La proposta di legge di iniziativa popolare per il reddito minimo garantito in Italia lanciata a giugno (e che continua a raccogliere adesioni e sostegno) terminerà a dicembre.
Solo in Italia ed in Grecia non esiste un sussidio di disoccupazione o un reddito garantito
per chi si trova senza lavoro. Permettere ad un individuo di avere un
minimo di possibilità di non vivere sotto scacco di povertà sarebbe un
gesto di civiltà, allontanerebbe il pericolo del clientelismo e darebbe
dignità anche agli individui non occupati. Ho firmato perché sono
convinta che in stato di povertà l’essere umano non abbia le risorse non
solo pecuniarie ma anche mentali di prospettare un futuro. Perdere il
lavoro o non trovarlo ci mette nella condizioni di sviluppare
depressione ed ansia. Se ci pensiamo il carico economico
della disoccupazione e povertà lo paghiamo lo stesso in cure mediche,
perché è noto che soggetti depressi ricorrano più spesso a cure mediche e
ospedalizzazioni. Il diritto al lavoro è anche diritto alla dignità e
autorealizzazione. I detrattori di tale proposta di legge potrebbero
obiettare:
In Italia c’è corruzione anche nella popolazione, pensiamo ai falsi invalidi e al lavoro in nero
sommerso, in questa proposta di legge ci sono seri controlli che
impediscano a persone occupate di “rubare” il salario garantito a chi
davvero ne ha bisogno?
Come si finanzierebbe tale proposta?
c’è il rischio di fuga di capitali qualora si imponesse una sostanziosa
patrimoniale alle fasce più abbienti?
Voi cosa ne
pensate? Intanto nel resto d’Europa questa legge c’è già : la direttiva
92/411 impegnava gli stati membri ad adottare misure di garanzia di
reddito.
Negli stati membri dell’Eu il reddito di cittadinanza è chiamato in vari modi:
In Belgio
è chiamato Minimax, ed è un diritto individuale che garantisce un
reddito minimo a chi non dispone di risorse sufficienti per vivere.
In Lussemburgo
è chiamato Revenue Minimum Guaranti ed è un riconoscimento individuale
“fino al raggiungimento di una migliore condizione personale”.
In Austria
c’è la Sozialhilfe, un reddito minimo garantito che viene aggiunto al
sostegno per il cibo, il riscaldamento, l’elettricità e l’affitto per la
casa.
In Scandinavia c’è lo Stønad til
livsopphold , letteralmente reddito di esistenza, erogato a titolo
individuale a chiunque senza condizione di età.
In Olanda
ce ne sono due tipi. Il primo è il Beinstand, un diritto individuale e
si accompagna al sostegno all’affitto, ai trasporti per gli studenti,
all’accesso alla cultura.
Il secondo è il Wik, un reddito
destinato agli artisti per “permettergli di avere tempo di fare arte”.
(Vien voglia di trasferisi immediatamente!)
In Germania c’ è l’ Arbeitslosengeld II
In Gran Bretagna,
c’è l’ Income Based Jobseeker’s Allowance è una rendita individuale
illimitata nel tempo, rilasciata a titolo individuale a partire dai 18
anni di età a tutti coloro i cui risparmi non siano sufficienti per un
dignitoso tenore di vita. Viene inoltre garantita la copertura
dell’affitto (Housing benefit). In Francia vi è il Revenu de solidarité
active (RSA).
Lettura consigliata: Il reddito di cittadinanza. Una proposta per l’Italia e per l’Europa.
“Il
venir meno della promessa del lavoro per tutti (mito degli anni
Cinquanta) e l’affermarsi di condizioni lavorative saltuarie pone il
problema di come assicurare a tutti condizioni di vita dignitose. Il
tema è quello del “reddito garantito” o “reddito di cittadinanza” o
“basic incom”, cioè di un reddito minimo assicurato dallo Stato in
mancanza di attività lavorativa.
La soluzione, molto discussa a
livello teorico, è oggi adottata in tutti i paesi europei eccettuate
l’Italia, la Grecia e l’Ungheria. In Italia c’è una sola
sperimentazione, prevista da un decreto legislativo del 1998, ormai
abbandonata nel tempo. Sui fondamenti etici e politici del reddito di
cittadinanza, sulle realizzazioni in Europa e sulle possibilità in
Italia, fa il punto il volume di Giuseppe Bronzini, magistrato, autore
di numerose pubblicazioni in materia.”
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