venerdì 21 settembre 2012

Taranto, bocciato dai custodi il piano investimenti dell'Ilva

Inadeguato rispetto all'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni inquinanti. Ora spetta alla Procura dare il suo parere sia sul piano sia sull'istanza con la quale l'azienda chiede di conservare una minima capacità produttiva. 


repubblica.it di MARIO DILIBERTO
E' negativa, secondo indiscrezioni, la valutazione dei custodi giudiziari sul piano di investimenti immediati per risanare gli impianti sotto sequestro, consegnato dall'Ilva alla Procura venerdì scorso. I custodi hanno incontrato oggi il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, e i pm dell'inchiesta per disastro ambientale. Da quanto si apprende il piano di interventi presentato da Ilva è stato ritenuto inadeguato rispetto all'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni inquinanti. "Aspettiamo che sia il procuratore della Repubblica di Taranto a pronunciarsi - dicono dall'Ilva - e a formalizzare la sua decisione. Per noi conta questo pronunciamento".
I custodi giudiziari - gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento - hanno consegnato a procuratore e pm inquirenti una nota scritta con la quale sostanzialmente bocciano il piano. Ora spetta alla Procura dare il suo parere sia sul piano sia sull'istanza allegata dall'Ilva con la quale si chiede di conservare una minima capacità produttiva che consenta all'azienda di poter fare ulteriori investimenti. Il sequestro degli impianti dell'area a caldo infatti, come stabilito nel decreto del gip e confermato dal tribunale del Riesame, è senza facoltà d'uso. Il parere negativo della Procura appare quasi scontato, visto che più volte, anche di recente, lo stesso procuratore ha ricordato che la mancanza di facoltà d'uso non prevede produzione; la decisione potrebbe già arrivare domani.

In particolare, agli occhi dei magistrati,
è balzata la distanza siderale tra gli accorgimenti indicati dai custodi nel provvedimento firmato in azienda lunedì sera e la risposta di Ilva. I custodi, per esempio, hanno senza mezzi termini parlato dello spegnimento degli altiforni uno e cinque. La risposta dell'azienda, invece, è limitata alla fermata di Afo 1, già inserita nel programma di manutenzione del 2013 e alla realizzazione di impianti di depolverazione. Sulle cokerie i custodi hanno ordinato un intervento massiccio con spegnimento di quasi tutti i forni, fatta eccezione per quelli di due batterie. Ilva, di rimando, ha risposto con la fermata di due sole batterie, mentre altre due sono già in fase di ristrutturazione. Esempi chiari di una distanza che è sin troppo evidente. E che sarà tradotta nel parere negativo che tra oggi e domani i magistrati dovrebbero trasmettere alla cancelleria del gip Todisco.

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