Non mi interessano le primarie. Chiedo a Vendola, Di Pietro, Ferrero una scelta coraggiosa: rompere gli indugi per costruire un’alternativa al montismo e al liberismo. Successivamente aprire un confronto programmatico col Pd, col suo variegato popolo. Entro fine mese presenterò il manifesto del mio movimento arancione. Non sarà un partito ma un luogo di partecipazione, un movimento che tenterà di mettere in relazione le realtà presenti sui territori, dalle esperienze di economia dal basso alle lotte per i beni comuni. Farà politica e cercherà di coinvolgere i disillusi. Parlerà di contenuti e non di alleanze o tatticismi. Dialogherà coi partiti, sarà un plusvalore. A fine mese presenteremo il manifesto e a metà ottobre costruiremo a Napoli la prima iniziativa pubblica: mi interessa l’immagine del Quarto Stato, di un popolo in cammino per cambiare il Paese.
C’è una rete dei sindaci che si sta sempre più stringendo e che vuole far sentire la propria voce in campagna elettorale. Le vere primarie in Italia non le abbiamo mai conosciute. NegliUsa sono un momento di confronto civile e di coinvolgimento popolare, da noi sono un regolamento di conti interni: producono lacerazioni, non unità. Di queste primarie sono un osservatore esterno, non mi suscitano passione e non sosterrò nessuno. Non mi sento di dare consigli a Vendola. Questo non è un governo tecnico ma politico, sostenuto dai grandi partiti Pd-Udc-Pdl e sta attuando misure dolorose e non condivisibili. Potevo comprendere l’opzione Monti per dare una “spallata” a Berlusconi, il problema è appoggiarlo per quasi un anno: il Pd ha votato andando contro l’alternativa alle cricche e alle ingiustizie sociali. Questo ragionamento nel Pd non è minoritario: molti elettori – e anche dirigenti del partito – invocano una svolta e chiedono una sinistra moderna. Il tempo stringe e il Pd deve accelerare i tempi per smarcarsi dal montismo e assumere un nuovo volto. L’obiettivo è cercare un percorso comune.
Intanto si deve costruire l’alternativa. Vendola, Di Pietro e gli altri devono rompere gli indugi – come fatto per i referendum sugli articoli 8 e 18 – e lavorare per un nuovo soggetto antiliberista, aperto a movimenti vari e realtà locali: penso alla Fiom, al popolo referendario per l’acqua pubblica. Per il tipo di legge elettorale che stanno vagliando non escludo nemmeno l’avvento di un Monti-bis, per arginare le forze del cambiamento dal basso. Il leader di questa coalizione dell’alternativa? Non faccio nomi. Dico solamente che le persone sono importanti. In ballo c’è un’innovativa proposta politica e bisogna capire su quali gambe si faccia camminare tutto questo. I cittadini vogliono un volto nuovo, che trasmetta loro sicurezza. Io non lascio Napoli. Ho la mia missione politica: fare la rivoluzione governando. La Fiom? E’ un sindacato che ha ridato dignità alla classe operaia su temi fondamentali a sinistra. Deve assolutamente partecipare alla costruzione dell’alternativa.
(Luigi De Magistris, estratti delle dichiarazioni rilasciare a Giacomo Russo Spena per l’intervista “Con Vendola un’alternativa al montismo” apparsa su “Pubblico” il 23 settembre 2012).
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