mercoledì 26 settembre 2012

Il Sud rischia di diventare un deserto industriale

Rapporto Svimez

L'allarme nel dossier 2012: nel Mezzogiorno la disoccupazione reale supera il 25% e lavora meno di una giovane donna su quattro. Il pil scende, e l'emigrazione interna riprende a galoppare. "Ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio col Nord" Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale e segregazione occupazionale, dove i consumi non crescono da quattro anni, la disoccupazione reale supera il 25% e lavora meno di una giovane donna su quattro. E' il quadro po edificante che emerge dal Rapporto Svimez 2012.                  di rassegna.it
foto di Attilio Critstini (immagini di foto di Attilio Critstini)
Dal 2007 al 2011, l'industria al Sud ha perso 147 mila unità (-15,5%), il triplo del resto del Paese (-5,5%), e ha accelerato la fuga verso Nord degli abitanti. Nel 2011 i pendolari di lungo raggio sono stati quasi 140 mila (+4,3%), dei quali 39 mila sono laureati.

Oltre un milione e 350 mila persone sono infatti emigrate dal Mezzogiorno dal 2000 al 2010. Nello stesso decennio, il Pil pro capite meridionale è passato dal 56,1% di quello del settentrione al 57,7%. “Continuando cosi' ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord”, osserva Svimez nel rapporto. Per cambiare passo, l'associazione propone un nuovo paradigma per il Sud “capace di integrare sviluppo, qualità ambientale, riqualificazione urbana e valorizzazione del patrimonio culturale”. Nel 2012, in ogni caso, il Pil del Mezzogiorno sarà in calo del 3,5%, i consumi del 3,8% e gli investimenti del -13,5%, secondo il Rapporto. Il Pil nazionale, invece, ripiegherà del 2,5% grazie al risultato del Centro-Nord (-2,2%). La recessione continuerò poi al Sud nel 2013 (-0,2%) mentre l'Italia crescerà dello 0,1% e il Centro-Nord dello 0,3%.

Il divario è aggravato, per Svimez, dalle manovre del 2010-2011 che pesano per 1,1 punti sul Pil nazionale, per 2,1 punti al Sud e solo 0,8 al Centro-Nord. Nel 2011 la regione più ricca è stata la Valle d'Aosta, con 32.602 euro, seguita da Lombardia (32.538), Trentino Alto Adige (32.288), Emilia Romagna (31.524 euro) e Lazio (30.884 euro).

Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.980 euro). Seguono la Sardegna (20.080), il Molise (19.748), la Basilicata (18.639 euro), la Sicilia (17.671), la Puglia (17.102) e la Calabria (16.603). La regione più povera è invece la Campania, con 16.448 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera, dunque, è stato nel 2011 di oltre 16mila euro: in altri termini, un valdostano ha prodotto nel 2011 oltre 16mila euro in più di un campano.

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