A MONTESACRO E GARBATELLA IL “MODELLO PROGRESSISTA” – 

A Roma, si torna al voto nei Municipi III e VIII, scivolati via dalle mani del Movimento 5 Stelle. Due storie diverse di una crisi molto simile. A nord, i pentastellati ricandidano la lombardiana Roberta Capoccioni, sfiduciata da quattro fuoriusciti e poi rimessa in sella da Virginia Raggi come “delegata”; a sud, l’esperto Enrico Lupardini proverà a far dimenticare le dimissioni di Paolo Pace: in questo caso fu l’ex minisindaco ad andarsene in polemica con le decisioni – urbanistiche – dell’establishment. In entrambi i municipi – e solo in questi – alle scorse politiche il M5S è andato piuttosto male, mostrando di aver subito il contraccolpo delle vicende territoriali. E per dare una mano a entrambi, il Campidoglio sta sperimentando solo in questi due territori un particolare asfalto “sigillante” antibuche. Ma l’osservato speciale è, come detto, il centrosinistra. A Talenti, l’ex assessore mariniano Giovanni Caudo probabilmente si giocherà il ballottaggio con la presidente uscente, dando per scontato che il vicequestore di zona, Francesco Mario Bova, non riesca a portare il centrodestra a un passo dal 50%. Più consistenti le speranze nel triangolo rosso Montagnola-Garbatella-San Paolo, dove l’ex Sel Amedeo Ciaccheri è favoritissimo per il primo turno, ma se dovesse rimanere sotto la quota-strike potrebbe subire il ritorno del forzista Simone Foglio. L’incognita per tutti è l’affluenza: già i municipi non vengono percepiti dai romani come enti utili, poi la scarsa rilevanza nazionale e il clima estivo potrebbero fare il resto. A novembre il municipio di Ostia, fece registrare il 33%; stavolta il rischio è che vada a votare solo un elettore su quattro. In ogni caso, sarà molto difficile far passare l’eventuale sconfitta pentastellata come “segnale” di cedimento per la poltrona di Virginia Raggi, mai così stabile.

IN PROVINCIA OCCHI PUNTATI SUL LITORALE – Questo il quadro dentro il Grande raccordo anulare. Ma per motivi economici e di continuità con le politiche capitoline, va detto che le elezioni più importanti si svolgeranno probabilmente a Fiumicino. Qui gli investimenti sull’aeroporto Da Vinci – pallino del neo-ministro Luigi Di Maio – sul porto commerciale e le vicende legate al futuro del litorale romano svolgeranno un ruolo fondamentale nei prossimi anni. Esterino Montino, ex reggente della Regione Lazio ai tempi delle dimissioni di Piero Marrazzo, è un sindaco forte che si ricandida a un altro quinquennio, col centrosinistra unito, sebbene il vento non soffi dalla sua parte. La pentastellata Fabiola Velli è una seria candidata alla successione e chissà che a un eventuale ballottaggio non possa ottenere l’apparentamento del leghista William De Vecchis – entrambi per ora smentiscono – staccatosi insieme a Fdi da Forza Italia. Gli azzurri, infatti, hanno scelto di sostenere l’ex senatore Udc, Mario Baccini. Politicamente atteso anche l’esito delle consultazioni a Pomezia e Anzio. In questa area a sud della Capitale, il M5S è passato dal “modello Pomezia” a una crisi profondissima. A Nettuno, il 3 maggio scorso i consiglieri grillini hanno sfiduciato (dal notaio) Angelo Casto, creando ripercussioni nella ‘gemella’ Anzio, dove la pioniera Rita Pollastrini pare partire in svantaggio rispetto all’ex senatore finiano, Candido De Angelis. E poi c’è Pomezia, dove l’ex M5S Fabio Fucci, escluso per essersi voluto ricandidare al terzo mandato, tenta il colpo “alla Pizzarotti” nel derby con Adriano Zuccalà. Riflettori accesi anche a Velletri. Ai Castelli, Paolo Trenta – fratello del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta – prova a frenare le velleità dell’area zingarettiana, per la quale si registra la candidatura di Orlando Pocci; centrodestra spaccato fra Lega-Fdi (Giorgio Greci) e Forza Italia (Alessandro Priori). Nella piccola Santa Marinella, infine, l’immarcescibile Pietro Tidei (Pd, ex sindaco a turno in tutti i comuni dell’area) proverà a frenare l’entusiasmo pentastellato per il generale Francesco Settanni dopo la sfiducia a Roberto Bacheca (centrodestra).

RESTO DEL LAZIO, C’È ANCHE SGARBI – Fuori dalla provincia romana, Viterbo è sicuramente la città più importante – e unico capoluogo – al voto. Nella città dei Papi, tradizionalmente di centrodestra, il forzista Giovanni Arena è il favorito, specie per il sostegno di Umberto Fusco, di fatto uno dei primi leghisti del centro Italia, mentre Il M5S non è fortissimo in città e ci prova con Massimo Erbetti. Qui la palma del capolavoro tafazziano – come spesso accade – va al centrosinistra, capace di spaccarsi in tre pur uscendo da un lustro al governo con Leonardo Michelini. Le due correnti, quelle dell’ex ministro Beppe Fioroni e del consigliere regionale Enrico Panunzi, hanno espresso due candidati differenti: la vicesindaca uscente, Luisa Ciambella e Francesco Serra. Ma attenzione alla possibile sorpresa Filippo Rossi, candidato della sinistra ex Sel e soprannominato “mister Caffeina” per essere il patron celebre festival viterbese noto in tutta Italia. Per il resto, nelle province occhi puntati su Aprilia, Cisterna di Latina, Formia e sulle ciociare Anagni e Ferentino. Nota di colore: nella minuscola Sutri – centro di 6.600 abitanti a metà strada fra Roma e Viterbo, ma con un importantissimo patrimonio storico-culturale – il candidato favorito si chiama Vittorio Sgarbi. Il noto opinionista televisivo ha creato una coalizione civica in cui ci sono esponenti di tutto l’arco costituzionale, dalla Lega fino a Rifondazione Comunista.