Una moneta fatta in casa, utilizzabile solo nei confini comunali. Il sogno (o la minaccia) di tanti movimenti indipendentisti ha trovato applicazione in alcuni comuni italiani l'ultimo a Napoli, ma anche a Bristol, città di 400mila abitanti ubicata nella zona Sud-Ovest dell'Inghilterra. Da qualche giorno hanno preso a circolare in città i Bristol Pound, che si affiancano alla tradizionale possibilità di pagare in sterline, con il cambio uno a uno.
Circa 300 i negozi (tra quelli fisici e i servizi online) che hanno accolto l'invito dell'Amministrazione comunale, accettando questo nuovo mezzo di pagamento, stampato nei tagli da 1, 2, 5, 10 e 20 unità. Anzi, per sostenerlo hanno introdotto sconti tra il 5 e il 10% per chi paga in Bristol Pound. L'iniziativa è stata invece accolta freddamente dalle catene - come Tesco e Starbucks - presenti in città, che rilevano l'impossibilità di scambiare questa moneta al di fuori dei confini comunali. Ma di questo non si preoccupa Ciaran Mundy, a capo del movimento promotore del nuovo strumento di pagamento: "L'obiettivo è di sostenere l'economia locale, quindi siamo contenti se i grandi gruppi che arrivano da fuori restano fuori dal circuito".
I vari esempi di monete complementari si ispirano alla Wir Bank (ex Swiss Economic Circle), realtà fondata nel 1934 (per sopperire alla carenza di liquidità), che oggi conta 60mila aziende associate. Si tratta di una rete di scambio nella quale tutte le transazioni vengono sia addebitate che accreditate dall'ufficio centrale, e non sono consentiti prelievi di liquidità dai depositi.
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