sabato 2 gennaio 2016

"La salute in Italia peggiorerà". I medici presentano il "conto" della Legge di Stabilità. A gennaio nuovi scioperi

controlacrisifabrizio salvatori
Una delle categorie che più hanno subito le conseguenze della Legge di Stabilità è quelli degli addetti al Sistema sanitario nazionale, medici e infermieri. Nel cahier de doleance non c’è solo il mancato rinnovo del contratto nazionale, che li colpisce allo stesso titolo dei dipendenti pubblici, ma anche il mancato ricambio dell’organico e i classici tagli. Secondo il segretario nazionale Anaao Assomed Costantino Troise, il mantra del zero tagli in sanità fa a pugni con i documenti ufficiali che prevedono una spesa sanitaria al 6,5% del PIL, “un livello che non ci consentirà di mantenere i buoni risultati di salute conseguiti. E le crepe cominciano a vedersi”. I medici hanno scioperato lo scorso 18 dicembre. Lo sciopero, che è stato dichiarato da ben venti sigle, verrà replicato a gennaio. L’adesione è stata molto alta. E la vertenza ha tutta l’aria di andare avanti per molto tempo ancora. Il punto non è tanto qualche aggiustamento nei bilanci delle Asl, quanto un processo di privatizzazione strisciante che sta cambiando il volto dell’assistenza sanitaria, con conseguenze dirette sulla salute degli italiani.
“L’aumento della spesa privata – continua Troise - si accompagna ad un incremento del numero di italiani (6 milioni, secondo dati Istat 2015) costretti a rinunciare alle cure, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi in quella privata. Cominciano anche a palesarsi conseguenze sullo stato di salute. Nel Sud l’aspettativa di vita in buona salute è di 55,4 anni contro i 60 del Nord Italia, mentre i media si interrogano sull’aumento di mortalità assoluta, dall’Anaao già segnalata, registrata nei primi 7 mesi dell’anno 2015 (11%, quasi 66.000 decessi in più), solo in minima parte giustificabile dal processo di invecchiamento. Come negli anni della prima e della seconda guerra mondiale”. Quanto all’annuncio di assunzioni solo pochi giorni fa, e rispediti al mittente dai medici, il miglior commento, secondo Troise, viene dal governatore della Puglia: “Se noi avessimo avuto i soldi pomposamente promessi dal governo sarebbe stato più facile lavorare sulle assunzioni in sanità”. Nel frattempo, Governo e Regioni preferiscono continuare uno sfruttamento non retribuito dei Medici, “condannati ai lavori forzati, a costo di aumentare il rischio per i pazienti e pagare un maggior numero di risarcimenti. Salvo piangere lacrime di coccodrillo sulla medicina difensiva”.
I tagli del sistema socio-sanitario, uniti alla crisi economica che incrementa la numerosità dei ceti sociali più fragili, “stanno peggiorando lo stato di salute della popolazione generale contribuendo ad incrementare la mortalità, come è già successo in Grecia. Cittadini e Medici sanno che l’abbandono della sanità pubblica, tema sul quale le elezioni si possono vincere, come in Spagna, o perdere, scarica su di loro i costi delle politiche governative”, conclude Troise.

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