Secondo i dati dell'Osservatorio regionale delle dipendenze della Lombardia "l'auto coltivazione di erba registra un sensibile aumento". Nel 2011 dalla Marmolada all'Etna sono state sequestrate 563.198 piante. Si coltiva per lo più, per uso personale, ma molti sono finiti in galera per poche piantine. E si può finire nei guai anche per la "canapa sativa" che serve per la cellulosa ed è perfettamente legale.
repubblica.it VALLE DEL PANARO (Modena) - Roberto è molto arrabbiato. "La siccità mi ha messo a terra. Ho piantato la 'Marija' in mezzo a quel campo di granoturco - lo vede là sotto? - e me la sono annaffiata da maggio a fine agosto. Di sera, ovviamente. Il risultato? Il granoturco si è seccato a causa del gran caldo, e le uniche piante verdi in mezzo a tutto quel giallo sono quelle della mia marijuana. Così si vedono benissimo, anche da lontano. Chi ha il coraggio di andare a raccoglierle? Niente di più facile che le abbiano viste anche i carabinieri. Magari aspettano che io entri nel campo per bloccarmi e mandarmi in galera". Settembre, è tempo di raccolto anche per la cannabis. In questa valle e nelle valli di mezza Italia, nelle pianure (fra le viti pronte alla vendemmia e fra le ultime piante di pomodoro), fra i cespugli delle colline, alla prima luce dell'alba e all'ultima del tramonto i "contadini della Marija" vanno a raccogliere il frutto del loro lavoro clandestino. Sono decine di migliaia e in continua crescita. Non ci sono numeri precisi, perché questi strani coltivatori non hanno certo un albo o un'associazione di categoria. Ma solo nel 2011 (il dato è tratto dal Terzo libro bianco sugli effetti della legge Fini - Giovanardi) dalla Marmolada all'Etna sono state sequestrate 563.198 piante di canapa. Numero che si può moltiplicare per cinque, perché secondo la Dea, agenzia americana antidroga, lo stupefacente sequestrato è solo il 20% di quello prodotto.
I consumatori dell'erba - secondo l'Oedt (Osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona) - sono 5 milioni in Italia e 78 milioni in Europa. "Ventinove Paesi sui trenta della comunità europea - ha dichiarato il direttore dell'Oedt, Wolfgang Goitz - hanno coltivazioni sul proprio territorio. È un mercato notevole e in continua evoluzione, molto diverso ad esempio da quello degli anni '60, quando l'importazione di cannabis era un fenomeno da 'amatori'". Secondo il Prevo. Lab (Laboratorio previsionale) dell'Osservatorio regionale delle dipendenze della Lombardia "l'auto coltivazione di marijuana registra un sensibile aumento". "Assieme all'auto coltivazione - ha detto il responsabile scientifico Prevo. Lab, Riccardo Gatti - si assiste allo spostamento di vere e proprie coltivazioni da altri paesi all'Italia". Nel bollettino di questo Laboratorio previsionale si legge che nel 2015 i consumatori di cannabinoidi saranno il 5% in più rispetto al 2012, "5,8 milioni di individui, circa il 15% della popolazione italiana fra i 15 e i 64 anni".Roberto, dall'alto di una collina, osserva la sua macchia verde nel campo giallo. "Credo di avere sbagliato tutto. Ho seminato troppo presto, a fine marzo, e così le piante - sono sette - sono cresciute troppo, quasi tre metri, e si vedono da lontano. Il mio amico S. ha seminato a fine aprile e adesso ha piante più piccole, un metro e mezzo, e sta già raccogliendo". Roberto è un contadino della Marija ormai da cinque anni. "Sono un amante della cannabis, mi faccio spinelli e non spaccio. Il lavoro è lungo e rischioso, non è che puoi andare nel tuo "orto" una volta al mese. Semini, innaffi, concimi e aspetti. Capisci quando una pianta è un maschio - che non produce marijuana e va eliminato - quando appaiono i fiori. Quelli del maschio hanno pallini bianchi, li riconosci subito. Se va bene, con l'infiorescenza della pianta femmina alta ad esempio un metro e mezzo o due metri, ti fai due etti di Marija. Sul mercato la pagheresti 700 - 800 euro all'etto. Io invece mi faccio la scorta per me e qualche amico. Mezzo grammo a spinello, con un etto ti fai duecento canne. Con due spinelli al giorno, vai avanti più di tre mesi. Poi apri un altro barattolo. Ti puoi fare, se vuoi, anche del buon hashish. Sbatti con forza le cime dell'erba su un tavolo e così esce il polline. Poi lo compatti ed hai l'hashish, molto più buono di quello che trovi dagli spacciatori a 10 - 15 euro al grammo. Quelli, per fare peso, impastano il polline con ogni tipo di m....".
