Dalla
protesta alla proposta. L'abbiamo sentito dire tante volte, l'abbiamo
detto tante volte. E alcune volte abbiamo perfino sperato, ma sul serio,
che succedesse. Be', stavolta è successo!
Il frutto maturo dei lavori di studio e assembleari, svoltisi in tre giorni nelle aule universitarie di Pisa dove si sono auto-organizzati in convegno gli 'spazi politici indipendenti' di un buon numero di città grandi e piccole, è appunto questa lieta sorpresa: proposta, organizzazione, unità. Cominciamo dalla fine. E' nata 'Le Città In Comune', rete delle 'liste di cittadinanza' unite per un’altra idea di città.
Il frutto maturo dei lavori di studio e assembleari, svoltisi in tre giorni nelle aule universitarie di Pisa dove si sono auto-organizzati in convegno gli 'spazi politici indipendenti' di un buon numero di città grandi e piccole, è appunto questa lieta sorpresa: proposta, organizzazione, unità. Cominciamo dalla fine. E' nata 'Le Città In Comune', rete delle 'liste di cittadinanza' unite per un’altra idea di città.
Ne fanno parte ad oggi le realtà che hanno dato vita
alla tre giorni pisana, intitolata 'Un'altra musica in comune', cioè i
collettivi di Firenze, Ancona, L'Aquila, Brescia, Brindisi, Messina,
Feltre, Gioiosa Ionica, Imperia, Roma e ovviamente Pisa. I quali
condividono una medesima 'partitura' civicopolitica: la disobbedienza al
Patto di Stabilità, la rigenerazione e valorizzazione sociale del
patrimonio immobiliare in disuso, la difesa dei beni comuni e dei
servizi pubblici.
'Le Città In Comune', oltre a un bel nome (e logo, ancora in bozza –
non sveliamo nulla in anticipo), possiede già qualche strumento sia di
elaborazione democratica che di comunicazione all'interno della propria
community, e soprattutto verso l'esterno. Infatti l'orizzonte strategico
di questa neonata rete è tutt'altro che identitario e autoreferenziale,
ma di apertura e inclusività, confronto operoso e arricchimento
reciproco, insomma di collaborazione con altri possibili 'nodi' locali
in tutto il territorio nazionale. Purché, ovviamente, la collaborazione
tra i molti e i diversi si fondi su un convinto schierarsi fianco a
fianco nel fronte di questo 'altro mondo possibile' (e necessario):
pubblico vs privato, sociale e comune vs mercato e profitto, rispetto e
solidarietà vs stabilità e crescita, lavoro vs precarietà, sinistra
(vera) vs larghe intese.
Come ci si è arrivati? Da lontano. La primavera
scorsa, per la tornata amministrativa 2013, tante liste di cittadinanza
si erano già formate in tutta Italia ponendo nel cuore dei rispettivi
programmi il 'paradigma' di cui sopra. Non molte, purtroppo, hanno
conseguito consiglieri municipali, e tra i comuni maggiori una sola –
l'esempio luminoso di Messina – ha eletto un proprio sindaco, Gaetano
Accorinti. Tuttavia l'esperienza ha lasciato ovunque semi buoni, come la
voglia di restare in ascolto e collegamento tra compagne e compagni,
cittadine e cittadini, e di attivare una rete di pratiche – dentro, o
più spesso fuori da, le sedi istituzionali – di monitoraggio e
controproposta rispetto alle politiche locali attuate dalle giunte e
dalle maggioranze uscite dalle urne.
Mesi di contatti, scambi di saperi, radicamento nel territorio al
fianco dei movimenti grandi o piccoli, presenza concreta nelle vertenze
conflittuali sui temi dei servizi, della casa, dell'ambiente, del
lavoro, dei diritti – finché è giunto il tempo di darsi tutte e tutti,
singoli e 'sigle', un appuntamento per fare il punto. E ripartire.
'Un'altra musica in comune' è stato questo appuntamento.
