controlacrisi-ramon mantovani
L’informazione
della stampa italiana (tutta) circa il turno elettorale amministrativo
del 25 maggio in Spagna è, tanto per cambiare, completamente falsata da
semplificazioni (passi! data la conclamata ignoranza di molti
giornalisti circa la politica estera) e soprattutto da distorsioni
ispirate dal maldestro tentativo di usare ciò che avviene all’estero per
un uso domestico.
È impossibile confutare una per una tutte le false
notizie (le mezze verità sono più false delle menzogne spudorate) e le
interpretazioni fondate sul nulla invece che sui fatti (almeno i dati
elettorali dovrebbero valere qualcosa!). Per non parlare delle
conseguenti previsioni! Ci vorrebbero diversi tomi.
Cercherò in
questo articolo di fornire informazioni e dati che i lettori italiani
purtroppo non conoscono. Le mie interpretazioni e previsioni valgono
quel che valgono. Molto poco. Ma i fatti che citerò restano ed ognuno
può verificarli e, se vuole, confrontarli con quelli piuttosto
fantasiosi cha ha attinto dal sistema informativo italiano.
All’inizio
del mese di maggio del 2014, prima delle elezioni europee, Ada Colau,
fino ad allora portavoce del potente movimento contro gli sfratti a
Barcellona (delle innumerevoli famiglie che non possono pagare il mutuo e
che rimangono comunque debitrici verso le banche) insieme ad altre
persone impegnate in diverse esperienze di lotta promuove una
piattaforma di nome Guanyem Barcelona, con l’obiettivo esplicito di
costruire una lista con tutti i partiti di sinistra (non il Partito dei
Socialisti Catalani) e con movimenti ed associazioni provenienti dal
Movimento degli indignati del 2011. Non una somma di sigle fra forze
politiche con un programma e candidati scelti dalle segreterie dei
partiti, bensì una lista costruita dal basso con metodo democratico alla
quale i partiti, senza ovviamente sciogliersi, avrebbero aderito e
partecipato al pari di tutti.
Bisogna sapere che il movimento
degli indignati a Barcelona scelse, dopo le grandi manifestazioni del
2011, di produrre decine e decine di lotte in tutti i quartieri
integrandosi nel tessuto storicamente già molto ricco di partecipazione
organizzata dal basso dei cittadini.
La proposta di Guanyem Barcelona
era in sostanza fondata sull’immersione del movimento degli indignati
in una pratica sociale permanente di 4 anni e sulla potenziale
condivisione delle forze politiche organizzate della sinistra radicale
ed alternativa dei contenuti di lotta e programmatici emersi dalla lotta
e dall’opposizione al primo governo della destra catalana della città
dopo la caduta del franchismo. Tutto il contrario di leader che si
propongono come candidati a sindaco e raccolgono consensi intorno al
“loro” programma, o di una coalizione di partiti che scelgono un sindaco
con le primarie.
Nei comuni spagnoli si vota con la
proporzionale senza preferenze, non esistono coalizioni previe al voto e
si può anche governare in minoranza ottenendo voti ed astensioni su
ogni singolo provvedimento. Perciò, come è facile intuire, ogni
parallelo sottinteso o esplicito con le dinamiche elettorali italiane è
completamente infondato e fuorviante.
Quando nasce Guanyem Barcelona
non ci sono ancora state le elezioni europee, Podemos non è ancora sulla
ribalta e, nei fatti, è solo una lista elettorale decisa da poche
decine di persone.
Subito dopo la nascita ufficiale di Guanyem
Barcelona in molte altre città spagnole nascono proposte simili e con
gli stessi obiettivi. Tanto che nel luglio del 2014 Guanyem Barcelona
propone la costruzione di una rete sulla base di principi e punti
programmatici comuni. Tra i quali c’è, nero su bianco, quello che le
liste devono essere costruite dal basso e non devono essere
monopolizzate o dirette dai partiti che ne fanno parte.
Podemos
nascerà come partito nell’autunno del 2014 e a Barcellona solo nel
novembre, quando i colloqui fra Guanyem Barcelona e i partiti della
sinistra radicale che si erano dichiarati disponibili sono già avviati
da tempo. Solo la decisione di Podemos di non presentarsi alle elezioni
municipali per evitare, essendo appena nato, di essere fagocitato
localmente da ogni tipo di cordate, permette a Podemos Barcelona, buon
ultimo, di entrare nel processo che porterà alla formazione della lista
Barcelona en Comù con Ada Colau capolista (e per questo candidata a
sindaco).
In Italia, e più precisamente su La Repubblica, abbiamo
dovuto leggere che “…la lista Barcelona in Comu formata attorno a
Podemos della candidata sindaco Ada Colau arriva prima…” (triplo sic:
per il contenuto, per la sintassi e per aver sbagliato pure il nome
della lista in catalano). Posso sommessamente dire che presentare le
vittorie delle liste unitarie in diverse città importanti come vittorie
di Podemos è fuorviante?
Intendiamoci, non è mia intenzione sminuire
in alcun modo il contributo decisivo che certamente Podemos ha apportato
ai risultati elettorali delle liste unitarie. Tuttavia non informare
circa la vera novità di liste che riescono ad agglutinare dal basso
partiti, realtà sociali e migliaia di militanti senza tessera (senza che
nessuno debba rinunciare alla propria identità ed organizzazione) e che
vincono le elezioni è, a parer mio, omettere proprio la cosa che invece
dovrebbe costituire un’esperienza interessante anche per la realtà
politica italiana.
E, purtroppo, parlare della grande vittoria di Podemos in tutta la tornata elettorale, è infondato.
Perché? E’ presto detto.
