globalproject Luca Conte
22 / 1 / 2016
La
United Nation General Assembly Special Session (UNGASS) è una sessione
speciale delle Nazioni Unite. Per richiedere che si tenga occorre
rivolgersi direttamente al consiglio di sicurezza dell'UN.La sessione speciale in merito alle droghe avrebbe dovuto tenersi nel 2019 - dando continuità alle precedenti tenutesi nel 1998 e nel 2009 -ma stati quali Messico, Guatemala e Colombia hanno richiesto l'anticipazione di tre anni viste le condizioni critiche in cui queste nazioni riversano a causa del dominio che il narcocapitalismo esercita nei loro territori (e in generale su scala globale).
UNGASS 2106 che si terrà dal 19 al 21 aprile a New York, dunque, costituisce la massima situazione in cui tutti i paesi impegnati fino ad ora nella War On Drugs[1] possono discutere sulle politiche di gestione del fenomeno droga. Sia a livello dei singoli stati sia a livello globale.
Dalla bocciatura della Fini-Giovanardi - e dalla successiva reintegrazione della Iervolino-Vassalli con tanto di "sviste" che vedevano la Cannabis inizialmente reinserita in tabella 1 assieme a eroina e cocaina, per poi essere ricollocata in pianta stabile nella tabella 2 - si è mestamente tornati alla calma piatta o quasi. Calma tutto sommato rassicurante se consideriamo la proposta di legge per la legalizzazione della marjiuana presentata da un intergruppo parlamentare alla Camera lo scorso luglio, l'importante presa di posizione della Direzione Nazionale Antimafia [2] e le parole forti espresse a favore della legalizzazione da Enrico Sbriglia, provveditore dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto: «Dopo tanti anni di esperienza, ho capito che le pene meramente detentive non servono a fermare la reiterazione dei reati legati alla tossicodipendenza. Quando una strategia non funziona, bisogna cambiare metodo. Quindi, perché non muoversi in un’ottica di legalizzazione del consumo delle sostanze stupefacenti?»[3]
Quiete che però, proprio in questi giorni, è stata sconquassata da due notizie bomba rese tali soprattutto dal purtroppo-ormai-classico sensazionalismo giornalistico e amplificato dal dilagare dei social network.
La prima scossa ci è stata regalata dal ministro Lorenzin e soci che, con due decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri, ha depenalizzato la coltivazione di cannabis. Prima però di precipitarvi fuori a investire in eradicanti, semi, lampade vegetative, estrattori, ventilatori, filtri, terra, siatemi aero/idroponici, igrometri, termometri e Growbox...calma, in quanto la coltivazione in italiche terre rimane reato penale. Il decreto infatti riguarda i soli enti di ricerca, sperimentazione e produzione autorizzati dal governo[4], rimaniamo dunque fedeli al dogma secondo il quale il governo non vuole che usi la droga, vuole che usi la sua droga.
La seconda scossa, forse ancora più forte della prima, viene da oltralpe: a leggere certi quotidiani on-line pareva infatti che una feroce intossicazione dovuta ad un farmaco sperimentale a base di cannabis avesse gravemente colpito alcuni pazienti che volontariamente si erano offerti come "cavie" per la fase di sperimentazione. Ora attenzione, perché il giochino qui è più sottile: l'intossicazione è avvenuta per mezzo dei recettori endo-cannabinoidi che sono sì dei recettori che si attivano anche attraverso la cannabis - da qui il loro nome - ma ad attivarli in maniera devastante non è stata alcuna molecole neppure lontanamente riconducibile alla cannabis (come prontamente affermato dal ministro della salute francese) ma bensì la BIA 10-2474[5].
Forse, però, non tutto questo polverone risulta inutile visto che il ritorno della Cannabis sul palcoscenico mediatico ha portato in molti, anche a livello istituzionale, a chiedersi che fine avesse fatto la proposta di legge sopra citata. Certo è che sembra difficile ipotizzare forti cambiamenti prima di UNGASS 2016, specie in un paese storicamente allineato e conservatore come l'Italia. La sessione straordinaria delle Nazioni Unite che abbiamo alle porte promette bene visto il sostanziale allineamento sulla volontà di cambiare in maniera netta la rotta reso possibile dalla presa di coscienza degli Stati Uniti, che fino al 2009 compreso rimanevano fedeli alla linea dura e repressiva. Attenzione però che riconoscere il fallimento della War On Drugs da parte dei piani alti, non implica il loro essere favorevoli alla legalizzazione ma significa principalmente il loro essere favorevoli alla decriminalizzazione di reati legati al consumo e allo spaccio di droga.
Prima di sentrivi felicemente parte di un mondo Nu-Hippie o di un sistema istituzionale effettivamente proccupato per lo stato di salute dei consumatori (anche occasionali) è bene puntualizzare però, che questa "apertura" è principalmente legata a una mera questione di costi dovuti sia alla lotta attiva, sia alla detenzione carceraria... still remains capitalism baby!
[1] Lanciata dall'amministrazione Nixon negli ultimi anni 60 e oggi riconosciuta da molti fronti (tra cui Barak Obama e Kofi Annan) fallimentare con costi per gli USA che dalla sua nascita si aggirano attorno al trilione di dollari a cui vanno aggiunti quelli degli altri stati, tra cui l'Italia, che nella War On Drugs sono impegnati. http://edition.cnn.com/2012/12/06/opinion/branson-end-war-on-drugs/index.html http://www.reuters.com/article/us-column-debusmann-drugs-idUSBRE83F0ZR20120416
[2] http://www.globalproject.info/it/in_movimento/cannabis-cose-cambiato-dopo-unanno-dalla-due-giorni-di-genova/19193
[3] http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/08/23/news/legalizzare-il-consumo-solo-reprimere-non-serve-1.11974929
[4] Ad ora solo lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze
[5] http://digplanet.com/wiki/BIA_10-2474
Nessun commento:
Posta un commento