Pier Carlo Padoan voleva far presto e chiudere finalmente il
fascicolo. La commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager,
ha invece voluto capire fin nei minimi particolari il progetto del
governo Renzi per dare soluzione al problema delle sofferenze degli
istituti di credito italiani. Risultato: all’ora di cena l’incontro fra
il ministro dell’economia e la commissaria danese non era ancora finito,
anzi minacciava di andare avanti a oltranza.
Lasciando nell’incertezza non le borse, già chiuse, con Piazza Affari in positivo nel settore bancario con le solite eccezioni di Monte dei Paschi (-3,03% a 0,68 euro) e Carige (-2,40% a 0,78 euro). Piuttosto il governo (e le trasmissioni tv della sera, come Ballarò), che dovrebbe riferire in parlamento, e affinare domani in consiglio dei ministri il provvedimento più atteso degli ultimi mesi.
Il riassunto delle puntate precedenti racconta che da un anno il governo italiano aveva presentato il progetto di una “bad bank”, in cui riversare tutti i crediti dubbi delle banche, coperta da una garanzia statale. La Commissione Ue aveva però bocciato il piano, ufficialmente perché sottintendeva aiuti di Stato. Ora Padoan è tornato all’attacco, presentando un progetto che prevede tante “bad bank” quanti sono gli istituti di credito che tengono in pancia cospicue sofferenze. Con la garanzia statale a disposizione per coloro che vogliano utilizzarla, per trovare più agevolmente un acquirente per i crediti già incagliati o per quelli ancora dubbi.
Il nodo principale da sciogliere, e che con tutta probabilità ha allungato ben oltre le due ore previste il vertice fra Padoan e Vestager, riguarda il costo delle garanzie statali sui bond che sarebbero emessi dalle “bad bank” per smaltire le sofferenze. Il Tesoro italiano avrebbe messo sul piatto, tramite la Cassa depositi e prestiti, fino a 40 miliardi di garanzie. Ma sulla remunerazione di questa garanzie, in una forchetta fra lo 0,3% e l’1%, negli incontri preparatori fra i tecnici l’accordo non era stato ancora trovato.
Un altro problema sul tappeto riguarda i prezzi di trasferimento dei crediti in sofferenza alla “bad bank”. Se troppo bassi – nel decreto “salvabanche” l’Ue aveva valutato le sofferenze di Banca Etruria & c. il 18% circa di valori nominali, a fronte di alcune recenti cessioni al 35% — ci sarebbero ulteriori significative perdite nei bilanci delle banche italiane, che sul punto valutano i crediti in sofferenza al 43%. E queste perdite darebbero gambe all’ipotesi di nuove, ulteriori ricapitalizzazioni. Una prospettiva che, per ovvi motivi, il governo italiano cerca di evitare in ogni modo. Ma sul punto la Ue sembra essere ferma ad una valutazione delle sofferenze non superiore al 25%.
Prima dell’incontro con la commissaria Vestager, Padoan ha cercato di preparare il terreno facendo presente che la copertura dei crediti deteriorati delle banche italiane è più alta di quelle delle banche Ue. Poi il ministro dell’economia ha incontrato la commissione lavoro dell’Europarlamento, e nell’occasione Padoan ha parlato di un Italia in ripresa, e con un’occupazione “di migliore qualità”. Infine, ribadendo le sue ragioni (“non siamo qui a chiedere l’elemosina”), ha avuto un breve faccia a faccia anche con il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici.
Per certo non daranno un aiuto al ministro italiano dell’economia le radiografie fatte in queste ultime settimane sulle sofferenze bancarie. Su un totale di circa 200 miliardi di euro di crediti incagliati, 141,4 sono relativi a prestiti oltre il mezzo milione di euro, erogati a poco più di 30mila clienti, meno del 3% di quelli considerati problematici. Di più: 25,5 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 579 soggetti, lo 0,05% del totale. Mentre sull’altro piatto della bilancia c’è il 97% dei clienti, con prestiti tra 250 euro e 500mila euro, che pesa sul totale delle sofferenze solo per il 29%, pari a 52 miliardi. In altre parole non sono certo le piccole e medie imprese ad aver provocato le sofferenze, quanto piuttosto le linee di credito milionarie aperte a favore di una minima fascia di clientela. A occhio, i soliti cerchi magici.
