controlacrisi.org fabrizio salvatori
I tre giorni di assemblee
hanno visto la partecipazione attiva di numerose "Città in Comune", tra
cui: perUnaltracittà (Firenze) – Ancona Bene Comune – Appello per
L’Aquila – Brescia Solidale e Libertaria per i Beni Comuni – Brindisi
Bene Comune – Cambiamo Messina dal basso – Cittadinanza e Partecipazione
(Feltre) – Imperia Bene Comune – Una città in comune (Pisa) –
Repubblica Romana – Sinistra per Roma - Sinistra per Siena. Queste liste
di cittadinanza hanno animato il dibattito, i tavoli di lavoro e i
seminari che si sono conclusi con l’elaborazione di tre campagne che sin
dai prossimi giorni troveranno concretizzazione dentro e fuori le aule
consiliari.
La prima centrata sul dovere dei sindaci di fare fronte all’emergenza sociale e di tutelare la sicurezza idrogeologica del territorio e delle scuole, superiore al mandato di rispettare i vincoli di bilancio imposti dal Patto di stabilità.
La seconda sul federalismo demaniale e sul patrimonio immobiliare pubblico e privato da riutilizzare – a partire dalle caserme in dismissione - per creare lavoro, cultura, nuovo welfare e rispondere all’emergenza abitativa che cresce nelle città.
La terza riguarda la ripubblicizzazione e la trasparenza di gestione dei servizi essenziali - come acqua, trasporti e gestione dei rifiuti – attraverso mobilitazioni, interrogazioni, proposte di delibere e di modifiche degli Statuti comunali, per attuare in ogni città le intenzioni espresse nell’esito referendario del giugno 2011.
Le liste di cittadinanza riunite si sono date il nome di “Le Città in Comune”, per sottolineare una verità semplice oggi negata: le città sono di tutte e tutti coloro che le abitano, servizi essenziali e spazi pubblici sono proprietà collettive da amministrare per il bene delle e dei cittadini e non per quello delle banche e dei costruttori, anche prevedendo azioni di “forzatura” legislativa se necessarie. Autonomia della politica dall’economia di mercato, lotta culturale e politica ai vincoli di bilancio “imposti” alle amministrazioni locali, perché le città siano teatro di un’alternativa alle politiche di austerità e alle larghe intese. Non a caso si è scelto anche di aderire alla campagna contro la povertà promossa da Libera, “Miseria Ladra”.
Da Pisa le città iniziano un cammino per una nuova pratica del “comune”, che muove dal radicamento territoriale e guarda con attenzione e partecipazione a tutte le forme di autogoverno e di buone pratiche che si stanno moltiplicando nella nostra società. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi all’Ex Colorificio della città toscana, sgomberato un mese fa, caso esemplare di come un luogo abbandonato possa essere riportato in vita grazie all’attivismo sociale e di quanto sorda possa essere un’amministrazione comunale davanti alle nuove esperienze di uso civico degli spazi abbandonati.
La prima centrata sul dovere dei sindaci di fare fronte all’emergenza sociale e di tutelare la sicurezza idrogeologica del territorio e delle scuole, superiore al mandato di rispettare i vincoli di bilancio imposti dal Patto di stabilità.
La seconda sul federalismo demaniale e sul patrimonio immobiliare pubblico e privato da riutilizzare – a partire dalle caserme in dismissione - per creare lavoro, cultura, nuovo welfare e rispondere all’emergenza abitativa che cresce nelle città.
La terza riguarda la ripubblicizzazione e la trasparenza di gestione dei servizi essenziali - come acqua, trasporti e gestione dei rifiuti – attraverso mobilitazioni, interrogazioni, proposte di delibere e di modifiche degli Statuti comunali, per attuare in ogni città le intenzioni espresse nell’esito referendario del giugno 2011.
Le liste di cittadinanza riunite si sono date il nome di “Le Città in Comune”, per sottolineare una verità semplice oggi negata: le città sono di tutte e tutti coloro che le abitano, servizi essenziali e spazi pubblici sono proprietà collettive da amministrare per il bene delle e dei cittadini e non per quello delle banche e dei costruttori, anche prevedendo azioni di “forzatura” legislativa se necessarie. Autonomia della politica dall’economia di mercato, lotta culturale e politica ai vincoli di bilancio “imposti” alle amministrazioni locali, perché le città siano teatro di un’alternativa alle politiche di austerità e alle larghe intese. Non a caso si è scelto anche di aderire alla campagna contro la povertà promossa da Libera, “Miseria Ladra”.
Da Pisa le città iniziano un cammino per una nuova pratica del “comune”, che muove dal radicamento territoriale e guarda con attenzione e partecipazione a tutte le forme di autogoverno e di buone pratiche che si stanno moltiplicando nella nostra società. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi all’Ex Colorificio della città toscana, sgomberato un mese fa, caso esemplare di come un luogo abbandonato possa essere riportato in vita grazie all’attivismo sociale e di quanto sorda possa essere un’amministrazione comunale davanti alle nuove esperienze di uso civico degli spazi abbandonati.
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