Per ammorbidire il colpo dell’incremento dello 0,6% dell'addizionale, che dal gennaio 2015 passa a 2,33 punti percentuali, il governatore Nicola Zingaretti assicura che le tasse andranno giù dal 2017 in poi.
di Santo Iannò
Un “incremento inevitabile” per scongiurare il default, aggiunge Zingaretti.
Il prezzo da pagare per sbloccare i fondi del governo che servono per onorare i debiti verso le imprese, come imposto dal decreto 35 del 2013, varato dal governo Monti. I numeri visionati dall’assessore al Bilancio Alessandra Sartore parlano chiaro. Circa 10 miliardi di prestiti finanziari, altri 12 da restituire alle aziende che hanno lavorato con la pubblica amministrazione. Soldi che servono per dare ossigeno all’economia regionale. Con la speranza, quella del governatore democratico, che servano per rilanciare il Pil laziale: la crescita è stimata tra lo 0,7 e l’1%. In un triennio si potrebbe arrivare a 3 punti. Grazie al decreto, infatti, 5 miliardi sono stati già immessi nel circuito. Altri 3 dovrebbero arrivare entro il 2014. Impossibile evitare il pagamento dei crediti vantati da fornitori e ditte che “se li avessero richiesti, mettendo in mora la Regione – continua Zingaretti – avrebbero portato al default”.
Secondo il presidente, meglio l’aumento dell’Irpef, dunque, che “non pagare gli stipendi”. Poco più di mezzo punto per i prossimi 12 mesi. Si passa dall’1,73 al 2,33%. Ma l’incremento non è per tutti. Sarà esentato oltre 1 milione di contribuenti che non supera il tetto dei 15mila euro lordi annui. Un nuovo balzello di 34 euro al mese per chi sfiora i 35mila euro di busta paga. Tradotto: se un operaio quest’anno vede volatilizzarsi 346 euro, il prossimo saranno 466. Un quadro passerà da un’aliquota che chiede 1038 euro di imposte a 1398. Una corsa al rialzo che peserà di più sulla situazione economica di un impiegato, che vedrà alleggerirsi la busta paga di 745 euro.
Non solo debiti verso le imprese, ma anche quelli fuori bilancio che l’attuale amministrazione di centrosinistra imputa alla gestione della giunta guidata dall’ex presidente Renata Polverini. Si va dai 700 milioni per il trasporto pubblico di Roma agli oltre 100 per le residenze sanitarie assistenziali, passando per i 10 di contributi agli enti culturali. Per questo, e per rispettare il decreto 35 del 2013, l’asticella salirà di un altro punto nel 2016. Si passerà così dai 2,33 ai 3,33 punti percentuali. Una stangata che farà diventare il Lazio la terra più tartassata dal punto di vista fiscale, perché a quel punto sarebbero superate anche Campania, Calabria e Molise. Secondo il ministero dell’Economia è la Regione dove sulla fiscalità si registra il 57% in più rispetto alla media del resto d’Italia.
Nel documento di economia e finanza, che torna 5 anni dopo essere stato messo in soffitta, c’è spazio anche per la dieta dell’ente. Al capitolo spending review si registra mezzo miliardo di euro in meno: tra gli altri, 87 per i costi della politica e 120 per centrale unica degli acquisti. Tra le buone notizie quella dell’esenzione del bollo per l’acquisto di auto ecologiche e la rateizzazione in 48 mesi, prima erano 12, dei debiti tributari regionali. Soldi da risparmiare per rimetterli nel circuito dello sviluppo (+50), cultura (+7,5) e politiche agricole (+28). Il bilancio previsionale della giunta Zingaretti arriverà nei prossimi giorni nell’acquario della Pisana. Obiettivo: l’approvazione prima di Natale.
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