lunedì 25 novembre 2013

Le tre campagne delle "Città in Comune", la rete delle liste di cittadinanza

 

Dalla protesta alla proposta. L'abbiamo sentito dire tante volte, l'abbiamo detto tante volte. E alcune volte abbiamo perfino sperato, ma sul serio, che succedesse. Be', stavolta è successo!
Il frutto maturo dei lavori di studio e assembleari, svoltisi in tre giorni nelle aule universitarie di Pisa dove si sono auto-organizzati in convegno gli 'spazi politici indipendenti' di un buon numero di città grandi e piccole, è appunto questa lieta sorpresa: proposta, organizzazione, unità. Cominciamo dalla fine. E' nata 'Le Città In Comune', rete delle 'liste di cittadinanza' unite per un’altra idea di città.

Ne fanno parte ad oggi le realtà che hanno dato vita alla tre giorni pisana, intitolata 'Un'altra musica in comune', cioè i collettivi di Firenze, Ancona, L'Aquila, Brescia, Brindisi, Messina, Feltre, Gioiosa Ionica, Imperia, Roma e ovviamente Pisa. I quali condividono una medesima 'partitura' civicopolitica: la disobbedienza al Patto di Stabilità, la rigenerazione e valorizzazione sociale del patrimonio immobiliare in disuso, la difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici.
'Le Città In Comune', oltre a un bel nome (e logo, ancora in bozza – non sveliamo nulla in anticipo), possiede già qualche strumento sia di elaborazione democratica che di comunicazione all'interno della propria community, e soprattutto verso l'esterno. Infatti l'orizzonte strategico di questa neonata rete è tutt'altro che identitario e autoreferenziale, ma di apertura e inclusività, confronto operoso e arricchimento reciproco, insomma di collaborazione con altri possibili 'nodi' locali in tutto il territorio nazionale. Purché, ovviamente, la collaborazione tra i molti e i diversi si fondi su un convinto schierarsi fianco a fianco nel fronte di questo 'altro mondo possibile' (e necessario): pubblico vs privato, sociale e comune vs mercato e profitto, rispetto e solidarietà vs stabilità e crescita, lavoro vs precarietà, sinistra (vera) vs larghe intese.
Come ci si è arrivati? Da lontano. La primavera scorsa, per la tornata amministrativa 2013, tante liste di cittadinanza si erano già formate in tutta Italia ponendo nel cuore dei rispettivi programmi il 'paradigma' di cui sopra. Non molte, purtroppo, hanno conseguito consiglieri municipali, e tra i comuni maggiori una sola – l'esempio luminoso di Messina – ha eletto un proprio sindaco, Gaetano Accorinti. Tuttavia l'esperienza ha lasciato ovunque semi buoni, come la voglia di restare in ascolto e collegamento tra compagne e compagni, cittadine e cittadini, e di attivare una rete di pratiche – dentro, o più spesso fuori da, le sedi istituzionali – di monitoraggio e controproposta rispetto alle politiche locali attuate dalle giunte e dalle maggioranze uscite dalle urne.
Mesi di contatti, scambi di saperi, radicamento nel territorio al fianco dei movimenti grandi o piccoli, presenza concreta nelle vertenze conflittuali sui temi dei servizi, della casa, dell'ambiente, del lavoro, dei diritti – finché è giunto il tempo di darsi tutte e tutti, singoli e 'sigle', un appuntamento per fare il punto. E ripartire.
'Un'altra musica in comune' è stato questo appuntamento. Abbiamo ascoltato, abbiamo parlato, abbiamo immaginato, abbiamo progettato, abbiamo – osando – deciso. Abbiamo ascoltato Guido Viale e Grazia Naletto sul tema dei bilanci, strozzati dal Patto di Stabilità, e delle possibilità di controproporre tutt'altra impostazione di finanza pubblica locale. Abbiamo ascoltato Ornella De Zordo e Sandro Medici sulla loro 'eresia amministrativa', che esemplifica quanto sia falsificabile il dogma del pensiero unico dominante ossia che 'non c'è vita fuori dalle larghe intese', o – se preferite – che extra troika(m) nulla salus. Abbiamo ascoltato le proposte concrete, redatte da compagne e compagni in articolati pronti all'uso per il confronto serrato con le istituzioni, in termini di delibere e interrogazioni, piani alternativi di destinazioni d'uso, bandi no-profit e varianti di impegno economico.
