mercoledì 24 aprile 2013

Napolitano dà l'incarico a Enrico Letta


Napolitano dà l'incarico a Enrico Letta
Napolitano ha convocato al Quirinale Enrico Letta per conferirgli l'incarico di presidente del consiglio. Nasce il "monti-bis" cone la stessa linea, qualche altra faccia e un ruolo rilevante per gli "amerikani" italiani.

Letta ha naturalmente accettato l'incarico "con riserva" (l'espressione dovuta, visto che ora deve "esperire" la possibilità di fare davvero un governo. Una preoccupazione eccessiva, visto che dopo il "nuemro" di Napolitano alla Camera, nel discorso di insediamento come "nuovo" presidente della Repubblica, è chiaro che i giochi sono già fatti.
"Bene, benissimo", è stato il commento di commiato dell'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. Giuliano Amato, a quanto pare si è detto anche lui "soddisfatto". Probabile dunque che per lui ci sia un governo importante - per esempio quello dell'economia - da cui incombere sui redditi dei cittadini (potrebbe diventare il "ministero della rapina sui conti correnti", visti i suoi precedenti e il "modello Cipro" adottato di recente dalla Troika).

Il ballottaggio col "dottori Sottile" deve essere stato lacerante, per Napolitano, che era arrivato a proporlo anche come proprio successore e lo aveva dato come quasi certo nuovo premier. Poi devono aver prevalso valutazioni di "opportunità". Amato non è stato eletto in parlamento in questa legislatura e neppure nella precedente; dopo aver fatto la "mossa" con Monti - nominandolo nel giro di 24 ore prima senatore a vita e poi presidente del consiglio - gli devono aver consigliato di non ripeterla, per non rafforzare l'impressione univeralmente avvertita di creare un esecutivo "prorpio" anziché espressione del Parlamento.

Anche la questione dell'età deve aver giocato negativamente. Perché un presidente quasi novantenne che incarica un premier con 75 primavere sulle spalle non sarebbe potuto nemmeno sembrare un segnale di "rinnovamento".
Il 46enne Letta, invece, ha tutte le caratteristiche "positive" possibili. E' giovane, è stato eletto più volte, è democristiano di formazione (e quindi può apparire una "compensazione" per gli ex Dc immolati alle divisioni tra i democrati, Marini e Prodi, cui vanno aggiunte le dimissioni di Rosy Bindi). Una conferma di questa esigenza di "rinnovamento frugale" l'ha data lo stesso Letta, arrivando al Quirinale con la sua macchina privata, anziché con l'auto blu (la scorta era dietro...).
Inoltre è certamente più "amerikano" che europeo, come anche Amato e lo stesso Napolitano.
Una collocazione che assicura un margine di attivismo in più in direzione di un "ammorbidimento" degli obblighi previsti dai trattati Ue. E in questa azione potrebbe avere la fortuna congiunturale di trovarsi davanti una Commissione Ue, e quindi anche la maggioranza degli Stati (a cominciare dalla Francia), ormai  spaventata dalle conseguenze assolutamente negative del "rigore" tedesco. Dopo tre anni di massacri sociali in mezza Europa, infatti, l'austerità si è dimostrata una iattura senza fine. Nonostante le promesse della teoria (di Rogoff e Reinhart) non ha affatto prodotto neppure un accenno di "espansione"; ma il suo esatto contrario.
Naturalmente, ora il Pd può tranquillamente essere sciolto nell'acido della "feudalizzazione" interna.

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