta le diseguaglianze tra i paesi e dentro i paesi. L’euro è ormai diventato il simbolo di questa Europa “malata del mondo”. La moneta unica doveva essere il simbolo di maggiore integrazione, di sviluppo e prosperità. In realtà, è diventata il maggiore ostacolo al compimento di questa visione: uno strumento di egemonia e di subordinazione, un fattore permanente di crisi economica che è diventata crisi sociale e che minaccia di diventare grave crisi della democrazia.

La moneta unica non è una “cosa” o uno strumento neutro. Creata sul modello del marco tedesco, l'architettura dell'euro, così come prevista dal Trattato di Maastricht e dai successivi trattati ulteriormente peggiorativi (vedi il Fiscal Compact), presenta difetti strutturali congeniti:

1. impone restrizioni artificiali e suicide sui deficit pubblici, e queste impediscono di attuare politiche fiscali anticicliche. In tempo di crisi i governi non possono fare gli investimenti pubblici indispensabili per rilanciare l'economia, e anzi devono tagliare indiscriminatamente la spesa pubblica riducendo quindi automaticamente il PIL e aumentando conseguentemente il rapporto debito/PIL. In tal modo la politica dell'eurozona distrugge attivamente il modello sociale europeo che nei decenni passati ha caratterizzato l'Europa e ha prodotto il successo mondiale dell'economia del vecchio continente sia sul piano economico che sociale;

2. I debiti pubblici di ciascun paese membro sono denominati in una moneta straniera, ovvero in una moneta (l'euro) che gli stati non controllano. La Banca Centrale Europea, che ha il monopolio sull'emissione della moneta unica europea, per statuto non può coprire i deficit pubblici dei singoli Paesi. Così, caso unico al mondo, i Paesi e i popoli europei sono così lasciati completamente indifesi e alla mercé della speculazione finanziaria internazionale.

3. I Paesi più deboli non possono svalutare. La moneta unica ha infatti eliminato l’uso del tasso di cambio per il riallineamento della competitività dei paesi membri dell'eurozona. In questo modo si approfondiscono i divari competitivi tra i Paesi dell'eurozona; .

4. La politica monetaria (tassi di riferimento e offerta di moneta) e il tasso di cambio sono identici per economie fra loro molto diverse per livelli di competitività, inflazione, intensità tecnologica, ecc. La moneta unica è quindi strutturalmente rigida e impone politiche intrinsecamente non adatte alle necessità specifiche di ogni paese dell'eurozona.

Sul piano politico l'Unione Europea è egemonizzata dal governo tedesco in accordo con pochi altri governi. La UE impone il modello mercantilista tedesco (fondato sul principio del beggar thy neighbour, “frega il tuo vicino”), obbliga a seguire i dogmi dell’austerità teutonica e del pareggio di bilancio pubblico. L'economia dell'eurozona segue regole vincolanti scaturite da una cieca ideologia liberista nella sua versione più rigida, l'ordoliberismo. Le economie nazionali devono sottostare a regole rigide e suicide. L'obiettivo della piena occupazione è sacrificato sull'altare della competitività per affrontare il mercato globale. Tuttavia ironicamente proprio la politica dell'eurozona rende l'Europa sempre meno competitiva. L'economia europea è ormai considerata dalle stesse istituzioni finanziarie il principale fattore di crisi per l'economia globale.

Le istituzioni europee e finanziarie (Commissione UE, BCE e FMI), non elette e non sottoposte a controllo democratico da parte dei cittadini europei, prevalgono sugli orientamenti dei legittimi governi e dei Parlamenti nazionali democraticamente eletti e sulla volontà dei cittadini. Si procede con il “pilota automatico” a guida tedesca. La politica è sopraffatta dalle regole dettate da istituzioni non elette. Gli stati più deboli sono esautorati.

Alcuni per risolvere la crisi invocano una maggiore integrazione verso l'unità politica europea a partire dai paesi dell'eurozona. Ma è ingenuo credere che i principali paesi (in particolare Germania e Francia) rinuncino alla loro piena sovranità in campo politico, fiscale, della sicurezza e della politica estera. Gli interessi nazionali – e soprattutto quelli degli stati creditori – prevalgono. Il sistema è quindi in un vicolo cieco e a costante rischio di rottura.

Il progetto di Moneta Fiscale dentro l'euro ma oltre l'euro

Il progetto che proponiamo in questo documento è innovativo e radicale ma nello stesso tempo è l’unico concreto e fattibile in tempi ragionevolmente brevi per risolvere questa drammatica crisi. In pratica non esistono alternative concrete altrettanto efficaci rispetto alla Moneta Fiscale (che, come vedremo, non è una vera e propria moneta, ma un titolo statale che dà diritto a uno sconto fiscale temporalmente differito).