Abbiamo ascoltato, abbiamo parlato, abbiamo immaginato, abbiamo
progettato, abbiamo – osando – deciso. Abbiamo ascoltato Guido Viale e
Grazia Naletto sul tema dei bilanci, strozzati dal Patto di Stabilità, e
delle possibilità di controproporre tutt'altra impostazione di finanza
pubblica locale. Abbiamo ascoltato Ornella De Zordo e Sandro Medici
sulla loro 'eresia amministrativa', che esemplifica quanto sia
falsificabile il dogma del pensiero unico dominante ossia che 'non c'è
vita fuori dalle larghe intese', o – se preferite – che extra troika(m)
nulla salus. Abbiamo ascoltato le proposte concrete, redatte da compagne
e compagni in articolati pronti all'uso per il confronto serrato con le
istituzioni, in termini di delibere e interrogazioni, piani alternativi
di destinazioni d'uso, bandi no-profit e varianti di impegno economico.
E abbiamo parlato, confrontandoci tra noi liberamente sul metodo
stesso del nostro essere insieme e – benedetti contenuti! – sulle
campagne di sensibilizzazione e mobilitazione da sostenere e da
realizzare a breve.
Tre giorni di tavoli di lavoro, di studio e di assemblee. Fino
alla plenaria conclusiva di domenica che ha lanciato dei segnali
chiari, e lasciato questi segni. 'Le Città In Comune' esiste, ed è
vitale. Sarà sul territorio, come rete i cui nodi sono le città e le
liste che l'hanno concepita e le altre che si aggiungono man mano. E
sarà sul web, inevitabilmente, come sui social network.
'Le Città In Comune' fa proprio un orizzonte strategico semplice
quanto inequivoco e determinato: le città sono di tutte e tutti coloro
che le abitano; servizi essenziali e spazi pubblici sono proprietà
collettive da amministrare per il bene delle e dei cittadini, non per
quello delle banche e dei costruttori; e questo 'bene' lo si difende
anche tramite azioni di 'forzatura' legislativa, se necessarie; è un
valore l'autonomia della politica dall’economia di mercato, è un valore e
un terreno la lotta culturale e politica ai vincoli di bilancio imposti
alle amministrazioni locali; è una sfida l'obiettivo che siano le città
il teatro di un’alternativa vincente e convincente alle politiche di
austerità e alle larghe intese.
'Le Città In Comune' aderisce convintamente alla
campagna contro la povertà promossa da Libera, 'Miseria Ladra', e a
quella per la ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti,
potenziale risorsa finanziaria contro il cappio della stabilità 'senza
se e senza ma'.
E lancia tre distinte campagne nei territori e presso le istituzioni:
la prima centrata sul dovere dei sindaci di fare fronte all’emergenza
sociale e di tutelare la sicurezza idrogeologica del territorio e delle
scuole, superiore al mandato di rispettare i vincoli del Patto di
stabilità; la seconda sul federalismo demaniale e sul patrimonio
immobiliare pubblico e privato da riutilizzare – a partire dalle caserme
in dismissione – per creare lavoro, cultura, nuovo welfare e rispondere
all’emergenza abitativa che cresce nelle città; la terza su
ripubblicizzazione e trasparenza di gestione dei servizi essenziali –
come acqua, trasporti e gestione dei rifiuti – attraverso mobilitazioni,
interrogazioni, proposte di delibere e di modifiche degli Statuti
comunali, per attuare in ogni città le intenzioni quasi
plebiscitariamente espresse nell’esito referendario del giugno 2011 ma
tuttora disattese largamente.
Questo è successo, a Pisa tra venerdì 22 e domenica 24 novembre. E a
Pisa non a caso: teatro infatti, appena il 16, di una manifestazione
eccezionale – per chiarezza politica, creatività e cultura,
partecipazione e umanità – contro la sottrazione dell'Ex Colorificio
alla disponibilità popolare, alla socialità, all'autogoverno organizzato
efficacemente, al bene comune appunto.
Anche nel 2014 ci sarà una tornata amministrativa comunale
importante, andranno al voto Firenze, Bari, Perugia e Potenza tra i
capoluoghi di regione, tra le province Padova, Modena, Pescara, Bergamo,
Pesaro, Caltanissetta, Trento, e ancora Sanremo, Giugliano, Guidonia,
Casale Monferrato tra gli altri.
'Le Città In Comune' si apre a tutto ciò che di nuovo emerga da oggi
fino ad allora, come strumento di ascolto e condivisione tra liste di
cittadinanza già nate o solo in bozza, come 'cassetta degli attrezzi' di
pratiche di resistenza e controproposta pronte all'uso, come spazio
politico plurale, in progress ma coeso nei chiari intenti e valori
comuni.
Un'altra musica è possibile. Cominciamo a suonarla da qui?
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