mercoledì 27 maggio 2015

Claudio Caligari morto il regista di Amore Tossico. Il ricordo di Valerio Mastandrea: "Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film"

"Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film." 


CLAUDIO CALIGARICosì l’attore Valerio Mastandrea ricorda il regista Claudio Caligari, morto a 67 anni. I due hanno lavorato insieme fino all'ultimo per la pellicola “Non essere cattivo”, un film sui ragazzi di vita degli anni ’90 e la periferia romana di cui il regista è riuscito da poco a ultimare il montaggio, e che verrà presentata a settembre alla Mostra del cinema di Venezia.Caligari, nato ad Arona il 7 febbraio 1948, è ricordato da tutti gli appassionati di cinema per “Amore tossico”, film divenuto cult che nel 1983 folgorò la platea della mostra del cinema di Venezia e con cui vinse da Outsider il Premio De Sica. Il regista e Mastandrea lavorarono insieme già nel 1998 per il film “L'odore delle notte”, ritenuto uno dei noir più crudi e raffinati del panorama cinematografico italiano. Proprio Valerio Mastandrea è rimasto fino all'ultimo suo "angelo custode". L’attore si è battuto da leone per raccogliere finanziamenti e credito per poter coronare il sogno di un amico e di un artista, scrivendo anche una lettera aperta a Martin Scorsese perché aiutasse a completare l’opera. Mastandrea ha ricordato il regista e amico dedicandogli un lungo post su Tumblr dal titolo “(Senza) parole”.Nonostante la sua breve filmografia, il regista è riuscito a diventare uno dei grandi maestri del cinema italiano. I funerali avranno luogo a Roma giovedì 28 maggio alle ore 10:00 alla Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo


Stronzo è una parola che detta da lui aveva un altro significato. Più potente. Più profondo. Il Nord “di lago” da cui proveniva deve avergli dato una dimensione molto particolare nello scegliere le parole e nella forza con cui scagliarle. E le parole che gli mancavano da parecchio tempo è sempre riuscito a fartele sentire anche se arrivavano scariche di suono. La grandezza di un uomo così viene anche da questo. Dal poter fare a meno delle armi convenzionali che servono per vivere la vita e dal continuare a battagliare con ogni mezzo mosso solo dalla voglia di esserci e di fare della propria vita una vita. Il suo lavoro ne è l’esempio unico, assoluto. Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo.
Questo deve accadere ad un regista che vede sfumare i propri progetti per motivi enormi o a causa di persone piccolissime. Pensare, scrivere, vedere, riscrivere, ripensare, vedere ancora fino alla morte del progetto e , nonostante questo, continuare a vederlo finito, il proprio film. Così ha fatto anche lui. Noi che abbiamo avuto il privilegio di lavorarci questo lo sappiamo bene. Ogni film non fatto da Claudio, Claudio lo ha fatto eccome. Come ha fatto il suo terzo e ultimo. Con l’amore e la cattiveria che la malattia gli imponeva. Con la dolcezza di chi riconosce la magia del cinema e delle persone che lo fanno. Con la stronza intelligenza di chi urlava il diritto al cinema da conoscere e da poter fare. Con un winchester immaginario sotto l’impermeabile a ricordare che Ford e Sam Peckinpah erano li con lui anche se stavamo all’idroscalo di Fiumicino anzi, soprattutto per quello. Era pieno di roba e di gente Claudio. Il suo Martino in un angolo della testa. PPP sempre a portata di citazione. I suoi “ultimi” da raccontare, facendoli volare dal basso dei sondaggi sui quotidiani , all’alto del livello drammaturgico in un copione e poi sul set. Il suo cinema è stato e sarà sempre Politico. Non ha mai smesso di esserlo neanche quando non veniva materialmente realizzato.
Bastava parlarne. Guardarlo mentre sceglieva il ritmo del respiro giusto per pronunciare la frase epica di turno. Ha sempre conosciuto i film che ha fatto. Li ha mangiati, bevuti, e vomitati prima di farli diventare un film. E’ stato forse l’ultimo intellettuale vecchie maniere. Con la capacità di sporcare la propria anima e la propria intelligenza del nucleo essenziale di quello che si apprestava a raccontare. Per Claudio “Ideologia” non è mai stata una brutta parola. Lo ha spinto a non fare mai un passo indietro e gli ha permesso di difendere quello che faceva con una forza che non ho mai visto in vita mia. E gli ha consentito anche di lottare con il male costringendolo ai supplementari più di una volta. Claudio ha perso ai rigori, che si sappia questo. E ai rigori non è mai una sconfitta reale. A tutti noi che lo abbiamo accompagnato nell’ultimo sogno realizzato è bastato questo. Onorarlo nel lavoro che più ha amato, maledicendo la sua ostinazione, ammirandone la tenacia, il coraggio e la passione. Ridendo alle sue battute crudeli. Commossi davanti alla sua commozione dell’aver iniziato e finito il suo nuovo e ultimo film.

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