Il progetto di Moneta Fiscale non richiede infatti riforme dei trattati dell’Unione Europea – che sarebbe illusorio richiedere in questo quadro politico e istituzionale -; e non implica neppure l'uscita dell'Italia dall'eurozona. Si evitano così completamente i pericoli e le drammatiche incertezze insiti in una rottura unilaterale della moneta unica. Ancora (necessariamente) dentro l’euro, ma anche oltre l’euro. Il progetto di Moneta Fiscale può essere attuato sia in Italia che negli altri paesi europei in crisi e risolvere i problemi legati alla trappola della liquidità ridando slancio alla domanda aggregata nei singoli paesi.

La Moneta Fiscale e i Titoli di Sconto Fiscale

Proponiamo che i governi nazionali emettano in maniera massiccia titoli - denominati Titoli di Sconto Fiscale (TSF) - che diano diritto al loro possessore di ridurre i pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione a partire da due anni dalla loro emissione. In altri termini, i TSF emessi oggi potranno essere riscattati fra due anni, dando titolo al portatore di beneficiare di un taglio delle tasse e di altre obbligazioni nei confronti dello stato (tariffe, multe, ecc) per un ammontare equivalente al loro valore facciale. I TSF tuttavia, esattamente come tutti gli altri titoli di stato, come i Bot e i CCT, possono anche essere ceduti immediatamente sul mercato finanziario in cambio di euro. Così incrementano la capacità di spesa dell’economia sin dal momento in cui essi vengono emessi. Il loro valore di mercato sarà analogo a quello di un titolo di stato zero-coupon a due anni.

Il governo attribuirà i TSF senza corrispettivo, ovvero gratuitamente a cittadini e aziende, e utilizzerà i TSF per i pagamenti della Pubblica Amministrazione.

Ai cittadini saranno attribuiti in proporzione inversa al reddito, privilegiando ceti sociali disagiati e lavoratori a basso reddito: questo sia per incentivare i consumi che per ovvie ragioni di equità sociale.

Alle aziende, le assegnazioni saranno attribuite principalmente in funzione dei costi di lavoro da esse sostenute. Saranno tuttavia privilegiati gli operatori in settori maggiormente esposti alla concorrenza internazionale e le aziende che accresceranno maggiormente investimenti ed occupazione. L’attribuzione di TSF alle aziende, correlata ai costi di lavoro sostenuti, ridurrà i costi di lavoro effettivi, ne migliorerà immediatamente la competitività, ed eviterà quindi che l’effetto espansivo sulla domanda interna crei un peggioramento dei saldi commerciali esteri.

Una quota significativa dei TSF attribuiti nell’ambito del programma complessivo sarà inoltre utilizzata a sostegno di iniziative di pubblica utilità: innanzitutto un Piano del Lavoro finalizzato a realizzare infrastrutture immateriali (ricerca, scuola e università, politica attiva del mercato del lavoro, etc.) e materiali (per esempio, opere di riassetto idrogeologico e del territorio). Inoltre, i TSF potrebbero essere utilizzati dallo stato per programmi di rafforzamento e riqualificazione del welfare, di sostegno ai ceti sociali disagiati, e per il Reddito Minimo.

La diffusione gratuita dei TSF genererà certamente un ampio e liquido mercato così come esiste il mercato finanziario dei BOT e dei BTP. Venderà chi (individui, aziende) avrà bisogno di liquidità immediata; comprerà chi (individui e aziende), avendo disponibilità in euro, sarà interessato a pagare meno tasse alla scadenza dei TSF. Il tasso di sconto sarà molto contenuto, perché i TSF sono strumenti monetari a breve scadenza completamente garantiti, in quanto riscattabili come crediti fiscali (perfino se lo stato fallisse).

Le conseguenze della manovra dei TSF

Lo shock monetario-fiscale renderà nuovamente vitale l'economia nazionale. Le emissioni saranno tarate in modo tale da recuperare l’”output gap” prodotto dalla crisi. Nel caso dell’Italia, potrebbero partire da un livello pari al 3% circa del PIL annuo (circa 40-50 miliardi di euro) e successivamente essere modulate in modo opportuno, così da assicurare alti livelli di occupazione senza però produrre una inflazione superiore al 3-4% e scompensi nei saldi commerciali esteri.

