Il presidente dell'Inps ha evidenziato che i voucher sono un fenomeno da "guardare con grande attenzione" perché il loro incremento "può significare problemi futuri". Il Jobs Act ha previsto un aumento da 5mila a 7mila euro del reddito massimo che ogni lavoratore può guadagnare con questi strumenti.
Il timore di Boeri è condiviso dai sindacati: nei mesi scorsi Claudio Treves, segretario generale di Nidil Cgil, aveva paventato abusi e un aumento “dell’area del lavoro non tutelato”, in quanto “nulla impedisce ai datori di lavoro di sfruttare i voucher per sostituire un singolo dipendente con più persone pagate con il buono”. E il Jobs Act aumenta questo rischio, visto che nella legge delega sono state introdotte alcune modifiche sostanziali sul fronte degli importi: sale da 5mila a 7mila euro del reddito massimo che ogni lavoratore può derivare dalle prestazioni occasionali pagate in questo modo e viene eliminato, per le famiglie, il tetto di 2mila euro spendibili in servizi occasionali. Tetto che resta invece valido per imprenditori e professionisti. Di conseguenza, per esempio, diventa possibile che una collaboratrice domestica sia pagata solo con i voucher, anche se lavora stabilmente per un nucleo famigliare e la sua prestazione è tutt’altro che occasionale.
Nella sola Lombardia, in base ai dati presentati venerdì durante un convegno nella sede di Assolombarda, sono stati venduti nel 2014 11,67 milioni di tagliandi, contro i 6,67 milioni del 2013 e i 3,87 milioni del 2012. Il meccanismo dei buoni, introdotti nel 2008 per favorire l’emersione del lavoro nero durante la vendemmia, è stato riformato nel 2012 dalla legge Fornero, che ne ha esteso l’applicazione a molti altri settori.
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