VITERBO - «La responsabilità del problema arsenico nell'acqua è della Regione Lazio, che per oltre un anno aveva espresso il commissario straordinario per l'emergenza»: è quanto dichiarato dal presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati, stamattina a T22 Insieme, dove erano presenti anche il sindaco di Viterbo. Giulio Marini e il commissario straordinario dell'Arpa Corrado Carruba.
ilmessaggero.it
VITERBO - «La responsabilità del problema arsenico nell'acqua è della Regione Lazio, che per oltre un anno aveva espresso il commissario straordinario per l'emergenza»: è quanto dichiarato dal presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati, stamattina a T22 Insieme, dove erano presenti anche il sindaco di Viterbo. Giulio Marini e il commissario straordinario dell'Arpa Corrado Carruba.
«Il tema - ha detto Marini - nella Tuscia riguarda 54 comuni, per una popolazione di 294.000 abitanti: tutta la provincia è invasa dall'arsenico. L'inquinamento naturale delle falde acquifere va comunque affrontato come una calamità naturale».
A Viterbo due impianti di potabilizzazione sono in funzione, «spero che in tempi brevi saranno pronti anche gli altri. Ma tutto ciò - ha proseguito Marini - produce costi di gestione elevati: i filtri vanno rigenerati. Certo, in questi anni serviva una politica più salubre, c'era ad esempio un progetto per miscelare le acque» cui non è stato dato seguito, cosa che invece sta accadendo in altre parti del Lazio, come specificato da Carruba.
«Il problema del Viterbese è la frantumazione della gestione idrica: non c'è un unico gestore. Noi facciamo analisi obbligatorie - ha commentato Carruba - lascia però sgomenti che il tema venga affrontato sull'onda dell'emergenza. I cittadini hanno ragione a lamentarsi».
Antonella Litta, dei Medici per l'ambiente, e il presidente del Comitato acqua potabile di Ronciglione, Raimondo Chiricozzi, in una videointervista hanno posto l'accento sui rischi per la salute: nella Tuscia l'incidenza tumorale è del 30-40 per cento in più della norma. In particolare si registrano malattie a vescica, rene, pelle, apparato respiratorio, ischemia e diabete.
«Il problema - ha concluso Parlati - è serissimo, ma non è stato affrontato per molto tempo. I limiti erano stati abbassati a 10 microgrammi per litro già dal '98, la prima deroga c'era stata nel 2001. Dal 1 gennaio scorso, alla scadenza, ci siamo trovati a sbattere contro il problema. I dearsenificatori saranno pronti entro fine 2014, mentre in Toscana hanno risolto quasi tutto. I problemi restano quasi solo nel Viterbese».
La presenza di arsenico oltre il limite è stata infatti riscontrata in 128 comuni italiani: 91 nel Lazio, 8 in Lombardia, 10 in Trentino Alto Adige, 19 in Toscana.
Nessun commento:
Posta un commento