lunedì 11 maggio 2015

Guerre nel Mondo. Macedonia, almeno 22 morti in scontri al confine con il Kosovo

Macedonia, almeno 22 morti in scontri al confine con il KosovoDue giorni di combattimenti nella cittadina di Kumanovo, a maggioranza musulmana. Skopje: dietro ci sono le formazioni armate di origine albanese. Gruppi che hanno preannunciato una "guerra" per la creazione della "Repubblica di Iliria".

repubblica.it 
SKOPJE - Almeno 22 morti, otto poliziotti macedoni e 14 componenti di un gruppo armato di probabile origine albanese. Questo il bilancio di oltre 30 ore di scontri a Kumanovo, località nel nord della Macedonia, alla frontiera con Serbia e Kosovo. Non sono state per ora confermate le notizie circolate ieri, e di cui aveva parlato anche il ministro dell'Interno, secondo cui ci sarebbero vittime anche tra i civili.


"Otto agenti sono stati uccisi e 37 feriti", ha confermato alla stampa il portavoce della polizia, Ivo Kotevski. "Sul fronte opposto, sono stati trovati 14 cadaveri in uniforme", ha aggiunto affermando che questi ultimi apparterrebbero a "un gruppo terrorista" formato da una quarantina di persone, cittadini macedoni, kosovari e albanesi. La stessa fonte ha reso noto che è stato anche rinvenuto un consistente arsenale.

La repubblica ex jugoslava di Macedonia è a maggioranza slavo-ortodossa. Dei circa due milioni di abitanti il 25% è di etnia albanese. La cittadina musulmana di Kumanovo, nel nord, è assediata da prima dell'alba di sabato dalle forze dell'ordine. Gli agenti sono sulle tracce di "un gruppo armato arrivato da un Paese vicino" con l'obiettivo di mettere a segno "un attentato terroristico contro le istituzioni dello Stato, con un sostegno locale". Le autorità di Skopje hanno riferito che ieri si erano arresi una trentina di uomini armati che sono già comparsi davanti a un tribunale macedone. Gli assalitori, giunti a quanto pare ai primi di maggio, si nascondevano in case disabitate e edifici diroccati.

In un documento diffuso dai media nella capitale macedone gruppi estremisti dell'indipendentismo albanese, fra le quali l'Uck (Esercito di liberazione del Kosovo) che combatté contro le forze serbe alla fine degli anni Novanta, affermano che ha preso il via il processo di instaurazione della "Repubblica di Iliria". Quello di Kumanovo è stato solo l'inizio, e una vera propria "guerra" alla Macedonia comincerà il 12 maggio prossimo. "Se le autorità macedoni non accetteranno la nuova Repubblica, il Paese sarà distrutto insieme al resto dei Balcani", si legge nel documento. Il 12 maggio come data per l'inizio della nuova "guerra" alla Macedonia sarebbe stato scelto per vendicare il comandante Ali Harun, morto a Skopje il 12 maggio 2010.

Il governo macedone ha proclamato due giorni di lutto nazionale per gli agenti uccisi mentre il presidente Gjorge Ivanov ha convocato un consiglio di sicurezza nazionale e invitato i capi dell'opposizione e il principale partito di etnia albanese a unirsi alle autorità contro la sfida terrorista. Il primo ministro Nikola Gruevski ha ringraziato le forze di polizia che sono riuscite a "neutralizzare un pericoloso gruppo armato di una quarantina di uomini ben addestrati, che hanno partecipato ad altre operazioni armate nella regione e in Medioriente". Volevano attaccare istituzioni statali, centri commerciali e eventi sportivi, con l'obiettivo di destabilizzare la Macedonia, ha aggiunto il premier che ha parlato di uno dei "gruppi terroristi più pericolosi nei Balcani". Gruevski ha esaltato l'eroismo e la professionalità delle forze di polizia, ricordando gli otto agenti uccisi: "Insieme ai loro colleghi hanno impedito forse l'uccisione di ottomila persone", ha detto.

L'attacco di Kumanovo è giunto in una fase di profonda crisi politica della Macedonia, con manifestazioni quotidiane contro il governo conservatore e con l'opposizione socialdemocratica che chiede le dimissioni di Gruevski, accusato
di aver ordinato intercettazioni su oltre 20 mila cittadini, in prevalenza politici, giornalisti, diplomatici.

Forte preoccupazione per la crescente instabilità della Macedonia è stata espressa da Osce, Ue e dai governi dei Paesi vicini, a cominciare da Serbia e Kosovo.

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