sabato 23 giugno 2018

Grecia. Cravatte, cravattari e responsabilità storiche sul disastro sociale

 contropiano
Era sabato 13 febbraio del 2015, a Roma era stato convocato un corteo in solidarietà con la Grecia impegnata contro i diktat della Troika. Al governo di Atene c’era la Syriza di Tsipras e ministro dell’economia era Varoufakis.
Lo spezzone di Ross@ – dalla quale è nata poi la Piattaforma Eurostop – si diresse verso l’ambasciata tedesca lanciando cravatte, simbolo dello strozzinaggio e dello strangolamento che veniva imposto alla Grecia di Tsipras.


A luglio del 2015 in molti respirammo enorme entusiasmo per il coraggioso OXI del popolo greco nel referendum contro il memorandum della troika europea, ma a fronte di quel risultato straordinario arrivò poi la vergognosa capitolazione di Tsipras.
Adesso i mass media ci mostrano le immagini di Tsipras sorridente che, dopo tre anni di commissariamento della troika si mette la cravatta per dire che quello strangolamento è finito. Tsipras aveva affermato, all’inizio del suo primo mandato da premier, che avrebbe messo la cravatta solo quando la Grecia avesse risolto il problema del debito. Nel corso degli anni, molti colleghi europei gli avevano regalato cravatte.
Nel suo discorso al Parlamento greco, Tsipras ha affermato che l’accordo raggiunto all’Eurogruppo in Lussemburgo renderà nuovamente la Grecia “un paese normale”. Secondo l’intesa, Atene può posticipare di 10 anni il pagamento dei 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf, e viene esteso di ulteriori 10 anni il ‘periodo di grazia’ (in cui non scattano sanzioni se non si ripaga il prestito).
Ma sul campo, in Grecia, sono rimasti troppi morti e feriti, troppi disoccupati, impoveriti, saccheggiati, un paese devastato e privatizzato e svenduto alle multinazionali tedesche oltre ogni limite, e Tsipras, come la troika europea, ne porta parte della responsabilità. In questo caso la storia non assolverà uno dei suoi protagonisti.
Rispetto al 2008, il potere d’acquisto della popolazione greca è calato di circa il 29%, con una maggiore tassazione sui redditi medi, tagli alle pensioni e una disoccupazione che ha toccato livelli più elevati di quelli raggiunti nel 2011, che variano dal 23% dei lavoratori adulti al 40% dei giovani.
Il 22,2% della popolazione greca ha vere e proprie difficoltà a soddisfare i bisogni di prima necessità: pagamento delle bollette, del riscaldamento o del mutuo si sono trasformati in vere e proprie sfide. Questa situazione ha condotto moltissime famiglie ad aggrapparsi ad un reddito monoparentale, per esempio la pensione di un parente
La disoccupazione viaggia su livelli sostenuti, di fatto la classe media non esiste praticamente più, mentre sono sempre di più le persone che vivono sotto la soglia di povertà, cioè che hanno un reddito inferiore ai 370 euro al mese. Timidi segnali di ripresa, anche se non sufficienti a risollevare le sorti, arrivano dal prodotto interno lordo che nel 2016 era cresciuto del 2% rispetto al previsto replicando lo stesso risultato nel 2017, con una disoccupazione scesa dal 27 al 22% rimanendo comunque la più alta d’Europa. Ma adesso “i conti sono in ordine”.
Rompere la gabbia dell’Unione Europea e dell’Eurozona, prima è, meglio è. E’ una questione di sopravvivenza.

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