Partendo dagli attuali livelli di domanda depressa e di disoccupazione massiccia, la spesa del maggior potere d’acquisto farà crescere il PIL in misura più che proporzionale rispetto all’emissione di TSF, intorno al 3-4%. Nel periodo che va dall'emissione dei TSF alla loro maturazione entrerà infatti in funzione il moltiplicatore del reddito. Il valore del moltiplicatore keynesiano risulta particolarmente elevato in caso di forte sottoutilizzo delle risorse e di tassi di interesse tendenti allo zero, come è nella situazione attuale. Numerosi studi - uno per tutti quello di Olivier Blanchard, ex capo-economista del FMI - dimostrano che nelle situazioni di crisi e di trappola della liquidità il moltiplicatore è molto superiore a uno: così ogni euro immesso in circolazione genera un aumento di PIL superiore a uno. Recentemente il premio Nobel Paul Krugman in un post del suo blog ha mostrato che nell'eurozona il moltiplicatore fiscale è stato pari a 1,5 negli anni dal 2009 al 2013[2].

Grazie alla distribuzione gratuita e massiccia di TSF si avvierebbe il circolo virtuoso: più consumi, più investimenti, più occupazione e più reddito, più consumi, ecc, ecc. Non a caso Mediobanca Securities in un report afferma che con i certificati di credito fiscale il Pil crescerebbe del doppio senza squilibrare il bilancio pubblico e la bilancia commerciale[3].

Considerando che il differimento di due anni dall’emissione dei TSF, la crescita del PIL indotta dal moltiplicatore darà luogo a nuovo gettito fiscale che compenserà il costo fiscale dei TSF, evitando d’incrementare deficit e debito pubblico.

Produrre una forte ripresa economica è particolarmente vitale anche perché i grandi fenomeni migratori non sono gestibili in presenza dei tassi di disoccupazione attuali. L’immigrazione può trasformarsi in una risorsa vitale solo se si verifica nel contesto di un’economia e di un mercato del lavoro in espansione. Rischia, al contrario, di innescare pericolose derive sociali e politiche se si innesta su una situazione di produzione e occupazione stagnante.

I TSF: oltre l'euro ma dentro i trattati europei

Sul piano tecnico i titoli/moneta che proponiamo potrebbero essere emessi in tempi brevi dal momento che sono titoli di stato assimilabili ai BOT e ai BTP.

Sul piano istituzionale la manovra che proponiamo, essendo basata su titoli fiscali, è perfettamente in linea con i trattati europei poiché in campo fiscale ogni stato è completamente sovrano. Inoltre i TSF non sono una forma di debito neppure sul piano contabile. Il governo emittente non s’impegna a rimborsarli in euro ma soltanto a concedere “sconti” e riduzioni di pagamenti fiscali nel momento in cui i TSF vengono riscattati.

Essendo inoltre i TSF dei titoli di stato, la loro emissione non metterebbe minimamente in discussione il monopolio della BCE sulla moneta unica. L’euro rimarrebbe l’unica moneta con corso legale. Anche se la UE e le istituzioni europee volessero contrastare l’iniziativa dei TSF, difficilmente potrebbero giustificare la loro contrarietà, perché i TSF sono coerenti con i trattati europei.

In effetti l’emissione di TSF costituisce, per quanto riusciamo a immaginare, l’unica maniera di far crescere l’economia in misura robusta rispettando i vincoli europei relativi al deficit e alla diminuzione del debito pubblico e garantendo pienamente ai mercati il servizio del debito. I mercati valuterebbero positivamente il PIL in ripresa e la cessazione dello spettro del default sui titoli pubblici.

L’introduzione dei TSF renderebbe più stabile anche il sistema bancario. La ripresa dell’economia ridurrebbe infatti l’enorme minaccia costituita dalle sofferenze bancarie. E' inoltre auspicabile che già fin da subito anche i titoli statali di debito, come i BTP e i BOT, possano godere dell’opzione di conversione in TSF. In questo modo si ridurrebbe enormemente l’oscillazione di valore di mercato dei titoli di debito pubblico, in quanto questi sarebbero comunque riscattabili al loro valore nominale come crediti fiscali. Così si frenerebbe in misura sostanziale la speculazione sui titoli statali di debito.

Keynes, Corbyn e l'Helicopter Money di Milton Friedman

La manovra di Moneta Fiscale ha un'ispirazione spiccatamente keynesiana perché utilizza la leva fiscale per contrastare la “trappola della liquidità”. Questo progetto si inspira anche alle proposte di ‘helicopter money’ lanciate dall'economista padre del liberismo Milton Friedman: infatti l’idea è di distribuire gratuitamente potere d’acquisto a cittadini e imprese in via diretta senza intermediazione creditizia. E' chiaro infatti che al momento attuale le banche sia in Europa che in Italia rappresentano più un problema che la soluzione del problema. Le banche soffrono profondamente la crisi e non danno più credito (ovvero moneta/debito) anche perché gli operatori economici non vogliono indebitarsi ulteriormente in un contesto di carenza di domanda. Tocca quindi allo stato intervenire per aumentare la circolazione monetaria emettendo titoli con valore di moneta-credito (fiscale).

