Alta tensione in Spagna a poche ore dall'approvazione della proposta di finanziaria del governo che prevede nuove riduzioni della spesa pubblica, dei sussidi e il congelamento degli stipendi del pubblico impiego. Grande manifestazione anti-austerity anche a Lisbona. Lievi incidenti nella notte.
dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMODoveva essere una manifestazione pacifica, senza provocazioni, incidenti, azioni di forza. Ed è stato così. Nonostante le lettere allarmate degli alberghi, gli appelli della polizia e delle autorità. L'invito, quasi un ordine, ad evitare le strade attorno a piazza Neptune, diventata il simbolo della nuova ondata di proteste organizzate dal movimento 25-S: la data del primo corteo spontaneo, quello che si è concluso con la carica dei 1500 agenti schierati a difesa del Parlamento, gli inseguimenti per le strade, nei negozi, nei ristoranti, fino alle gallerie della metropolitana dove ci sono stati pestaggi e violenze indiscriminate. Una reazione improvvisa, sproporzionata, brutale: oltre 70 feriti, di cui uno ancora in gravissime condizioni, 34 arresti ( poi rilasciati) per attentato alle istituzioni dello Stato e resistenza.
Solo in serata, anzi quasi a notte fonda, la tensione è salita, alla fine della manifestazione. Ci sono stati tafferugli tra polizia
La paura comunque è stata sconfitta. Ha prevalso una nuova maturità politica, la voglia di tornare ad essere protagonisti del proprio futuro. Nonostante fosse stata dichiarata illegale, la manifestazione ha raccolto migliaia di uomini e donne, di tutte le età e condizioni sociali. Questo movimento non ha leader, né sedi. E' un movimento spontaneo, trasversale, che nasce sulla Rete e con la Rete comunica, sollecita, discute, propone. Ha indetto due concentramenti: a piazza del Sol e a piazza Neptune.
Bastava collegarsi al sito del 25-S per avere indicazioni precise su quelli che dovevano essere gli obiettivi e le parole d'ordine. Niente bandiere, niente simboli di partiti e sindacati. Niente violenza. Solo atti di disobbedienza civile. Sedersi per terra, opporre una resistenza passiva. E poi i cartelli e gli striscioni con tanti "no": rifiuto di una classe politica che non rappresenta gli interessi della gente, rifiuto di una crisi provocata da altri, rifiuto di una vita senza lavoro e prospettive. Madrid non è sola. Anche a Lisbona 1e ad Atene, altre migliaia di persone scendono per le strade per gli stessi motivi e con gli stessi obiettivi.
Qui, davanti a un muro di transenne creato dalla polizia per proteggere le Cortes, il Parlamento spagnolo, la folla con le ore diventa sempre più imponente. Nessuno si sposta, nessuno lascia il campo. Una folla ordinata e compatta. Si lanciano pochi e semplici slogan: si chiedono a gran voce le dimissioni del governo che ha appena presentato una seconda manovra con misure devastanti per una Spagna già messa in ginocchio dalla recessione. Le violenze di mercoledì scorso, negate fino all'ultimo dalla polizia ma confermate dai video postati sul web, hanno spinto il ministero degli Interni alla prudenza.
Dietro le transenne ci sono cordoni di agenti che restano a distanza. Niente manganelli, caschi e scudi. Si cerca di dissuadere la gente. Ma la presenza di migliaia di persone che si snodano nelle vie di tutto il centro trasforma un atto illegale in un gesto civile legittimo. La vera violenza, si legge in uno striscione, è rubare la sovranità popolare. C'è voglia di ripartire dal basso, di decidere e di poter incidere. Nelle scelte che riguardano tutti.
Il governo di Mariano Rajoy ha riferito stamane in Parlamento le misure della manovra aggiuntiva. Adesso le Cortes sono vuote e chiuse. Sfuma l'idea di una grande catena umana che avrebbe dovuto circondarle. Un assedio, mano per mano, che la polizia ha cercato di impedire bloccando tutte le vie di accesso con transenne e blindati. Ma che la folla sempre più imponente nei fatti ha realizzato.
Dopo quattro ore, sale improvvisamente la tensione. Esplode un petardo. La polizia indossa subito caschi e manganelli, la folla indietreggia e sbanda. Ma è solo un momento. Tutti invitano alla calma, tutti si siedono a terra, alzano le mani in segno di resa, urlano ai poliziotti di non intervenire: "Non ci picchiate, siamo dalla stessa parte". La tensione si allenta. Faceva impressione, a notte fonda, vedere ancora decine di migliaia di persone, pacifiche e compatte, cingere il palazzo del potere in una grande morsa di condanna.
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