L’odissea della nave Lifeline continua. “Siamo stati rifiutati da Germania, Olanda, Italia … oggi chiederemo alla Francia di accoglierci” dice Axel Steier, portavoce della ong, alla radio francese RTL. L’imbarcazione ospita a bordo 350 migranti ed è in attesa della possibilità di attraccare. Non in Italia, né a Malta dopo le feroci polemiche tra i due governi e dopo il disconoscimento da parte de L’Aja che ha ufficialmente fatto sapere che la nave non batte bandiera olandese anche se nell’elenco ufficiale Imo risulta registrata nei Paesi Bassi. “Se non abbiamo risposta – ha detto Steier – lasceremo Malta per andare verso il nord … Spagna o Francia“. Madrid ha già accolto i migranti della Aquarius e sembrava possibile che il governo del neo premier Pedro Sanchez potesse bissare l’operazione di solidarietà. Una situazione di stallo per Lifeline – che ieri aveva invitato Matteo Salvini a visitare la barca – il giorno dopo il vertice a 16 di Bruxelles da cui non è venuta fuori nessuna sintesi scritta, ma segnali di distensione dopo gli attacchi e i botta e risposta dei giorni scorsi.
Segnali che sono durati davvero poco. “Non è certo il signor Salvini (oggi in missione in Libia, ndr) a poter dare lezioni alla Francia” ha detto la ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau. “La generosità della Francia – ha continuato – non può essere rimessa in discussione da nessuno e non è certo il signor Salvini che chiude i suoi porti (…) che aveva incoraggiato Sos Méditerranée a prendere dei migranti per poi rifiutarli (…) a dare lezioni alla Francia. L’Europa non si riassume in uomini che parlano forte in assenza di forza”. A una domanda sulla nave dell’ong tedesca la ministra ha ribadito il principio di accoglienza nel porto più vicino. “È il diritto internazionale – ha concluso – non possiamo sostituirlo con la legge della giungla“.
La ministra ha spiegato che l’Europa deve aiutare gli stati membri come l’Italia e la Grecia che sono più esposti al flusso dei migranti che fuggono da guerre, persecuzioni e povertà. Ma ha sottolineato che le leggi internazionali in merito sono chiare, ed è evidente che, riporta Reuters, la Lifeline deve poter sbarcare in Italia. “Si attracca nel porto più vicino. E il porto più vicino è in Italia meridionale”. Ma la linea del governo e del responsabile del Viminale è ormai nota: porti chiusi. Intanto sono quasi mille migranti alla deriva su sette barconi: la Guardia costiera italiana raccoglie l’sos, allerta le navi in transito e, contemporaneamente, le autorità libiche, competenti a intervenire in quanto i gommoni si trovano nella loro area di Ricerca e soccorso. La Guardia costiera di Tripoli assume il coordinamento delle operazioni di salvataggio e quella italiana si smarca: una vicenda che si conclude con il salvataggio e il ritorno in Libia degli 820 migranti, ma che suscita la protesta delle ong, le preoccupazioni di tanti riguardo al trattamento che subiranno i migranti ‘respinti’.
Tra i “rifiutati” – a 4 miglia da Pozzallo – ci sono i 108 migranti a bordo della nave cargo battente bandiera danese Alexander Maersk. Il sindaco della cittadina ragusana, Roberto Ammatuna rivolge un appello al ministro dell’Interno Matteo Salvini affinché ne consenta l’attracco:  “Non voglio entrare nel merito delle ragioni del ministro – dice Ammatuna – che debbono essere rispettate perché provengono dalla massima autorità per la sicurezza e l’ordine pubblico ma chiedo che soltanto per motivi umanitari si consenta l’attracco nella struttura portuale della nave cargo che non ha le caratteristiche adatte ad ospitare un così alto numero di persone che sono rimaste all’addiaccio sotto la pioggia torrenziale di queste ore“. “È l’intera città di Pozzallo che chiede un gesto di umanità nei confronti di chi sta soffrendo – aggiunge -. La popolazione di Pozzallo è additata da tutti come modello di accoglienza, è sempre stata e rimane della parte della legalità ma al contempo davanti ai patimenti di tante donne e bambini non riesce a rimanere inerte ed insensibile“.