A livello europeo questa proposta di Moneta Fiscale presenta caratteristiche analoghe a quella del “Quantitative Easing per il popolo” avanzata nel nuovo programma dei laburisti inglesi guidati da Jeremy Corbyn. Corbyn propone che la Banca d’Inghilterra stampi moneta per potenziare l’economia investendo in edilizia popolare, infrastrutture e progetti di economia digitale. Il nuovo QE non dovrebbe favorire principalmente i mercati finanziari e le banche private, come finora ha fatto la BCE, ma mirare a sostenere l'economia produttiva e l'occupazione.

È ovvio che noi non possiamo procedere allo stesso modo dei laburisti inglesi. Infatti non esistono le condizioni perché la BCE proceda verso manovre di tipo helicopter money, che del resto sarebbero forse contrarie al suo statuto. Il progetto di Moneta Fiscale si basa quindi sull’emissione di Titoli di stato da parte del governo, e non di nuova moneta da parte della banca centrale. La manovra qui proposta avrebbe comunque effetti simili (e anzi più radicali ed efficaci) a quella proposta da Corbyn: il rilancio dell'economia non sarebbe affidato solo alla ripresa degli investimenti pubblici. I TSF, distribuiti gratuitamente ai cittadini e alle imprese, conferirebbero nuovo potere d’acquisto alle famiglie e alle aziende. E, contrariamente alle forme di QE sin qui sperimentate dalla BCE, la nostra manovra non resterebbe confinata all’economia finanziaria ma ridarebbe ossigeno all’economia reale.

Uno stato dell’eurozona che decidesse di emettere TSF eserciterebbe la propria sovranità nazionale/fiscale per garantire stabilità e sviluppo in modo da compensare, sia pure parzialmente e pur dentro le regole dell'eurozona, la cessione di sovranità monetaria avvenuta all’atto di creazione della moneta unica.

Conclusione

Questo progetto permetterebbe di uscire dalla trappola della liquidità, di ridare fiato all’economia e di creare nuova occupazione in un quadro di stabilità di bilancio pubblico, di equilibrio della bilancia dei pagamenti e di riduzione della moneta fiscale. L’introduzione dei TSF permetterebbe ai paesi dell’Eurozona di evitare il caos del possibile break-up dell’euro che provocherebbe nuove traumatiche crisi economiche, sociali e politiche.

L’emissione e la distribuzione gratuita dei TSF possono essere decise autonomamente e democraticamente dal Parlamento e dal governo italiano senza la necessità di ottenere preventivamente l’assenso e la collaborazione delle istituzioni europee. L’Italia può e deve uscire dal tunnel della recessione e del debito con le sue sole forze, senza richiedere (peraltro del tutto inutilmente) ai paesi più competitivi, come la Germania, di rivalutare prezzi e salari interni, di peggiorare i loro saldi commerciali o di trasferire risorse finanziarie verso i paesi in difficoltà.

Si tratta anche di ridare fiato alla democrazia e alla politica, e di riscuotere un vasto consenso popolare per una manovra espansiva e di svolta che possa finalmente raccogliere l’adesione convinta ed entusiasta della maggioranza della società e del mondo produttivo (lavoratori e aziende). Una volta emessa in Italia, la Moneta Fiscale verrebbe rapidamente introdotta anche negli altri Paesi in crisi. L'Eurosistema ridiventerebbe quindi flessibile e meno soggetto alla crisi.

Per queste motivazioni chiediamo al premier Matteo Renzi, al Presidente del Consiglio che ha già dimostrato di avere il coraggio e l'intelligenza di criticare la politica restrittiva e suicida dell'eurozona, di introdurre rapidamente la moneta fiscale.

L'appello è aperto alla sottoscrizione di intellettuali, economisti, esponenti politici, forze politiche e sociali, scrivendo a e.grazzini @ alice.it

NOTE

[1] Questa proposta è esposta e approfondita nell'e-book ”Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro” pubblicato su Micromega on line, a cura Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino. L'ebook è stato elaborato sulla base del saggio di Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi “Soluzione per L'euro. 200 Miliardi per rimettere in moto l'economia Italiana”, Hoepli, 2014

[2] Vedi sul blog di Krugman “Remembrance of Forecasts Past” 5 febbraio 2016

[3] Vedi il report di Mediobanca Securities, Country Update, Italy – Tide turns as recovery starts, 17 November 2015 su www.monetafiscale.it

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