"Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film."
Così l’attore Valerio Mastandrea ricorda il regista Claudio Caligari, morto a 67 anni. I due hanno lavorato insieme fino all'ultimo per la pellicola “Non essere cattivo”,
un film sui ragazzi di vita degli anni ’90 e la periferia romana di cui
il regista è riuscito da poco a ultimare il montaggio, e che verrà
presentata a settembre alla Mostra del cinema di Venezia.Caligari, nato ad Arona il 7 febbraio 1948, è ricordato da tutti gli
appassionati di cinema per “Amore tossico”, film divenuto cult che nel
1983 folgorò la platea della mostra del cinema di Venezia e con cui
vinse da Outsider il Premio De Sica.
Il regista e Mastandrea lavorarono insieme già nel 1998 per il film
“L'odore delle notte”, ritenuto uno dei noir più crudi e raffinati del
panorama cinematografico italiano. Proprio Valerio Mastandrea
è rimasto fino all'ultimo suo "angelo custode". L’attore si è battuto
da leone per raccogliere finanziamenti e credito per poter coronare il
sogno di un amico e di un artista, scrivendo anche una lettera aperta a Martin Scorsese
perché aiutasse a completare l’opera. Mastandrea ha ricordato il
regista e amico dedicandogli un lungo post su Tumblr dal titolo “(Senza) parole”.Nonostante la sua breve filmografia, il regista è riuscito a diventare
uno dei grandi maestri del cinema italiano. I funerali avranno luogo a
Roma giovedì 28 maggio alle ore 10:00 alla Chiesa degli Artisti di
Piazza del Popolo
Stronzo è una parola che detta da lui aveva un altro significato. Più
potente. Più profondo. Il Nord “di lago” da cui proveniva deve avergli
dato una dimensione molto particolare nello scegliere le parole e nella
forza con cui scagliarle. E le parole che gli mancavano da parecchio
tempo è sempre riuscito a fartele sentire anche se arrivavano scariche
di suono. La grandezza di un uomo così viene anche da questo. Dal poter
fare a meno delle armi convenzionali che servono per vivere la vita e
dal continuare a battagliare con ogni mezzo mosso solo dalla voglia di
esserci e di fare della propria vita una vita. Il suo lavoro ne è
l’esempio unico, assoluto. Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha
girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo.
Questo
deve accadere ad un regista che vede sfumare i propri progetti per
motivi enormi o a causa di persone piccolissime. Pensare, scrivere,
vedere, riscrivere, ripensare, vedere ancora fino alla morte del
progetto e , nonostante questo, continuare a vederlo finito, il proprio
film. Così ha fatto anche lui. Noi che abbiamo avuto il privilegio di
lavorarci questo lo sappiamo bene. Ogni film non fatto da Claudio,
Claudio lo ha fatto eccome. Come ha fatto il suo terzo e ultimo. Con
l’amore e la cattiveria che la malattia gli imponeva. Con la dolcezza di
chi riconosce la magia del cinema e delle persone che lo fanno. Con la
stronza intelligenza di chi urlava il diritto al cinema da conoscere e
da poter fare. Con un winchester immaginario sotto l’impermeabile a
ricordare che Ford e Sam Peckinpah erano li con lui anche se stavamo
all’idroscalo di Fiumicino anzi, soprattutto per quello. Era pieno di
roba e di gente Claudio. Il suo Martino in un angolo della testa. PPP
sempre a portata di citazione. I suoi “ultimi” da raccontare, facendoli
volare dal basso dei sondaggi sui quotidiani , all’alto del livello
drammaturgico in un copione e poi sul set. Il suo cinema è stato e sarà
sempre Politico. Non ha mai smesso di esserlo neanche quando non veniva
materialmente realizzato.
Bastava parlarne. Guardarlo mentre sceglieva il ritmo del respiro giusto
per pronunciare la frase epica di turno. Ha sempre conosciuto i film
che ha fatto. Li ha mangiati, bevuti, e vomitati prima di farli
diventare un film. E’ stato forse l’ultimo intellettuale vecchie
maniere. Con la capacità di sporcare la propria anima e la propria
intelligenza del nucleo essenziale di quello che si apprestava a
raccontare. Per Claudio “Ideologia” non è mai stata una brutta parola.
Lo ha spinto a non fare mai un passo indietro e gli ha permesso di
difendere quello che faceva con una forza che non ho mai visto in vita
mia. E gli ha consentito anche di lottare con il male costringendolo ai
supplementari più di una volta. Claudio ha perso ai rigori, che si
sappia questo. E ai rigori non è mai una sconfitta reale. A tutti noi
che lo abbiamo accompagnato nell’ultimo sogno realizzato è bastato
questo. Onorarlo nel lavoro che più ha amato, maledicendo la sua
ostinazione, ammirandone la tenacia, il coraggio e la passione. Ridendo
alle sue battute crudeli. Commossi davanti alla sua commozione dell’aver
iniziato e finito il suo nuovo e ultimo film.
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mercoledì 27 maggio 2015
Claudio Caligari morto il regista di Amore Tossico. Il ricordo di Valerio Mastandrea: "Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film"
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