Il 2015 è stato l’anno che ha definitivamente messo a tacere tutte le chiacchiere sulla “pausa” nel riscaldamento globale. Non solo la pausa non c’è più (posto che ci sia mai stata), ma siamo davanti a un’accelerazione stupefacente del riscaldamento globale: 0,13 gradi in più rispetto al 2014. Se per caso continuasse così, in 10 anni avremmo raggiunto e superato quei famosi “due gradi in più” che l’accordo ottenuto alla conferenza COP21 di Parigi si era proposto di non superare assolutamente.
Ugo Bardi Docente presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell'Università di Firenze
E ora? C’è chi si consola dicendo, “ma i satelliti…..” Sì, i satelliti sono diventati improvvisamente popolari dopo che si è visto indicano aumenti di temperature non così drammatici come quelli visti sui termometri, ma l’aumento lo vedono anche loro. E poi ci sono quelli che gridano all’imbroglio, che gli scienziati hanno alterato i dati. E questi sono proprio quelli che fino ad oggi straparlavano di “pausa” basandosi proprio sul lavoro di quegli scienziati che oggi, improvvisamente, sono diventati degli imbroglioni.
Questi si fidano degli scienziati solo quando i loro risultati sono quello che fa piacere a loro. Anche quelli che profetizzavano un’imminente era glaciale sembrano essersi zittiti.
Eppure, possiamo ancora agire per fermare il cambiamento climatico. Ma il nostro governo sembra essere affaccendato in altre faccende. A parte continuare l’impresa inutile e costosa di cercare di strizzare fuori ancora qualche po’ di gas dall’Adriatico, il governo sta facendo tutto il possibile per affossare l’industria rinnovabile italiana, una delle armi principali che abbiamo contro il riscaldamento globale. Così, a pagina 35 del rapporto di Ecomondo e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile troviamo scritto che:
“Anche le implicazioni occupazionali di questa crisi sono pesantemente negative. Già nel 2013 l’Italia, con circa 95 mila occupati diretti e indiretti, aveva fatto segnare un saldo negativo rispetto al 2011 di ben 27 mila posti di lavoro (-22%). Anche in questo caso è il fotovoltaico ad avere la performance peggiore rispetto al 2011, con -82%, seguito dai biocombustibili (-40%), solare termico e geotermico (entrambi con -11%). Non disponiamo ancora dei dati occupazionali del 2014, ma, dato il crollo dei nuovi impianti, è realistico attendersi anche un ulteriore forte calo dell’occupazione nel settore.”
Se avessimo affidato la gestione della crisi climatica al califfo dell’Isis non avremmo potuto far peggio di così. In ogni caso, se vi era parso che l’estate del 2015 fosse stata tremendamente calda, ora aspettatevi ben di peggio per il 2016.
Nessun commento:
Posta un commento