I grandi elettori alla Camera per eleggere il dodicesimo presidente della Repubblica. Marini, appoggiato anche dalla Lega, e Rodotà i nomi più forti in campo. Ma il gioco dei veti incrociati può cambiare tutto. Vendola: "La coalizione di centrosinistra resta valida".
repubblica.it ROMA - Si inizia a votare, in ordine sparso, per eleggere il presidente della Repubblica. Alle 10 in punto, senatori, deputati e delegati regionali (in totale 1.007 grandi elettori) hanno avviato a Montecitorio il processo che porterà al Quirinale il dodicesimo capo dello Stato. Il calendario prevede due votazioni al giorno, alle 10 e alle 16, senza soluzioni di continuità, visto che si tratta di un'unica seduta. Sono possibili quindi scrutini anche di domenica o di giorno festivo e non sarebbe la prima volta.
Le regole. Per i primi tre scrutini sarà necessaria la maggioranza dei due terzi, ovvero 672 voti. Dalla quarta sarà sufficiente la maggioranza assoluta, a quota 504. A votare saranno 630 deputati, i 319 senatori (compresi i 4 a vita) e 58 delegati regionali (tre per ogni regione, tranne la Val d'Aosta che ne ha uno solo). Sulla carta il centrosinistra può contare su 496 voti, il centrodestra su 270, Scelta civica ha 70 'grandi elettori' e Il MoVimento 5 Stelle conta su 162 voti.
Contrasti nel centrosinistra. E se la situazione numerica è chiara non altrettanto lo è quella politica. L'intesa fra Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani è sul nome di Franco Marini che, sebbene scongiuri scissioni e si auguri "che il Pd resti unito", ha però di fatto creato una spaccatura all'interno della coalizione di centrosinistra e non è piaciuto ad una novantina di grandi elettori del suo stesso partito, fra renziani e "giovani turchi", ossia la nuova generazione della sinistra Democrat. Il Pdl che, seppure si dichiari ottimista calcolando 177 voti di margine su Marini, teme di arrivare al quarto scrutinio e di trovare la sorpresa Prodi, sarà compatto sull'ex presidente del Senato. E anche la Lega ha annunciato infine che voterà Marini all'unanimità sin dalla prima tornata, accantonando il candidato di bandiera Manuela Dal Lago.
Rodotà in corsa. Altro nome forte in campo è quello di Stefano Rodotà, per cui anche parte dell'opinione pubblica si sta mobilitando. La base del Pd ha organizzato una protesta alle 13 in piazza Montecitorio con un sit-in "contro Marini e il patto con il Pdl", creando un gruppo su Facebook che ha già raccolto più di 5 mila adesioni.
L'ex garante della privacy, lanciato da Beppe Grillo dopo la rinuncia della Gabanelli e di Gino Strada, è ben visto anche da Sel, al punto che il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, annuncia su Twitter l'esito della riunione dei grandi elettori del suo partito: "Sel decide all'unanimità per il voto a Rodotà". Ma questa divergenza di posizioni, chiarisce a stretto giro Nichi Vendola, "non significa il tramonto dell'alleanza con il Pd".
A favore del giurista, come già detto, anche i renziani, in tutto una cinquantina fra deputati e senatori. "Meglio lui di Marini", ha scandito Matteo Renzi, che ha bocciato con forza l'intesa tra Pd e Pdl sul nome dell'ex sindacalista.
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