lunedì 4 novembre 2013

Kosovo: elezioni locali, davvero

La terra dell'inaccessibileLa Commissione Elettorale Centrale del Kosovo ha registrato 103 soggetti politici per le elezioni amministrative del prossimo 3 Novembre: 33 partiti, 52 iniziative civiche, 16 candidati indipendenti e 2 coalizioni, con un totale di 7.932 candidati.

firstlinepress.org Gianmarco Pisa

Kosovo: elezioni locali, davveroQueste elezioni riguardano 1.779.357 elettori che voteranno in 38 comuni su un’offerta di 27 liste serbe (24 iniziative civiche e 3 partiti politici), tra cui la “Iniziativa Civica Serba”, sponsorizzata da Belgrado nel quadro degli accordi del 19 Aprile. La comunità serba nel Kosovo Nord (K. Mitrovica, Zvečan, Zubin Potok, Leposavić) ufficialmente parteciperà per la prima volta ad elezioni locali organizzate dalle autorità kosovare, sebbene la rivendicazione più forte nella campagna elettorale dei serbi sia quella che invita al boicottaggio.
L’accordo di Bruxelles del 19 Aprile, firmato da Belgrado e Pristina, ha lanciato la formazione della Comunità dei Comuni dei Serbi del Kosovo, la quale è stabilita per legge, inscritta nel quadro normativo kosovaro e garantita da leggi che possono essere modificate solo con una maggioranza dei due terzi. Sebbene istituita con norma ad hoc, al di fuori del sistema giudiziario del Kosovo, è parte integrante del Kosovo stesso, sebbene vengano riconosciuti i legami speciali di tale entità con la Serbia. La Comunità dei Comuni dei Serbi è un’istituzione ufficiale ed un ibrido politico, autonoma nell’ambito formale kosovaro, ma altrettanto formalmente collegata con le istituzioni della Serbia.

Secondo alcuni analisti, il premier kosovaro Hashim Thaci si appresta a chiudere “di fatto” la sua carriera politica a causa delle forche caudine dell’accordo del 19 Aprile. L’esito delle elezioni del 3 Novembre, prima ancora che decisivo per le sorti dell’accordo di Bruxelles, sarà fondamentale per determinare l’evoluzione del quadro politico kosovaro, fino a diventare un vero e proprio test sulla stabilità del governo e le ambizioni di Thaci stesso. Sebbene gli analisti continuino a vedere queste elezioni locali soprattutto in proiezione internazionale o europea, esse saranno decisive proprio a livello locale, dove determineranno la quota serba nelle amministrazioni e la tenuta del governo.
Un recente sondaggio condotto dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) ha rivelato che solo il 16% dei Serbi del Nord ha intenzione di votare, rispetto al 44% orientato al boicottaggio. La quota degli indecisi, tra la sirena di Belgrado che invita al voto e quella di Mitrovica che sostiene il boicottaggio, sarà il vero ago della bilancia di questa tornata. In Kosovo, su una popolazione di ca. 2 milioni, il 92% è di etnia albanese, i serbi sono ca. 120 mila, quasi la metà concentrati al Nord e il resto nelle enclavi serbe della regione, che ha proclamato l’indipendenza unilaterale il 17 Febbraio 2008 sebbene, quasi sei anni dopo, non sia ancora riconosciuta dalla comunità internazionale.
Nonostante le infinite provocazioni dissuasive attuate dalle autorità kosovare per intimidire e contro-boicottare la partecipazione serba alle elezioni locali (dalla comparsa di simboli dello “Stato di Kosova” sulle schede elettorali alla messa al bando delle autorità serbe intenzionate a partecipare alla campagna dei serbi in Kosovo), nell’ultimo giorno di campagna elettorale, si sono recati in Kosovo il vicepremier serbo Aleksandar Vucic e il ministro per il Kosovo, Aleksandar Vulin, per l’appello finale ai serbi a recarsi alle urne, unico modo per eleggere propri rappresentanti nelle comunità autonome serbe e mantenerne una maggioranza etnica riconosciuta da Belgrado e Pristina.
Allo stesso tempo, la Commissione Europea ha stanziato 15 milioni di euro di aiuti per sostenere l’attuazione dell’accordo del 19 Aprile, tramite interventi per le infrastrutture, l’amministrazione pubblica, lo sviluppo rurale e regionale, l’occupazione e l’ambiente. Si tratta di un fondo aggiuntivo “dedicato”, rispetto ai 65 milioni già stanziati nell’ambito dei “fondi di pre-adesione” destinati a Pristina per il 2013 e potranno arrivarne ancora altri in base alle necessità. Sembra la politica del bastone e della carota, proprio mentre in questa tornata elettorale si gioca buona parte delle possibilità per il Kosovo di dotarsi di amministrazioni funzionali e attivare un minimo di convivenza.
di Gianmarco Pisa, IPRI – Rete Corpi Civili di Pace

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