mercoledì 20 giugno 2018

Scuola. Tracce. Diceva Micol, la verità è maleducata.

E' un rito collettivo, è una prova individuale, è un cavallo di battaglia di vita e di ricordi. Il tema d'italiano dell'esame di maturità. La prova provata che l'adolescenza è finita e tra un paio di mesi sarai in fila tu, da sola, da qualche parte, l'Università, la vita. O il lavoro, da cercare, da inventare, da desiderare. Ma intanto siamo qui, esami di maturità. Aiuto, mamma, paura, i compagni, chissà cosa uscirà, sei ore sei messa lì a scrivere, a pensare, a guardare il vuoto con l'aria persa prima di lanciarsi nella corsa sfrenata col miracolo delle parole una dietro l'altra.
 

Chi apre il vocabolario e comincia a leggere a caso, chi accenna piccoli scarabocchietti nella brutta prima di scolpire nella pietra l'inizio. "Paola?! Quale fai?" "Mi sa quello su Manzoni" "Io quello di arte"
Era il 1985, la mia maturità. Mia madre nel 1957. I vostri figli oggi, nell'anno globalizzato del Signore, addì 20 giugno 2018.
Non chiamiamolo tema? Sono quattro tipi diversi di prove. Saggio breve, articolo di giornale, tema di ordine generale, saggio storico, artistico, economico, giuridico e tutto quello che volete. Il risultato non cambia: una lunga fila di banchi nei corridoi, dei fogli protocollo e sei ore sei di silenzio, soli con noi stessi, soli con loro stessi, con le morte stagioni, Petrarca, la Dickinson, Bassani, Micol, Moro e che stagioni, e la presente e viva e il suon di lei, la cooperazione, l'uguaglianza, la Costituzione e che suono. E il futuro. Eccolo lì. Il futuro si chiama esame di maturità.
Tracce eleganti, tracce fattibili, tracce attuali, tracce belle, tracce complesse. Scegliete voi.

Avrei scritto più tardi, per leggere i commenti su twitter dei primi maturandi ad uscire dalle prove, ma già cominciano a leggersi quelli dei ragazzi di quarta: no, non sono difficili, io ho visto il film su Moro. Io quello di Visconti, con la prof di lettere e il libro l'ho letto. Dai, siamo stati a una conferenza sulle Ong. Tu pensa. E dove? Cavolo che fortuna. Formale? Sostanziale? E che vuol dire? Mica l'abbiamo studiata questa cosa qui (prendere nota: io sono per l'inserimento di un insegnamento specifico, curriculare e valutato di discipline giuridiche, economiche e finanziarie negli ultimi tre anni della secondaria di secondo grado, va bene le competenze trasversali di cittadinanza ma senza appigli su saperi volano nell'aria eh). De Gasperi, sì, ce l'ho. I guai arrivano domani con la versione. Dai, tutto sommato la prima prova si fa, voglio vedere se esce una funzione logaritmica domani. Voglio morire!!
E chi se lo scorda più quell'esame? Importante lo è, una prova che sembra il punto di arrivo di una scalata di cinque anni, per alcuni tutto il resto sarà una discesa, per altri, quelli che hanno vissuto le superiori un po' così, le prove le devono ancora vedere, la vita si attiverà.
Le tracce di quest'anno: classiche ma non troppo, complesse ma non troppo, eleganti ma non troppo, ottimo banco di prova per lingua e pensiero. Che poi tutto dipende da quel che hai letto, da chi sei, da quel che hai visto. Un po' come nella bottega manierista lasciare da disegnare un angelo a Giulio Romano piuttosto che al Parmigianino, magari avendo Michelangelo come prof. Sì, io avrei fatto "quello di arte".
Possiamo dirlo che la cultura collettiva e l'humanitas sono vive e lottano insieme a noi finché i ragazzi hanno modo di studiare e riflettere e scrivere e pensare tutti insieme su temi così? Rimare da capire se i loro adulti di riferimento lo facciano, voglio dire se quella stessa cultura e umanità la pratichino.
Auctoritasquesto è, quando qualcuno mi chiede: che quello che spieghi essere importante lo fai e lo sei. La conseguenzialità tra pensiero, arte, cultura identitaria e azione e comportamenti. Chiamali valori, chiamala humanitas, quello è: i ragazzi ci guardano e l'esempio non è dei migliori. Autoritas: essere conseguenziali.
A me vien da pensare, scusate se vi intristisco, a quelli che non si siedono a farlo quell'esame, vorrei cercarli uno a uno e condurli su quel banco a scrivere di uguaglianza, lui, o lei, dall'alto della sua non comfort zone. I diseguali. Eguaglianza formale ed eguaglianza sostanziale. I dispersi e i salvati. Eccheppalle, Spicola. Non conseguenzialità: uno su due a Palermo non studia e non lavora, quanti di noi adulti immaturi con enormi responsabilità andiamo in giro a misurare col metro i comportamenti dei nostri studenti e studentesse? Leggono poco. Quanti adulti leggono di più dei ragazzi?
"Mila, non essere maleducata" mi diceva e mi dice ancora il prof Spicola
"La verità è maleducata, diceva Micol Finzi Contini, papà"
"Non diceva proprio così e puoi fregare altri non tuo padre", rispondeva e risponde serio. A questo ho pensato, sorridendo quando ho letto le tracce e questo mi ha detto poco fa al telefono, ridendo "La verità è maleducata! Il tuo tema." "No! Non dice proprio così... Comunque avrei fatto quello sulla solitudine, papà! Vuoi mettere? Hopper, ci avrei infilato Caravaggio e Italo Svevo e..." e così via, in un lessico tanto familiare quanto nazionale.
Tanti libri, tanti, tanti libri. Tante, tante parole. Che erano e sono valori e comportamenti.
Cos'è l'Italia a chi dice "prima gli italiani"? Non è roba o confini o religioni, sao ke kelle terre per kelli fini.
L'Italia è tanti, tanti libri, tanti film, tanti quadri. Tanti valori, tanti dolori e tanta umanità.
E' bello, ne sono straconvinta, che almeno per una volta nella vita, tutti quanti, noi, italiani, affrontiamo quelle prove allo stesso modo e stiamo lì sei ore sei a scriverne, di libri, di stagioni, di storie, di arte, di temi e di questioni come se il mondo si fermasse e la vita fosse tutta lì. Di ogni colore, di tanti umori e amori, in un meraviglioso quanto necessario universalismo delle differenze che noi docenti viviamo nelle classi che diventa unico e identitario in quei temi. Tutti gli esami di maturità sono un romanzo di formazione, comunque vadano. Humanitas, auctoritas.

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