martedì 4 settembre 2012

Numero chiuso caro e inutile Oggi le prove a medicina per 77mila

77mila aspiranti medici per 11mila posti. Partecipare costa 27 euro a Padova e 120 in Molise. Con i tagli, i test di ammissione sono facile cassa per gli atenei. Ma il problema è dopo. 3mila sono già disoccupati.

ilmanifesto.it ROBERTO CICCARELLI Solo dagli aspiranti medici e dentisti, che oggi risponderanno alle 80 domande di ammissione ai corsi di laurea in medicina e odontoiatria, gli atenei italiani ricaveranno 4,5 milioni di euro. Aria pura per bilanci tagliati all'inverosimile dalla cura Tremonti iniziata nel 2008 e mai messi in discussione dal governo Monti: 1,4 miliardi di euro in meno in cinque anni per il fondo ordinario di finanziamento (Ffo) significa spingere il malato (l'università) ad un'asfissia progressiva e inesorabile.
Ormai anche i test per l'ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso diventano l'occasione per rastrellare un briciola di risorse dagli aspiranti studenti per rimediare al crollo di quelle ordinarie passate da 7,4 miliardi a 6,1 miliardi di euro.
Il benvenuto nell'università del default verrà dato a 77mila candidati medici e dentisti che si contenderanno rispettivamente 10.173 e 900 posti. Stesso trattamento sarà riservato da domani agli architetti, ai veterinari e a coloro che vogliono cimentarsi con le professioni sanitarie. Da due anni il test di ammissione viene somministrato nello stesso giorno in tutto il paese per evitare che i candidati ne facciano più d'uno spostandosi di città e ateneo. Ciò non impedisce al 60% degli studenti di iscriversi a corsi di laurea contigui nella speranza di ritentare la sorte l'anno successivo con qualche credito formativo in cascina.
Speranze, rimedi messi in scena ogni anno a inizio a settembre, quando gli atenei mostrano uno dei risultati delle riforme (e dei tagli) dell'ultimo ventennio: sono diventati aziende in piena regola. Qui tutto è monetizzato, lo dimostra una ricerca diffusa ieri dal portale Skuola.net sui costi dei test di ammissione in medicina: negli atenei si spende, in media, 55 euro. L'ateneo più economico è quello di Padova con 27 euro. La più cara è l'università del Molise che ne chiede 120. C'è anche il capitolo della concorrenza tra facoltà di medicina nella stessa città. Accade a Napoli dove Federico II e Seconda università chiedono 50 o 100 euro.
Un altro problema rivelato dai test d'ammissione è l'accesso alle professioni. Spinosissima, in presenza del più alto tasso di disoccupazione (e di inoccupazione) tra i giovani neo-laureati degli ultimi decenni che, per Andrea Lenzi - Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (Cun) - degenera al momento dell'ammissione ai corsi di specializzazione. Il vero collo di bottiglia alle facoltà di medicina non sono tanto i quiz iniziali ma l'accesso alle specializzazioni e ai posti di medicina generale messi a bando in Italia dal Servizio Sanitario. Su 10.173 studenti che supereranno i test quest'anno e conseguiranno la laurea fra 6 anni (ritardo medio di 1 anno), resteranno disoccupate 3mila persone. I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono infatti 5 mila e quelli per medicina generale circa mille.
«Nessun Paese - afferma Lenzi - può più permettersi di fare iscrivere a Medicina i giovani senza garantire loro una futura occupazione, è un costo economico e sociale insostenibile». Una situazione del tutto simile alle altre facoltà professionalizzanti, da giurisprudenza ad architettura, travolte da quella che negli Stati Uniti è stata definita «esplosione della bolla formativa». In termini più semplici, il sistema formativo italiano, penultimo nei paesi Ocse per numero di laureati, ne produce più di quanti il mercato del lavoro possa assorbirne.
Ma la soluzione è davvero il numero chiuso? Questa è la strada intrapresa da tempo. Oggi il 54% dei corsi di laurea è a sbarramento. Lo confermano gli studenti del coordinamento Link, che domani saranno all'ingresso delle facoltà per controllare la regolarità dei test. «Non ha senso espellere gli studenti dall'università - afferma Luca Spadon - impedendogli di dare un contributo alla società».
Sui test pende infine un altro rischio. Il ricorso alla Corte Costituzionale del Codacons secondo il quale, in caso affermativo, potrebbe dare luogo ad una class action per i non ammessi. Per questa ragione ieri ha inviato una diffida al ministero dell'Istruzione chiedendone l'abolizione.

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