http://www.libreidee.org/
Vietato postare contenuti altrui, vietato far circolare link e idee.
In altre parole: sarà svuotato e sterilizzato il web, stando ai
“muggiti” che salgono dall’Unione Europea,
cioè dalla roccaforte burocratica dove i governi – ridotti a passacarte
delle grandi lobby – assistono con terrore all’insorgenza democratica
che, in tutta Europa, i media mainstream chiamano “populismo”. «Addio meme, addio upload libero di foto e filmini sul web», scrive Emanuele Bonini sulla “Stampa”. «Il Parlamento Europeo è pronto alla stretta su Internet in nome dei diritti
d’autore». La commissione giuridica, infatti, ha appena approvato le
proposte di modifica della legislazione comunitaria sui copyright,
«dando il proprio benestare a norme che aprono la strada a possibili
future tasse
per la pubblicazione di link di articoli di giornale e a filtri che
blocchino, sulle grandi piattaforme, contenuti audio-visivi in tutto o
in parte protetti da diritti».
Sarebbe, tecnicamente, la fine del web come lo consciamo oggi, fondato
sulla circolazione illimitata di notizie, analisi e idee. La questione è
controversa, scrive la “Stampa”: per il legislatore europeo c’è
«l’esigenza di tutelare i diritti
intellettuali», mentre per l’internauta «una mossa di questo tipo
rappresenta un restringimento delle maglie della rete». Un vero e
proprio bavaglio.
Le nuove norme, di fatto, «impongono a tutti di pagare per ogni
contenuto protetto», aggiunge Bonini. «Con la riscrittura delle regole
così come proposta – spiega – tutti i grandi operatori dovranno
sviluppare un sistema per controllare cosa si intende
caricare». Attenzione dunque a YouTube, Instagram, eBay, Facebook. «Un
video con immagini o brani tutelati da licenze non potrà essere
condiviso, così come una foto, anche quella da usare eventualmente per i
meme». Non ci saranno grandi alternative, avverte la “Stampa”: o si
impedirà la pubblicazione del contenuto, o si dovrà far pagare per
consultarlo. E non è tutto: sempre in nome della tutela dei diritti
intellettuali e del loro rispetto, «ci saranno limitazioni alle notizie
e agli articoli che gli aggregatori di notizie possono mostrare». La
Commissione Europea chiedeva una “link tax”, cioè una vera e propria
tassa sui collegamenti ipertestuali, in base al principio per cui “chi
clicca, paga”, se vuole tenersi informato. L’esecutivo comunitario
«prevedeva nello specifico che chiunque usi “snippet” di contenuti
giornalistici on-line debba prima ottenere una licenza dall’editore,
diritto valido per vent’anni a partire dalla pubblicazione».
La commissione giuridica del Parlamento Europeo ha trovato una sorta
di compromesso, secondo Bonini, nella limitazione degli elementi di un
articolo che gli aggregatori possono mostrare e condividere senza far
scattare il pagamento automatico del copyright. Cioè: se un indirizzo
web incorpora un estratto breve (o solo il titolo di un articolo), non
scatta la tassa. Secondo il tedesco Axel Voss, esponente del partito
della Merkel, si tratta di innovazioni doverose. «Creatori e editori di
notizie devono adattarsi al nuovo mondo di Internet come funziona oggi»,
dice Voss, relatore del provvedimento in commissione giuridica.
L’europarlamentare ricorda che artisti ed editori di notizie,
«specialmente quelli più piccoli», non vengono pagati «a causa delle
pratiche di potenti piattaforme di condivisione dei contenuti online e
aggregatori di notizie». Un modo di fare «sbagliato, che intendiamo
correggere», dice, perché il principio di un’equa retribuzione il lavoro
svolto «dovrebbe applicarsi a tutti, ovunque, sia nel mondo fisico che
on-line». Agendo sul copyright, Strasburgo sostiene di proporre un
equilibrio tra le esigenze dei proprietari dei diritti
d’autore e quelle dei consumatori: se da una parte si introducono
limiti all’uso di prodotti sotto licenza, dall’altra si abbassa da 20 a 5
anni il periodo di protezione sulla Rete. Se la riforma passa, addio
web: il successo della Rete si basa infatti sulla circolazione, libera e
istantanea, di contenuti gratuti.
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domenica 24 giugno 2018
Così l’Ue prepara il bavaglio al web: fine dei link e dei social
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