E abbiamo parlato, confrontandoci tra noi liberamente sul metodo stesso del nostro essere insieme e – benedetti contenuti! – sulle campagne di sensibilizzazione e mobilitazione da sostenere e da realizzare a breve.
Tre giorni di tavoli di lavoro, di studio e di assemblee. Fino alla plenaria conclusiva di domenica che ha lanciato dei segnali chiari, e lasciato questi segni. 'Le Città In Comune' esiste, ed è vitale. Sarà sul territorio, come rete i cui nodi sono le città e le liste che l'hanno concepita e le altre che si aggiungono man mano. E sarà sul web, inevitabilmente, come sui social network.
'Le Città In Comune' fa proprio un orizzonte strategico semplice quanto inequivoco e determinato: le città sono di tutte e tutti coloro che le abitano; servizi essenziali e spazi pubblici sono proprietà collettive da amministrare per il bene delle e dei cittadini, non per quello delle banche e dei costruttori; e questo 'bene' lo si difende anche tramite azioni di 'forzatura' legislativa, se necessarie; è un valore l'autonomia della politica dall’economia di mercato, è un valore e un terreno la lotta culturale e politica ai vincoli di bilancio imposti alle amministrazioni locali; è una sfida l'obiettivo che siano le città il teatro di un’alternativa vincente e convincente alle politiche di austerità e alle larghe intese.
'Le Città In Comune' aderisce convintamente alla campagna contro la povertà promossa da Libera, 'Miseria Ladra', e a quella per la ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti, potenziale risorsa finanziaria contro il cappio della stabilità 'senza se e senza ma'.
E lancia tre distinte campagne nei territori e presso le istituzioni: la prima centrata sul dovere dei sindaci di fare fronte all’emergenza sociale e di tutelare la sicurezza idrogeologica del territorio e delle scuole, superiore al mandato di rispettare i vincoli del Patto di stabilità; la seconda sul federalismo demaniale e sul patrimonio immobiliare pubblico e privato da riutilizzare – a partire dalle caserme in dismissione – per creare lavoro, cultura, nuovo welfare e rispondere all’emergenza abitativa che cresce nelle città; la terza su ripubblicizzazione e trasparenza di gestione dei servizi essenziali – come acqua, trasporti e gestione dei rifiuti – attraverso mobilitazioni, interrogazioni, proposte di delibere e di modifiche degli Statuti comunali, per attuare in ogni città le intenzioni quasi plebiscitariamente espresse nell’esito referendario del giugno 2011 ma tuttora disattese largamente.
Questo è successo, a Pisa tra venerdì 22 e domenica 24 novembre. E a Pisa non a caso: teatro infatti, appena il 16, di una manifestazione eccezionale – per chiarezza politica, creatività e cultura, partecipazione e umanità – contro la sottrazione dell'Ex Colorificio alla disponibilità popolare, alla socialità, all'autogoverno organizzato efficacemente, al bene comune appunto.
Anche nel 2014 ci sarà una tornata amministrativa comunale importante, andranno al voto Firenze, Bari, Perugia e Potenza tra i capoluoghi di regione, tra le province Padova, Modena, Pescara, Bergamo, Pesaro, Caltanissetta, Trento, e ancora Sanremo, Giugliano, Guidonia, Casale Monferrato tra gli altri.
'Le Città In Comune' si apre a tutto ciò che di nuovo emerga da oggi fino ad allora, come strumento di ascolto e condivisione tra liste di cittadinanza già nate o solo in bozza, come 'cassetta degli attrezzi' di pratiche di resistenza e controproposta pronte all'uso, come spazio politico plurale, in progress ma coeso nei chiari intenti e valori comuni.
Un'altra musica è possibile. Cominciamo a suonarla da qui?

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