venerdì 1 maggio 2015

Nepal. La testimonianza dal Nepal: c'è bisogno di tutto, serve molto più aiuto.


Già dalle prime ore dopo la tragedia, avevamo capito che la situazione in Nepal era drammatica e che la conta delle vittime e dei danni era destinata a salire. La comunità internazionale e le organizzazioni umanitarie come Save the Children stanno facendo di tutto per soccorrere le vittime del terremoto, in particolare i bambini e coloro che sono più deboli. 

  Direttore Generale di Save the Children Italia
SAVE THE CHILDREN NEPALLa corsa per raccogliere fondi a favore del Nepal è partita velocemente e in tanti stando dando il proprio contributo.
Più delle mie parole, con cui nei giorni scorsi ho chiesto di sostenere Save the Children, vorrei ospitare qui il disperato appello di un collega che proprio in queste ore sta dando tutto se stesso per aiutare quei due milioni di bambini che sono le principali vittime di questa tragedia. Ho raccolto stamattina il racconto di Peter Oyole, che si occupa dei programmi di malnutrizione di Save the Children in Nepal e che dice molto più di tante altre parole.

"Una partita di calcio è un momento insolito per vivere una tragedia, ma questo è ciò che è accaduto sabato. Un collega ed io stavamo guardando una partita tra squadre locali a Kathmandu quando la terra si è messa violentemente a tremare sotto i nostri piedi. Ancor prima di capire cosa stava accadendo, eravamo in strada aggrappati l'uno all'altro per rimanere in piedi. In pochi istanti, il muro dello stadio è crollato e gli altri tifosi che erano lì con noi hanno iniziato a correre fuori. Molti di loro erano coperti di sangue.


Ci sono attimi in cui non pensi se vivrai o morirai: i miei primi pensieri frenetici erano dedicati a mia moglie e mio figlio di 15 mesi. Ho cercato disperatamente di chiamarli per vedere come stavano. Ci siamo attivati per portare le persone ferite intorno a noi all'ospedale, sapendo già che nel giro di un'ora le strutture mediche sarebbero state sovraffollate. Dopo 20 minuti di panico, sono finalmente riuscito a contattare mia moglie: erano sopravvissuti uscendo di corsa dalla camera da letto, dove stavano dormendo e si erano riparati in giardino.

Ma ci sono tante altre persone che non sono state così fortunate. Oggi sappiamo che in migliaia sono morte ed è straziante sentire il bilancio delle vittime aumentare ogni giorno che passa. Ho visto lunghe code fuori degli ospedali, persone disperate in attesa di cure. Il caos è stato aggravato dal numero di scosse di assestamento che si sono susseguite e hanno sconvolto la città. Ad ogni scossa, i pazienti ricoverati, molti dei quali a letto con la flebo nel braccio si sono affrettati a scendere in strada. La gente è troppo spaventata per rimanere all'interno.

Come decine di migliaia di nepalesi, ho trascorso le ultime notti dormendo fuori, in giardino, con la mia famiglia ma non solo, insieme a noi ci sono decine di vicini di casa e colleghi che non hanno uno spazio esterno dove stare o la cui casa non è sicura. Anche le persone le cui case sono ancora in piedi non si sentono al sicuro e non vogliono dormire al loro interno. La forte scossa di assestamento di domenica, poi, ha danneggiato altri edifici e ha creato forte tensione tra le persone, già fortemente provate dalle intense piogge che bagnano tutti coloro che dormono all'aperto. Piccole scosse di assestamento continuano a far tremare la terra sotto di noi.

Nonostante le difficoltà, ognuno si sta mettendo a disposizione e condivide preziose risorse, acqua potabile, ripari. Questi beni essenziali scarseggiano per i 2 milioni di bambini colpiti da questo disastro. Migliaia di loro dormono con le proprie famiglie in ripari temporanei. Fa freddo ed è umido, l'acqua potabile è difficile da trovare e alcuni stanno già iniziando ad ammalarsi.

Oltre ad occuparmi della mia famiglia, ho un enorme lavoro per cercare di aiutare gli altri. Una volta che tutto il nostro personale è stato fortunatamente rintracciato, il team di Save the Children si è messo subito in azione per ottenere gli aiuti salvavita da distribuire ai bambini e alle famiglie in difficoltà sparse in tutto il Paese.

Lavoriamo in Nepal, nella maggior parte delle zone colpite dal terremoto, dal 1976. Il nostro gruppo di operatori umanitari locali è stato raggiunto da colleghi provenienti da tutto il mondo e stiamo già distribuendo le tele cerate per proteggere le famiglie dalla pioggia. Abbiamo anche distribuito kit per bambini con vestiti, pannolini e kit per l'igiene contenenti sapone e spazzolini da denti alle famiglie rimaste senza casa. Dato che le persone si riuniscono in campi informali non attrezzati, con tende senza acqua o strutture igieniche, il rischio di epidemie è una preoccupazione concreta e reale. Le priorità immediate sono cibo, acqua potabile, cure mediche e un riparo per le persone. Ogni giorno che passa la situazione è sempre più disperata.

Ma c'è un'altra emergenza che ci preoccupa ancora di più: quella psicologica. I bambini hanno già vissuto un evento estremamente traumatico. Molti hanno perso i genitori e le persone care, e sentire tremare frequentemente la terra sotto i piedi da scosse di assestamento è terrificante per gli adulti, figuriamoci per i più piccoli. Gli sforzi per fornire cure mediche e in particolare per il trattamento di traumi tra i bambini sono di primaria importanza e Save the Children, sta cercando di garantire che i bambini ricevano tutto il sostegno di cui hanno bisogno.
In questo momento stiamo facendo tutto il possibile per raggiungere le persone nelle città e nei villaggi più isolati su strade di montagna, ma comunque vicini all'epicentro del sisma. La situazione nella capitale è disperata, ma almeno la gente ha ricevuto aiuti. Nelle zone più remote, difficili da raggiungere, solo pochi aiuti sono arrivati. Da lì giungono notizie di interi villaggi distrutti dal terremoto, colpiti da frane, dove i corpi sono ancora sepolti sotto le macerie. Speriamo che la situazione non sia così drammatica come temiamo, ma siamo pronti ad aiutare in qualunque modo sarà necessario. Tutti stanno sostenendo il Nepal, ma qui da Kathmandu, posso dire che c'è bisogno di molto più aiuto. Abbiamo bisogno di tutto e di tutti".

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