Domenica scorsa si è votato anche in 13 delle 17 comunità autonome (regioni) spagnole.
Ebbene.
In 9 il primo partito è il PP. In 2 il Psoe. In due il primo posto è
dei rispettivi partiti regionali (Navarra e Canarie).
In tutte e 13 Podemos è o il terzo partito (9), o il quarto (3), o il quinto (1).
Sebbene
la perdita di voti di PP e Psoe sia di grandi dimensioni a me sembra
difficile dire che Podemos, che da mesi è quotato nei sondaggi per le
elezioni politiche come primo o secondo partito, in un testa a testa con
il PP e con il Psoe notevolmente distanziato, e che ha fondato su
questo la propria strategia politica, abbia vinto, essendo arrivato alla
prima vera prova elettorale politica sempre dietro PP e Psoe in tutte
le regioni.
Se stessimo ai risultati in sé per un partito che si
presenta la prima volta dovremmo parlare di uno straordinario risultato.
Ma se stiamo alle aspettative che Podemos stesso ha incoraggiato a più
non posso si tratta di un inciampo notevole per un partito che vive
prevalentemente di immagine sui mass media.
La confusione, sulla
stampa italiana, di dati e commenti sulle comunali e sulle regionali di
domenica scorsa ha omesso di verificare veramente la salute di Podemos e
soprattutto della sua strategia. Per esempio, nel comune di Madrid lo
stesso giorno, e con gli stessi elettori, la lista unitaria Ahora Madrid
alla quale ha aderito Podemos ha preso il 31,85 % dei voti e la lista
di Podemos alle regionali il 17,73 % dei voti.
Podemos da mesi, e più
precisamente dalla sua fondazione ufficiale, ha deciso di rifiutare
sdegnosamente la proposta avanzata da Izquierda Unida di preparare una
lista unitaria di “unità popolare” per tentare di vincere davvero le
prossime elezioni politiche. Sostenendo che non bisogna formare
coalizioni di sinistra, con partiti troppo radicali o comunisti, per
poter attrarre il voto degli scontenti “moderati” o anche di “destra”.
Ovviamente
fino alle elezioni di domenica commentatori e dietrologi di ogni segno
hanno scritto che Podemos aveva ragione e che Izquierda Unida era solo
in difficoltà dato l’evidente travaso di suoi voti verso Podemos.
Ma
ora come la mettiamo se si dimostra che le liste unitarie, con dentro
partiti radicali e comunisti, vincono nelle città e sbaragliano PP e
Psoe, mentre Podemos, nelle regionali e da solo, nelle stesse città
prende meno voti ed è lontanissimo dalla possibilità di contendere a uno
dei due partiti maggiori una sola vittoria in ben 13 regioni?
Inoltre ci sono altri due macigni sulla strada di Podemos.
Il
primo è che ad erodere potentemente i voti moderati del PP, ed anche
della ormai morta formazione di centro UPyD, è comparso sulla scena,
super pompato dai mass media, un nuovo (per la Spagna in quanto già
presente in Catalunya) partito (Ciudadanos) di stampo centrista e
liberista, ma che tuona contro la casta e contro la corruzione come
Podemos. Con buona pace del progetto né di destra né di sinistra capace,
secondo Pablo Iglesias, di raccogliere i voti di tutti gli scontenti.
Ormai
molti commentatori in Spagna osservano maliziosamente che il
bipartitismo si sta sdoppiando in 4 partiti. Due dei quali vengono
definiti “marcas blancas” degli originali. Come per i farmaci generici
che non hanno la marca della casa che li ha inventati bensì un nome
diverso e generico. Podemos e Ciudadanos potrebbero raccogliere
rispettivamente i voti degli scontenti del Psoe e del PP, ma non ambire a
vincere. Ed essere usati alla bisogna per permettere ad uno dei due di
governare. Altro duro colpo per la immagine suggestiva di un Podemos
spacca tutto.
Infatti il secondo macigno è costituito dal fatto che
in ben 6 delle regioni dove Podemos si è presentato, ed è risultato
dietro ai socialisti, c’è la possibilità di formare un governo
alternativo al PP. E Podemos dovrà decidere se fare un accordo con il
Psoe o meno.
Se lo farà inevitabilmente una parte del suo elettorato
sarà delusa. E se non lo farà, provocando o un governo del PP o magari
un governo PP Psoe, una parte del suo elettorato rimarrà delusa.
Una
cosa è chiedere al Psoe sconfitto di appoggiare un governo municipale
guidato dal programma e dal sindaco di una lista di sinistra radicale,
come si farà in diverse città, ed un’altra è suscitare l’aspettativa di
vincere contro entrambi i partiti maggiori e alla fine dover acconciarsi
ad appoggiare un governo del Psoe o a sentirsi accusati di aver
favorito il PP.
Insomma, mi spiace dover trarre la conclusione
che la strada per la costruzione, in Spagna, di una esperienza analoga a
quella di Syriza è molto più irta di ostacoli e di difficoltà di quanto
non si possa dedurre dalla lettura dei giornali italiani.
Spero
davvero di cambiare opinione e di riconoscere di essermi sbagliato. Ma
fare progetti e farsi illusioni sulla base di scarsa conoscenza della
realtà e di facili suggestioni è molto pericoloso nella vita. In
politica è esiziale.
Spero soprattutto che Podemos dismetta la boria
di partito autosufficiente e dia retta alla proposta del Partito
Comunista di Spagna e di Izquierda Unida che in sostanza dice: facciamo
come a Barcellona!
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martedì 26 maggio 2015
"Podemos, se il percorso per fare la Syriza spagnola è irto di ostacoli". intervento di Ramon Mantovani
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