sabato 9 giugno 2018

“HELP the Ocean”: il grido dell’ambiente arriva a Roma.

Al Parco Archeologico del Colosseo l’installazione luminosa di Maria Cristina Finucci realizzata con milioni di tappi di plastica.

Dopo aver fatto il giro del mondo, dalla sede Unesco a Parigi a quella delle Nazioni Unite a New York, passando per Madrid, Venezia e Milano, il grido d'aiuto per l'ambiente di Maria Cristina Finucci, artista, architetto e designer, torna a Roma, dopo esser già stato al Museo MaXXI nel 2013, ma in una location ancora più esclusiva: il Parco Archeologico del Colosseo, nel quadriportico di Santa Maria Antiqua, all'interno del Foro Romano. Da domani fino al 29 luglio prossimi, infatti, sui resti della Basilica Giulia, turisti e cittadini troveranno "HELP the Ocean", un'installazione luminosa formata da un insieme di gabbioni Maccaferri in rete metallica, rivestiti da un ricamo di sei milioni di tappi di plastica colorati che – come ci spiega l'artista – "vuole simulare un ritrovamento archeologico che potrebbe essere un giorno emblematico della nostra era, ribattezzata pertanto l'età della plastica". L'installazione richiama l'architettura antica romana, ma la particolarità sta proprio nel materiale utilizzato che non è la pietra, ma la plastica, che di notte sarà illuminata formando dall'alto le quattro lettere della parola "Help", "una maniera per evidenziare ancora di più" – continua la Finucci – "la richiesta di aiuto di un'intera opera storica, la nostra, conscia finalmente del proprio avviato processo di autodistruzione".


Garbage Patch State
"Negli ultimi sessant'anni – precisa - in ogni angolo, spiaggia, sentiero, strada o fiume, l'uomo ha abbandonato bottiglie, bicchieri e qualsiasi altro oggetto di plastica perché considerato non importante ed è bastato davvero poco perché questa sua incuria facesse nascere un vero e proprio Stato costituito da cinque isole di plastica galleggianti negli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano che si estende per sedici milioni di chilometri quadrati". Si tratta del The Garbage Patch State, "un vero è proprio Stato di plastica riconosciuto simbolicamente come tale solo cinque anni fa, composto da pezzi appartenuti ad ognuno di noi e che affonda fino a trenta metri sotto il livello del mare". "Grazie all'importante progetto, sostenuto dalla Fondazione Bracco, "abbiamo realizzato installazioni in giro per il mondo, volute proprio per dare un'immagine a un fenomeno sfuggente e per sensibilizzare quanto più possibile l'opinione pubblica su un problema che riguarda tutti".

Garbage Patch State
"L'inquinamento dei mari e degli oceani del nostro Pianeta è un problema gravissimo – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi nel comunicato ufficiale – non possiamo girare lo sguardo davanti a questo spaventoso disastro ambientale. L'acqua è la più preziosa delle nostre risorse naturali e dobbiamo difenderla e preservarla; Roma, la Città Eterna, ospita nel suo cuore archeologico quest'opera che vuole sensibilizzare tutti", ha aggiunto. Il problema però sta tutto in quello che succede al di fuori di quello "Stato ideale" (ed idilliaco), tra buche e tanti altri problemi quotidiani che in quella città non sono stati mai risolti. Questo lo aggiungiamo noi.

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