Bruxelles deciderà nelle prossime settimane se chiudere o meno la procedura d’infrazione contro l’Italia. La Commissione Ue avverte che "non guarda solo al rapporto deficit/Pil, ma anche agli sforzi che si fanno nel tempo".
L’Eurostat stima un deficit italiano al 3 per cento del Pil nel 2012, in rialzo di 0,1 punti dalla stima provvisoria di febbraio. Bruxelles ricorda quindi che, mentre l’Italia non ha ancora un nuovo governo, la strada economica per il prossimo esecutivo è stretta e in salita. E risulta quindi difficile pensare che le proposte di diminuzione delle tasse come l’abolizione dell’Imu e la cancellazione del punto in più di Iva - puntualmente elencate da chi chiede ai partiti di fare in fretta – potranno essere raggiunte nel breve termine.
Il primo scoglio da affrontare è l’eredità lasciata dal Documento di economia e finanza presentato nelle ultime settimane dal governo uscente. Che, a giudizio di Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, “contiene un’amarissima sorpresa”, perché “il governo Monti lascia manovre da fare per 1,4 punti percentuali del Pil all’anno a partire dal 2015″ pur non dicendo nulla su alcune spese non iscritte a bilancio ma di fatto inevitabili come la cassa integrazione in deroga ai contratti precari in scadenza nelle pubbliche amministrazioni e la ricostruzione delle zone terremotate.
Sull’economia italiana peserà sicuramente anche l’atteso sblocco dei 40 miliardi di euro che le pubbliche amministrazioni devono alle imprese, che farà aumentare lo stock di debito per lo stesso ammontare visto che l’operazione sarà finanziata con l’emissione di nuovi titoli di stato. Un’operazione che porterà – secondo il ministro dell’economia Vittorio Grilli – “a un aumento del rapporto debito-Pil fino a tre punti nei prossimi due anni”.
In questo contesto i dati pubblicati dall’Eurostat sono cruciali perché determineranno la decisione di Bruxelles, attesa a fine maggio, in merito all’uscita o meno dell’Italia dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Il nostro Paese assieme ad altri 16 è infatti ancora nell’elenco degli Stati membri con deficit superiore al 3 per cento e per chiudere la procedura avviata nel 2009 il deficit deve essere sotto il 3 per cento nel 2012, 2013 e 2014.
Le stime europee del 2013 al momento lo danno al 2,1 per cento (ma c’è da aggiungere i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione che secondo il governo lo porteranno al 2,9 per cento) e la stessa cifra è attesa anche per il 2014. L’Eurostat ha fatto sapere inoltre che il debito italiano nel 2012 si attesta al 127 per cento del Pil, leggermente sotto la stima precedente, pubblicata a febbraio, che era al 129,1 per cento. E il deficit della zona euro nel 2012, sempre secondo l’Eurostat, è al 3,7 per cento, in discesa rispetto al 4,2 per cento del 2011.
La Commissione europea ha fatto sapere commentando i dati Eurostat che per la chiusura della procedura di deficit eccessivo contro l’Italia “non guarda solo al criterio del 3 per cento del rapporto deficit/Pil, ma anche agli sforzi che si fanno nel tempo”. Il rapporto deficit/Pil “è un valore nominale legalmente vincolante“, ha sottolineato Olivier Bailly in un briefing con i giornalisti a Bruxelles, “ma oltre a questo abbiamo una lista di criteri da valutare, tra cui la qualità degli sforzi fatti da un Paese per ridurre il deficit ed il debito pubblico”.
Mentre il commissario agli affari economici Olli Rehn ha di recente affermato che l’Italia è sulla buona strada per chiudere la procedura d’infrazione, ma oltre ai dati Eurostat sul 2012 si dovranno aspettare le nuove previsioni economiche che Bruxelles pubblicherà il 3 maggio, e che terranno in considerazione anche i pagamenti dei debiti dello Stato alle aziende.
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