mercoledì 5 settembre 2012

Via da Bruxelles e dall’euro: legge di iniziativa popolare

Claudio Borghi Aquilini
Moneta sovrana nazionale al posto dell’euro, riappropriazione dei diritti di signoraggio, liquidazione del capitale italiano versato alla Bce, esclusione dell’Italia dall’area Schengen e rescissione dagli obblighi relativi ai trattati “Basilea 2” e “Basilea 3” da parte del sistema bancario e creditizio italiano. E’ una rivoluzione, quella che il movimento “Libera Italia” affida a una legge di iniziativa popolare che, una volta approvata, costringa il governo a prendere le distanze da Bruxelles e dai suoi trattati-capestro, imposti d’imperio in questi anni senza mai una validazione referendaria. «E’ un segnale concreto di risveglio», spiega il sondaggista Bruno Poggi, segretario di “Libera Italia”. Una legge, dunque, che deleghi il governo a «negoziare sul recesso unilaterale dell’Italia dall’Ue». Obiettivo: «L’Italia fuori dall’Unione Europea, per poi rinegoziarne l’ingresso», sulla base di condizioni che rispettino la sovranità democratica.
«Non è più il tempo di traccheggiare», afferma Poggi, portavoce del piccolo movimento di impostazione liberale nato nel maggio scorso. Un progetto senza precedenti: si tratta, infatti, della prima iniziativa legislativa in assoluto per uscire dalla moneta unica messa a punto nell’Eurozona. «Il fallimento dell’euro è un fatto risaputo – sostiene Poggi – ma nessuno fino a questo momento ha avuto l’onestà di ammetterlo pubblicamente». Handicap: «L’Unione Europea così come è stata concepita, senza un’unione politica alle spalle, non va da nessuna parte». Da qui la necessità di superare l’euro, «valuta utile solo alla Germania ma dannosa per tutti gli altri Paesi». Plaude l’economista milanese Claudio Borghi Aquilini: «Vedo con favore qualsiasi spunto che consenta di aprire un doveroso dibattito su una questione di importanza fondamentale per ilfuturo dell’Italia».

Docente di economia all’università Cattolica di Milano, Borghi Aquilini è certo che «i danni economici generati dalla struttura sbagliata dell’Unione Europea sono sotto gli occhi di tutti e le soluzioni che ci vengono proposte come “inevitabili” sono create dagli stessi che finora hanno sempre sbagliato». Le storture della moneta unica sono confermate da economisti internazionali di statura mondiale, come Krugman e Stiglitz. Posizioni confortate oggi da «un sentimento di avversione diffuso e crescente tra la popolazione italiana». Per questo, aggiunge il professore, «una riflessione euro crashnon dogmatica sulla nostra permanenza nell’euro dovrebbe essere un obbligo per qualsiasi forza politica». Peccato che nessuno dei maggiori partiti abbia finora osato aprire ufficialmente il problema.
L’euro resta sostanzialmente un tabù politico, specie per l’area del centrosinistra che – come accusa Paolo Barnard – dell’euro è stata la grande sostenitrice italiana. D’Alema e Amato, Prodi e Andreatta, Ciampi e Padoa-Schioppa: esponenti di punta del “vero potere”, inseriti nei posti-chiave nel cruciale passaggio tra la prima e la seconda repubblica, quando l’élite finanziaria franco-tedesca – in prima fila Mitterrand e uomini come Delors e Attali – misero fine a alla sovranità monetaria e inaugurarono la tragedia del debito pubblico, trasformato in un incubo data l’impossibilità per gli Stati dell’Eurozona di far fronte alla spesa pubblica, non disponendo più della facoltà di emettere moneta. Se la politica tace, a smuovere le acque provvede oggi “Libera Italia”, che alla Cassazione propone anche una riforma del sistema bancario «finalizzato a realizzare Claudio Messorafinalmente la separazione delle attività bancarie ordinarie da quelle speculative».
Se la riforma del sistema bancario tocca un nervo scoperto, resta assolutamente dirompente la proposta di legge sull’uscita dell’Italia dall’Unione Europea. Testo depositato in Cassazione si basa su quattro mosse. Primo, la delega al governo per la rescissione unilaterale dell’Italia dall’Unione Europea, entro tre mesi dall’eventuale approvazione della legge. Secondo: il rientro negoziato dell’Italia nell’Unione, a condizione che il paese si riappropri dei diritti di signoraggio e della moneta sovrana, restando fuori sia da Schengen che dai trattati bancari di Basilea. «Non mi aspetto che questo Parlamento di nominati, espressione di poteri che afferiscono ovunque, ma non certo ai cittadini, prenda in esame una proposta di legge popolare: non siamo mica in Svizzera», scrive Claudio Messora sul blog “Byoblu”. E poi ci sono precedenti illustri: proposte come quella di Grillo per cacciare dal Parlamento i condannati in via definitiva languono nei cassetti polverosi del Senato da anni. «Ma intanto è un segnale: non tutti dormono, dalle Alpi in giù».

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