Lasciando nell’incertezza non le borse, già chiuse, con Piazza Affari in positivo nel settore bancario con le solite eccezioni di Monte dei Paschi (-3,03% a 0,68 euro) e Carige (-2,40% a 0,78 euro). Piuttosto il governo (e le trasmissioni tv della sera, come Ballarò), che dovrebbe riferire in parlamento, e affinare domani in consiglio dei ministri il provvedimento più atteso degli ultimi mesi.
Il riassunto delle puntate precedenti racconta che da un anno il governo italiano aveva presentato il progetto di una “bad bank”, in cui riversare tutti i crediti dubbi delle banche, coperta da una garanzia statale. La Commissione Ue aveva però bocciato il piano, ufficialmente perché sottintendeva aiuti di Stato. Ora Padoan è tornato all’attacco, presentando un progetto che prevede tante “bad bank” quanti sono gli istituti di credito che tengono in pancia cospicue sofferenze. Con la garanzia statale a disposizione per coloro che vogliano utilizzarla, per trovare più agevolmente un acquirente per i crediti già incagliati o per quelli ancora dubbi.
Il nodo principale da sciogliere, e che con tutta probabilità ha allungato ben oltre le due ore previste il vertice fra Padoan e Vestager, riguarda il costo delle garanzie statali sui bond che sarebbero emessi dalle “bad bank” per smaltire le sofferenze. Il Tesoro italiano avrebbe messo sul piatto, tramite la Cassa depositi e prestiti, fino a 40 miliardi di garanzie. Ma sulla remunerazione di questa garanzie, in una forchetta fra lo 0,3% e l’1%, negli incontri preparatori fra i tecnici l’accordo non era stato ancora trovato.
Un altro problema sul tappeto riguarda i prezzi di trasferimento dei crediti in sofferenza alla “bad bank”. Se troppo bassi – nel decreto “salvabanche” l’Ue aveva valutato le sofferenze di Banca Etruria & c. il 18% circa di valori nominali, a fronte di alcune recenti cessioni al 35% — ci sarebbero ulteriori significative perdite nei bilanci delle banche italiane, che sul punto valutano i crediti in sofferenza al 43%. E queste perdite darebbero gambe all’ipotesi di nuove, ulteriori ricapitalizzazioni. Una prospettiva che, per ovvi motivi, il governo italiano cerca di evitare in ogni modo. Ma sul punto la Ue sembra essere ferma ad una valutazione delle sofferenze non superiore al 25%.
Prima dell’incontro con la commissaria Vestager, Padoan ha cercato di preparare il terreno facendo presente che la copertura dei crediti deteriorati delle banche italiane è più alta di quelle delle banche Ue. Poi il ministro dell’economia ha incontrato la commissione lavoro dell’Europarlamento, e nell’occasione Padoan ha parlato di un Italia in ripresa, e con un’occupazione “di migliore qualità”. Infine, ribadendo le sue ragioni (“non siamo qui a chiedere l’elemosina”), ha avuto un breve faccia a faccia anche con il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici.
Per certo non daranno un aiuto al ministro italiano dell’economia le radiografie fatte in queste ultime settimane sulle sofferenze bancarie. Su un totale di circa 200 miliardi di euro di crediti incagliati, 141,4 sono relativi a prestiti oltre il mezzo milione di euro, erogati a poco più di 30mila clienti, meno del 3% di quelli considerati problematici. Di più: 25,5 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 579 soggetti, lo 0,05% del totale. Mentre sull’altro piatto della bilancia c’è il 97% dei clienti, con prestiti tra 250 euro e 500mila euro, che pesa sul totale delle sofferenze solo per il 29%, pari a 52 miliardi. In altre parole non sono certo le piccole e medie imprese ad aver provocato le sofferenze, quanto piuttosto le linee di credito milionarie aperte a favore di una minima fascia di clientela. A occhio, i soliti cerchi magici.
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