Roberto non è un 'fricchettone'. Cinquant'anni, due figli, un lavoro come impiegato. Gli 'amatori' degli anni '60 sono ormai un ricordo. Fare una fotografia ai contadini dell''erba' significa fotografare l'Italia. Basta leggere i bollettini della repressione. "A Zagarolo arrestato un medico di base di 58 anni. Aveva 21 piante di cannabis alte circa 2 metri". "A Roiate bloccato un pastore che in località Marrapiana curava una decina di piante di marijuana". "A Massa Carrara un imprenditore di 60 anni, dopo il fallimento della sua azienda, aveva seminato cannabis nel giardino di casa. Arrestato per coltivazione di 60 piante". "Maresciallo dei carabinieri arrestato a Grotte di Castro. Coltivava 17 piante nel giardino della caserma". "Nei pressi di Siena arrestata una coppia di allevatori. Nel recinto della cannabis, per tenere lontano i curiosi, avevano messo due cani e un toro da monta". Ogni settimana, decine di flash di agenzie raccontano la guerra contro gli appassionati della Marija fai da te. Si finisce in galera - a San Giovanni La Punta di Catania - per 5 piante di cannabis indica o per dieci piccole piante - in un appartamento di Carini - trovate su un balcone.
Nel 'Terzo libro bianco sugli effetti della legge Fini - Giovanardi' - curato da Antigone, Cnca, Forum droghe e Società della Ragione, con l'adesione di Magistratura democratica e Unione Camere penali - nel 2011 gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi sono passati dal 28% del 2006 al 33,15%. Le denunce per detenzione illecita a fini di spaccio sono passate da 29.724 nel 2006 a 33.686 nel 2011. Di queste 14.680 sono per cannabis, pari al 41%, di cui 8.535 per hashish, 5.211 per marijuana e 1.416 per coltivazione di piante.
Non ci sono soltanto i piccoli 'imprenditori'. A Roma, fra la Casilina e la Tuscolana, a metà agosto è stata trovata (a conferma della denuncia del Prevo. Lab) la più grande coltivazione di marijuana mai scoperta nella capitale. Novecento piante nascoste in un vecchio tunnel della metropolitana, con annaffiatoi automatici e lampade per mantenere umidità e temperatura tropicali. Produzione a ciclo continuo, affari per milioni di euro. "Chi coltiva per uso personale - racconta Giuseppe Nicosia, 35 anni, di Caltanissetta - lo fa soprattutto per non dare denaro alla criminalità organizzata, che gestisce piantagioni come quella di Roma o come quella trovata a Gela, un ettaro di cannabis". Giuseppe Nicosia è stato arrestato nell'ottobre del 2008 perché in una casa di sua proprietà erano state trovate 60 piante di marijuana. "Era la prima volta, avevo seminato molto perché mi avevano detto che il 90% delle piante poteva andare perduto. E invece, anche per merito della mia laurea in Scienze naturali, la produzione è stata ottima". Sulla propria esperienza, e soprattutto sulla vita in carcere, il ragazzo di Caltanissetta ha scritto un bel libro, 'Leone bianco, leone nero - la legge non è uguale per tutti', Lg edizioni.
"Si coltiva perché vuoi avere merce di buona qualità senza spendere troppo, e soprattutto perché non vuoi entrare nel mercato dello spaccio che, non soltanto nella mia Sicilia, è la prima fonte di guadagno della criminalità organizzata. Si coltiva la cannabis - io, a causa della mia vicenda, ovviamente ho smesso - così come altri fanno l'orto e curano gli ulivi o le viti. Ci si vanta, 'la mia è più buona della tua', si fanno scambi. Se fai un buon vino o un buon olio, li fai assaggiare agli amici... Si va in carcere anche con cinque piante perché, dicono le forze di polizia, 'se produci un chilo di marijuana, vuol dire che sei uno spacciatore'. Ma non è così. Si raccoglie una volta all'anno, così come si vendemmia o si spremono le olive e poi si deve aspettare il nuovo raccolto".
In carcere per due mesi, Giuseppe Nicosia ("Io non bevo, non fumo, sono un salutista e adesso ho anche un attestato di educatore alimentare") ha incontrato i narcotrafficanti. "L'erba comprata per strada - gli hanno spiegato - è tutta erba pressata, proveniente per lo più dall'Africa settentrionale e da qualche Paese dell'Est. Ha dei costi all'ingrosso ridicoli, cioè ben sotto un euro al grammo. E' un prodotto molto scarso, pieno di semi, rami e foglie. Giunge da noi in buste sottovuoto, disidratata. Quando arriva, viene messa a bagno in ammoniaca. Riprende volume e si mette ancora una volta ad asciugare. Una volta asciutta, si rivende ricavandoci dai cinque agli otto euro al grammo".
