Ancora da sciogliere le ultime incertezze relative all’Imu prima casa e sui termini di pagamento. Quest’anno quasi tutti i Comuni applicano l’aliquota massima sull’immobile «non principale».
In un quadro così nebuloso è possibile almeno indicare alcuni punti fermi. E cioè chi dovrà pagare sicuramente l’Imu 2013 nelle prossime settimane.
Si tratta innanzitutto di tutti i proprietari di un’abitazione che non abbia i requisiti per essere considerata principale e cioè che non sia residenza e domicilio abituale del proprietario. Una consolazione - molto scarsa - per i contribuenti è che nella maggior parte dei casi non dovranno fare complicati calcoli, perché nei Comuni dove l’anno scorso era stata adottata l’aliquota massima, l’1,06% (a esempio a Milano o a Roma), basterà pagare esattamente la stessa cifra versata in occasione della prima rata di giugno. Di fatto quest’anno tutti i Comuni applicano l’aliquota sulle seconde case al massimo di legge. I proprietari di case a disposizione ubicate nel medesimo comune in cui hanno l’abitazione principale saranno però chiamati a giugno a un esborso supplementare: dovranno pagare il 50% dell’Irpef calcolata sulla rendita catastale dell’immobile.
Buona parte dei Comuni ha invece riconosciuto un sconto alle abitazioni locate, differenziando le aliquote tra contratti di locazione a canone libero e affitti concordati.
Per restare agli immobili residenziali, pagheranno, anche quando si tratti di abitazioni principali, i proprietari di immobili «di lusso», inquadrati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. In questo caso però l’aliquota massima può essere dello 0,6% e si ha diritto a una detrazione forfettaria di 200 euro. A questo proposito va segnalato che si tratta di una norma molto discutibile, perché la sola categoria catastale non è una discriminante sufficiente per far pagare una casa di lusso. Ipotizziamo due immobili delle medesima superficie (10 vani) ai fini catastali nel centro di Milano; il primo è in categoria A/1 ma in classe bassa, il secondo in A/2 ma in classe alta. La prima abitazione ha una rendita catastale di 3.840 euro, la seconda di 5.164 e quindi il catasto stesso dice che è più lussuosa della prima. Eppure la casa A/1 pagherà 3.671 euro di Imu, la seconda sarà probabilmente esentata.
Pagheranno tutti i proprietari di immobili non residenziali, con l’eccezione dei box e delle cantine, che se pertinenze di un’abitazione principale le sono assimilati, nella misura però di una sola pertinenza per tipologia: se quindi ci sono due box solo uno può godere dell’agevolazione.
E i punti incerti? Riguardano alcune particolari categorie di contribuenti: gli anziani in casa di riposo, gli italiani residenti all’estero e i proprietari di casa data in comodato a un genitore o a un figlio: per sapere se l’Imu è dovuta bisogna leggere la delibera comunale; se non è esplicitamente prevista l’equiparazione all’abitazione principale si deve pagare l’Imu con l’aliquota della seconda casa.
Dovranno invece aspettare il decreto del governo gli agricoltori proprietari di terreni e immobili legati all’attività di lavoro e anche gli inquilini delle case Iacp. Se non cambia la norma scritta nel disegno della legge di Stabilità a questi ultimi si applica l’aliquota seconda casa con una detrazione da 200 euro.
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