È morto un altro operaio dentro lo stabilimento ILVA di Taranto, pochi giorni fa. Uno dei tanti, purtroppo, sacrificati ad un impianto vetusto, dove i fumi si disperdono come accadeva in epoca vittoriana.
micromega di Antonia Battaglia
È di oggi il video che conferma le violazioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, pubblicate dall’emittente tarantina Tv Med: emissioni in uscita dalla cokeria. Immagini che reiterano una realtà già conosciuta e denunciata da anni, ma che non cambia mai.
È di pochi giorni fa, ancora, la denuncia da parte di Peacelink del fatto che solo una parte delle polveri industriali provenienti dallo stabilimento, e che ricadono su Taranto, viene monitorata dagli organi preposti. Ovvero, la fuoriuscita (e le inevitabili conseguenze sanitarie) di migliaia di tonnellate di polveri non sono state repertate dalle centraline dell’Arpa semplicemente perché la loro natura sfugge al controllo. E questo non per “colpa” dell’Agenzia ma perché questo è quello che prevede la norma italiana in materia di monitoraggio.
Taranto è un caso tecnico molto preciso, per il quale ci vorrebbe una valutazione specifica dell’impatto sanitario relativo alle polveri che non vengono misurate. Polveri che si depositano ed entrano nella vita delle persone, sulla pelle, nei polmoni, nei loro organi. È quanto emerge dal recentissimo dossier di PeaceLink “Non toccate quelle polveri”.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha esortato di recente l’Ordine dei Medici ad impegnarsi per "fermare la strage" delle malattie legate ai fumi dell'Ilva, come viene testimoniato di continuo anche dall’impegno civico di un’intera città, una città di eco-sentinelle che convivono con il dramma della negazione del diritto alla salute.
Il recente studio epidemiologico del Dott. Forastiere, di cui si è data notizia nell’ultimo articolo pubblicato su MicroMega, conferma che anche dopo i decreti Salva-Ilva, la pericolosità delle emissioni industriali è rimasta invariata.
Gli studi sulla mortalità a breve termine presentano dati che indicano come, in presenza di venti costanti provenienti dall'area industriale, il tasso di mortalità aumenti. L'impatto dell'inquinamento, infatti, non sarebbe solo a lungo termine ma pare possa essere mortale anche il giorno stesso o quello successivo.
Il Rapporto del Registro Tumori Regionale, relativo agli anni 2006-2011, diffuso a Bari qualche giorno fa, parla di un eccesso del +30% dell’incidenza di tumori infantili nell’aria tarantina rispetto alla media nazionale.
Cos’altro ci vuole per Taranto se non un cambio di politica epocale?
È arrivato il momento di decidere: bonifica e ristrutturazione totale di tutto l’intero ciclo produttivo o chiusura, adesso, tout court.
Al centro i tarantini, senza più attese, rinvii, messe in scena.
Come fanno tutti gli altri Paesi avanzati a produrre acciaio senza ammazzare la gente? Come è possibile che dopo tutto ciò che è già accaduto a Taranto, la situazione sia ancora peggiore di quella di partenza?
Che fine fanno e hanno fatto le tonnellate di polveri che ufficialmente non esistono e non sono mai esistite? E come si farà fronte ad una situazione sanitaria talmente grave e le cui cause (lo stabilimento e le vetuste condizioni in cui versa) sono ancora tutte presenti e operanti?
Quelle polveri vengono spazzate, lavate, raccolte, toccate senza che siano fornite informazioni adeguate e complete sulla loro natura, né indicazioni sanitarie e precauzionali sulla loro manipolazione e sulle modalità di smaltimento. Ma Taranto, secondo Legambiente, è una città meno pericolosa, dal punto di vista di rischio ambientale, di Milano, Torino e Roma.
Sono state accolte con entusiasmo dai tarantini le dure parole del Presidente della Regione Puglia Emiliano, pronunciate oggi contro il Governo a proposito del futuro dell'acciaieria.
Michele Emiliano parla di chiedere in Corte d’Assise di revocare la facoltà d'uso all'interno dello stabilimento, già sequestrato dalla magistratura nel 2012. Secondo il Presidente della Regione Puglia, si dovrebbe bloccare la produzione fino a quando non siano state ristabilite condizioni di sicurezza dentro lo stabilimento.
Che le parole pronunciate ieri anche dal Presidente Mattarella siano l’auspicio per un corso nuovo delle cose, perché altrimenti le proteste organizzate dai sindacati oggi in fabbrica, il vertice dell’amministrazione straordinaria ILVA, convocato a Roma per mercoledì 21 settembre, saranno le solite inutili manovre di dilazione e di maquillage.
È di pochi giorni fa la notizia che l’ILVA abbia chiesto all’ISPRA riservatezza sui verbali redatti dopo le ispezioni del 19, 20 e 21 luglio 2016. Nel verbale ispettivo, infatti, si legge quanto segue:
"Si segnala che ILVA, nel verbale conclusivo dell’ispezione del 21 luglio u.s., ha rappresentato al Gruppo Ispettivo talune esigenze di riservatezza connesse proprio ai verbali".
Perché? Cosa altro deve accadere a Taranto prima che sull’Ilva venga presa la decisione finale? L’ILVA di Taranto, così come è, non può convivere con la popolazione.
(20 settembre 2016)
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