Acea SpA è sempre più determinata ad accaparrarsi l'affare
milionario della gestione del servizio idrico in centro-sud Italia, con
la complicità silente delle istituzioni, Regione e città metropolitana
in primis, che invece dovrebbero rispettare la volontà popolare che ha
detto chiaramento no alla gestione privata dell'acqua.
L'ultima mossa dell'azienda di Piazzale Ostiense è arrivata sotto l'albero di Natale: una lettera, datata 23 dicembre contenente l'istanza di fusione tra Acea Ato2 e Acea Ato 5, rispettivamente gestori del servizio idrico delle provincie di Roma e Frosinone.
Rispetto a questo gli oltre 200 Enti Locali interessati non ci risulta siano stati nemmeno informati: è il privato che decide, i consigli comunali e i cittadini non contano!
I 30 giorni di tempo entro i quali deve essere valutata la proposta scadono il 22 gennaio, dopodichè la proposta sarà considerata accettata per "silenzio assenso".
Quindi chi non ha informato i sindaci, cioè la Segreteria Tecnico Operativa dell'Ato 2 e la Città metropolitana di Roma nella persona del Vicesindaco Mauro Alessandri, ha compiuto una scelta chiara: un silenzio tutto a favore di Acea SpA.
Pensiamo invece che siano proprio le comunità locali a dover dire la loro, in linea con la legge regionale 5/2014 sulla ripubblicizzazione del servizio idrico nel Lazio, una legge che va in direzione opposta alle grandi fusioni che piacciono ad Acea S.p.A. Una legge sulla cui applicazione la giunta regionale è gravemente inadempiente, non avendo ancora portato in discussione la proposta sulla ridefinizione degli ambiti di bacino. Anche in questo caso un immobilismo non neutrale, tutto a beneficio di Acea SpA.
Questa proposta di fusione contrasta apertamente con le battaglie che comitati, cittadini e Enti Locali, a partire dal referendum sull'acqua pubblica, hanno intrapreso in questi anni.
La vita e la salute dei cittadini, il destino dei territori, il controllo democratico dei cittadini e delle autonomie locali sono solo un dettaglio da liquidare, come insegnano le leggi della Toscana e della Campania in cui, non ai cittadini, ma agli stessi sindaci è riconosciuto - e solo a qualcuno di loro – un mero diritto di tribuna.
ACEA S.p.A., controlla già i gestori della Toscana e dell'Umbria e oltre alla fusione di ACEA ATO 2 ed ACEA ATO 5, vuole acquistare Acqualatina e punta ad assumere la gestione dell'ATO 1 di Viterbo.
Noi crediamo che sull'acqua le mire finanziarie di una società che ha come unico scopo il profitto non devono passare e chiamando i Sindaci alla rivolta, intendiamo affermare la più dura opposizione dei cittadini a questa proposta.
Roma, 14 Gennaio 2016.
Coordinamento Romano Acqua Pubblica
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