Voto di Palazzo Madama favorevole al nuovo esecutivo, con 233 sì, 59 no e 18 astenuti. Scoppia però la polemica sull'imposta. Franceschini: "Non sarà tolta, ma prorogata". Berlusconi: "Abolirla o niente sostegno a premier". Ue: "Rispettare i target senza nuovo debito". Il presidente del Consiglio: "Nessuna alternativa allo stare insieme".
Berlusconi: “Mi vedo bene come presidente della Convenzione”“Mi chiedete se mi vedo bene come presidente della Convenzione per le riforme. Io sono sempre più bravo in tutto, è certo che mi vedo bene” anche in questo ruolo. Silvio Berlusconi arriva al Senato e rilancia la sua candidatura alla guida della futura Convenzione per le riforme proposta dal governo Letta.
Dopo la fiducia ottenuta ieri dalla Camera con 453 sì, 153 no e 17 astenuti, il governo Letta ottiene il via libera anche dal Senato: 233 sì (Pd, Pdl, Sc, Gal, Svp), 59 no (M5S e Sel), 18 astenuti (Lega). Nel Pd si sono distinti Lucrezia Ricchiuti, che non ha partecipato al voto, e Corradino Mineo, che pur votando sì in Aula ha fatto un discorso molto critico su un governo appoggiato da una maggioranza in cui siedono uomini “che non hanno voluto leggi contro concussione, reato di scambio, corruzione e conflitto di interessi”. Dal canto suo Enrico Letta nella sua replica al dibattito sulla fiducia ha ribadito la necessità di una Convenzione per le riforme. E ha affermato che vista la “situazione di grandissima emergenza” e l’esito elettorale “non ci sono alternative allo stare insieme”. Ma sullo stare insieme di Pd e Pdl, oggi si sono già registrate le prime incrinature, visto che sull’Imu è scoppiata la polemica, con Silvio Berlusconi che minaccia: “O verrà abolito o non sosterremo il governo”.
Scontro Pd-Pdl sull’Imu
Al Pdl non sono infatti piaciute le parole di questa mattina del ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, secondo cui “l’Imu non verrà tolta, ci sarà una proroga per la rata di giugno”. Una dichiarazione che ha provocato la richiesta di chiarimento prima del voto di fiducia fatta a Enrico Letta dal senatore del Pdl Altero Matteoli. Ma il premier, durante la sua replica in Senato non ha chiarito: non ha fatto alcun esplicito riferimento all’Imu, limitandosi a dire che “sulle questioni spinose vale il discorso fatto alla Camera”. E proprio qui sta il problema, perché alla Camera Letta aveva detto: bisogna ”superare l’attuale sistema sulla tassazione” per la prima casa “intanto da subito con lo stop sui pagamenti di giugno” per permettere al Parlamento di attuare una “riforma complessiva” del sistema di imposte.
Un concetto che Pd e Pdl stanno interpretando in senso opposto: sospensione di una rata per il Pd, abolizione per il Pdl. Così per il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio ”l’Imu verrà sospesa per la rata di giugno con l’impegno di alleggerirla soprattutto per i meno abbienti”. Parole a cui si aggiungono più tardi una precisazione dello stesso Franceschini: “Siccome la rata dell’Imu scade a giugno per poterla bloccare va fatto un provvedimento entro pochi giorni altrimenti i comuni vanno avanti. Poi affronteremo il nodo dell’Imu secondo quanto ha detto Letta perché ci vuole un provvedimento strutturale”. Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta pone invece lo stesso aut aut di Berlusconi: “Si mettano l’anima in pace i vari Franceschini, i vari Delrio e chi altri vorrà dire la sua sull’Imu. Se sentono il bisogno di esternare, facendo marcia indietro, cerchino altri spunti. Sull’Imu non si tratta. Per noi valgono soltanto le parole del presidente Letta, pronunciate ieri alla Camera e ribadite oggi al Senato”.
E sui provvedimenti che riguarderanno l’Imu è arrivato anche un commento dal portavoce del commissario Olli Rehn, che invita il governo a rispettare gli accordi con Bruxelles: “Gli obiettivi di bilancio per l’Italia restano invariati” e c’è “piena fiducia che il nuovo governo li rispetterà e lavorerà per facilitare l’abrogazione della procedura per deficit eccessivo”. Bisogna aspettare, ha aggiunto il portavoce, e “vedere come il governo vuole applicare le sue idee rispettando il target del deficit” fissato per l’Italia dal rispetto del patto di stabilità.
Sulla questione interviene anche il segretario della Cgil Susanna Camusso, contraria a un’abolizione tout court dell’imposta sulla prima casa, perché così “vengono sottratte risorse a politiche più necessarie”. Camusso è invece favorevole all’abolizione per chi possiede una sola casa di basso valore.
Letta: “Non ci sono alternative allo stare insieme”
Se non torna esplicitamente sulle questioni spinose come l’Imu, ribadisce invece la necessità di larghe intese. “Non ci sono alternative a quel che stiamo facendo”, sostiene il premier secondo il quale “ha paura di fare scelte come quelle che stiamo facendo ora chi ha paura della propria identità, chi ha paura di avere un’identità debole”. La necessità dell’alleanza tra Pd e Pdl deriva da quella che è la realtà della situazione politica: “Io avrei voluto un diverso esito elettorale – spiega Letta – avrei voluto essere non qui ma magari seduto un po’ più di lato in un governo politico diverso da questo, ma la realtà è quella che abbiamo di fronte”.
Il presidente del Consiglio ribadisce anche la necessità di una Convenzione per le riforme, dal momento che “le nostre istituzioni non funzionano”. E ammette di essersi accorto che sul nuovo governo si è accumulato un carico di aspettative eccessivo: “C’è un’emergenza, che non scompare con la fiducia all’esecutivo”.
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