"Ora sono impegnato - racconta l'autore di 'Leone bianco, leone nero' - nell'associazione Sicilcanapa, che vuole rilanciare questa pianta un tempo preziosa in mezzo mondo. Basta un solo esempio: la cellulosa. Un ettaro di canapa sativa ne produce come quattro ettari di foresta, e in più matura in sei mesi e non in venti o trent'anni". Ma ci sono problemi anche per chi produce canapa per uso industriale o agricolo. "Nel 1999 - dicono Jacopo Rossi e la sua compagna Marzia, nella valle di Rubicone - ho cominciato a produrre cannabis sativa, quella lanciata dalla Comunità europea, con Thc (tetracannabinolo) inferiore a 0,5. C'era anche un finanziamento pari a 1,2 milioni di lire per ettaro. I problemi nascono anche mancata preparazione delle forze dell'ordine che, ad esempio, in un mio capannone hanno trovato "tonnellate di marijuana" che in realtà erano canapa sativa. Ci sono poi difficoltà nella gestione dei semi. Compri quelli certificati ma se per caso - a noi è successo per la dimenticanza di un nostro contadino - dopo il raccolto non fai un'aratura profonda, l'anno dopo nascono spontaneamente piante che hanno un Thc più alto e fuori dalla legge". Un arresto, un'assoluzione, ancora un appello. "Anni di lavoro buttati via, ma noi continuiamo a credere nella canapa. Stiamo producendo piccole quantità di olio essenziale, con estrazione a freddo in correnti di vapore. Può essere usato per scopo alimentare e soprattutto medicinale. Lo doniamo ad esperti che studiano cure omeopatiche".
- Ecco il nuovo "sceriffo dei cieli" L'aereo che "vede" lo spettro dell'erba
E' un vecchio idrovolante sul quale sono stati montati due sofisticati sensori. Le prove, la scorsa estate in Albania. Adesso è operativo ed è in grado di scovare le coltivazioni di marijuana più nascoste. Sorvolando la Calabria a caccia di droga. Con risultati positivi: quattro piantagioni che, prima, non sarebbe stato possibile trovare
C’è un nuovo sceriffo nei cieli, Un aereo speciale che in volo riesce a fiutare l’"emerald green", la marijuana, anche a centinaia di metri di distanza. Sulla fusoliera porta lo stemma degli uomini del comando Aeronavale della Guardia di Finanza. Hanno preso un vecchio modello di idrovolante Piaggio 166-DP1, hanno sostituito i motori e ci hanno installato sopra i due più moderni sensori in circolazione, in grado "leggere la risposta radiometrica del terreno, attraverso la firma spettrale della vegetazione". Tradotto significa che possono scovare le piante di cannabis anche in mezzo a sterpaglie e boscaglia. E Repubblica ha potuto assistere pochi giorni fa a un’ operazione reale nel sud Italia."Il battesimo dei due sensori "Casi" e "Tabi" che abbiamo montato a bordo - spiega il comandante Stefano Bastoni prima del decollo dalla base di Pratica di Mare - l’abbiamo fatto quest’ estate sulle colline dell’Albania, uno dei 5 produttori mondiali di cannabis. Tra il 4 e il 21 luglio, nel corso di 16 missioni consecutive, abbiamo scoperto 255 piantagioni illegali, quando a occhio nudo ne erano state rilevate non più di 62. Un successo. E l’ aereo può essere usato anche per rilevazioni dall’ alto di amianto o discariche abusive".
Oggi il piano di volo prevede la copertura di tre aree in Calabria, una superficie montuosa di circa 64 km quadrati difficilmente accessibile via terra. Sono state segnalate piante sospette e i finanzieri devono fare le verifiche. L’operazione consiste in 12 passaggi ripetuti a velocità ridotta (massimo 200 km all’ ora) sull’ area definita a 7000 piedi d’ altezza. Se il tempo è clemente e il cielo sereno, i due sensori registreranno 20 gigabyte di dati ad ogni passaggio. "Non avremo subito i risultati - spiega durante il volo di avvicinamento il vicebrigadiere Dario Balestra, che controlla il Casi e il Tabi - i dati che il sistema registra sono grezzi, vanno trattati. A questo penseranno i ricercatori della Seconda università di Napoli, con cui collaboriamo. Tempo due-tre giorni e avremo la mappa di quello che c’è qui sotto".
Anche perché "qui sotto", durante il volo, si vede solo una massa indistinta di verde di tutte le sfumature, alberi, boschi, sterpaglie, pini. Ma qualcosa colpisce l’ occhio allenato del capitano Gianfranco Origlio, che sta pilotando l’ aereo. Lui di voli a vista prima dell’ arrivo dei supersensori ne ha fatti a centinaia, per rintracciare l’ "emerald green", il verde smeraldo brillante che distingue una pianta di marijuana da un comune pino mediterraneo.
"Eccola là, eccola là, l’abbiamo trovata", urla all’ improvviso Origlio, lasciando la cloche al vice pilota per inforcare una macchina fotografica digitale. E a bordo si consuma questo scontro modernissimo tra l’ uomo che ancora si fida del suo occhio e della sua esperienza, e la coppia di supersensori. Origlio scatta foto, i microprocessori incamerano numeri e dati. Dopo sei ore di volo, una breve sosta a Vibo Valentia per fare rifornimento e il ritorno a Pratica di Mare. Con una domanda per Origlio.
"Beh, non posso dire di essere sicuro al cento per cento che quelle erano piante di marijuana - ammette nell’hangar della base - le foto sono un po’ confuse". Dopo alcuni giorni però il responso dei ricercatori dell’Università di Napoli indica che nell’area sorvolata ci sono 4 piantagioni di cannabis. E non si capisce se ha "vinto" l’ uomo o la macchina. Di sicuro hanno perso i coltivatori abusivi di erba.
Nessun commento:
Posta un commento