Tanto rumore per il solito commissariamento del governo italiano. Si dà grande risalto mediatico al fatto che Pd e Pdl si mettano insieme, per nascondere la vera notizia: «Lo fanno per imporre decisioni prese al di fuori dell’Italia, sebbene si dimostrino rovinose». Ci portano al macello: con metodi di “allevamento” sperimentati precisamente nella zootecnia. Parola di Marco Della Luna, scettico nei confronti del governo Letta per un motivo semplicissimo: «Il potere politico è nelle mani di chi ha le leve macroeconomiche, soprattutto di decidere quanta moneta mettere in circolazione, a chi darla, a che tassi, a che condizioni, e di decidere se e quanto lo Stato possa investire, anche a deficit, per indurre l’attivazione dei fattori di produzione, l’occupazione, la crescita», oltre che «decidere sulla regolazione dei cambi valutari e regolamentare le importazioni di beni, servizi e capitali». Quindi, il conflitto d’interessi «non è tra Pd e Pdl, ma tra chi impone quelle decisioni e la gente che ne subisce gli effetti».
Uno Stato senza più potere di spesa può solo “tirare un po’ la coperta”, e stop. L’ennesimo governo “commissariato” dal super-potere che condiziona l’Italia potrà al massimo «spostare un po’ di soldi da un capitolo all’altro della spesa pubblica», magari alleggerire il peso fiscale trasferendolo da una categoria all’altra, «ma non può intervenire sulla recessione strutturale». I paesi dell’Eurozona, ricorda Della Luna, hanno devoluto questi poteri, interamente, ad organismi esterni, in primis la Bce per quanto riguarda il controllo della moneta. E la missione della Bce non è evitare la recessione, ma solo proteggere il potere d’acquisto dell’euro: quindi Francoforte «non può comprare titoli pubblici dai governi, cioè non può finanziarli direttamente, diversamente da altre banche centrali, come la Fed». A differenza della Federal Reserve, la Bce «non può intervenire per invertire una recessione strutturale, né per riequilibrare le disponibilità monetarie e creditizie nei vari paesi dell’Eurozona». Al più, Draghi lancia allarmi e interviene comprando titoli sui mercati secondari di quei paesi che rischiano, col loro default, di far saltare in aria l’euro.
Questo assetto, aggiunge Della Luna, paralizza qualsiasi soluzione positiva: senza possibilità di ottenere finanziamenti, gli Stati non possono usare le leve strategiche macroeconomiche (investimenti produttivi e infrastrutturali) per indurre crescita e piena occupazione, rimediando alla recessione. Via libera invece ai mercati, padronissimi di fare business “dribblando” gli Stati, incastrati dai vincoli di bilancio e impossibilitati a spendere denaro pubblico per il benessere dei cittadini. Un assetto mai sottoposto a validazione popolare, ricorda Della Luna: la politica in Italia ha preferito dividersi su Berlusconi, cioè su un tema praticamente irrilevante rispetto alla vera partita sul nostro futuro, che non si è mai giocata a Roma bensì a Bruxelles. In questo modo, si sta operando una drammatica “ristrutturazione sociale”: una piramide di super-tecnocrati concentra tuttoil potere e la ricchezza in poche mani, mentre il grosso della popolazione è ormai «povero sia di denaro che di diritti politici e civili», e resta in balia “del mercato”.
Per meglio affermare un simile piano egemonico, continua Della Luna, si fa in modo che, almeno per un certo periodo, questo comporti un vantaggio concreto per qualcuno, cioè la Germania, permettendole di «risucchiare capitali, aziende e tecnici dai paesi più deboli e abbattendo la loro competitività industriale». Gioco sleale, che va in porto grazie alla complicità dei paesi forti: «Il vecchio “divide et impera” funziona sempre». Complotto? «No, applicazione alla società dello schema gestionale della zootecnia, stabile e sicuro». E nei circoli che hanno formulato quell’insieme di scelte oligarchiche che producono questo insieme di effetti – Aspen, Trilateral, Bilderberg – troviamo anche il neo-premier Enrico Letta, «che quindi è parte e origine di quei mali che, al popolo, si racconta che dovrebbe risolvere attraverso la tormentosa unione conBerlusconi combinata dalla saggezza di Napolitano nello spirito del patriottismo, rinegoziando anche il patto di Maastricht con i poteri forti: si potrebbe immaginare una balla più grossa?».
In ogni caso, nell’Eurozona gli Stati un tempo sovrani sono stati declassati al rango di enti locali, non più dotati cioè di vero potere di spesa né di autonomia finanziaria. «Marginali sono anche le scelte di politica interna, sicché è risibile presentare come importante la scelta di fare un governo con Berlusconi: cambia ben poco». Tant’è vero che «i governi Berlusconi, esattamente come quelli Prodi e D’Alema, hanno seguito la linea dettata da Berlino e Bruxelles, e il modello economico prescritto da Washington». Il governo Letta? «Farà la medesima cosa, anche perché Enrico Letta, come pure suo zio Gianni, è uomo della finanza internazionale, esecutore dei suoi piani “europeisti” e difensore dei suoi dogmi, come ha messo nero su bianco nel suo libro “Euro sì: morire per Maastricht”. Sicché, «enfatizzare l’inciucio Pd-Pdl o la novità del “governissimo” è risibile, anche perché l’inciucio destra-sinistra, Dc-Pci, è in atto dalla fine degli anni ’40, col ben noto sistema di spartizione dei territori, delle poltrone, della spesa pubblica, dei ruoli morali e politici – sistema in cui, di fatto, il Pci votava oltre l’80% delle leggi di spesa. Il “governissimo” è sempre stato il vero sistema di gestione del paese».
La novità, semmai, sta nel fatto che i due maggiori partiti ora «si accordano per mettere insieme la faccia nella gestione di un periodo pessimo», che genera scontento crescente, in vista di «provvedimenti ancora più impopolari». Il che, per i cittadini, non è una bella notizia: stare insieme al governo significa non dover temere la concorrenza dell’opposizione di fronte a decisioni dure, che magari comporteranno anche disordini e repressioni. La vera instabilità, aggiunge Della Luna, non è nella contrapposizione (fittizia) tra Pd e Pdl, ma in quella (reale e drammatica) tra l’élite mondiale e i cittadini italiani, certo non tutelati dalle comparse politiche nazionali. «Questa contrapposizione reale – aggiunge Della Luna – continuerà a generare e a gonfiare forze rappresentative della protesta dei delusi e degli oppressi di ieri e di oggi, anche se questa volta si riesce a integrare la Lega e a inertizzare provvisoriamente Grillo». Da Monti a Letta: «Non si riesce più ad evitare che l’opinione pubblica percepisca che i governi italiani sono tutti e inevitabilmente governi “Bildermerkel”», con programmi «imposti da burattinai stranieri», chiaramente «a danno di un paese e di un elettorato ormai svuotati di ogni autonomia, ridotti a colonia, e i cui riti elettorali e parlamentari non hanno alcun effetto o utilità».
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