“Basta con i giochini elettorali. Tante cose del vostro appello sono
condivisibilissime, ma la sinistra deve imparare dalle lotte dei
movimenti. E i dirigenti attuali, che sono parte del problema, devono
farsi da parte”. Pubblichiamo una lettera aperta del collettivo
napoletano "Je so’ pazzo" in risposta all'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una lista unitaria della sinistra.
jesopazzo.org Je so’ pazzo
In
questi giorni sta facendo discutere un appello lanciato da Anna Falcone
e Tomaso Montanari per creare una lista di Sinistra Unita alle prossime
elezioni. Tanti militanti, ormai privi di riferimenti nei partiti,
hanno letto in questo appello parole condivisibili, un segnale di
apertura e di novità.
Altri, invece, scottati da esperienze simili,
lo hanno accolto come l’ennesima proposta di accrocchio pre-elettorale.
Anche perché il ceto politico della sinistra si è subito mosso per
cavalcarlo, vedendo in questa proposta l’occasione d’oro, forse
l’ultima, di riciclarsi…
Ma che ne pensano di questo appello le
realtà di lotta, i movimenti di base, i giovani precari, studenti,
disoccupati, chi fa militanza ogni giorno sui territori? Di che cosa
avrebbe davvero bisogno la sinistra?
In questa lettera aperta abbiamo
provato a far sentire questa voce, a dire come la vediamo da qui, dal
basso. Abbiamo voluto urlare cosa secondo noi si dovrebbe fare non fra
venti anni, ma subito; provato a esprimere la rabbia e l’urgenza di
rottura che dovrebbe muovere qualsiasi progetto di vera sinistra oggi.
Speriamo
di aver interpretato il sentimento di tante e tanti... La condizione
terribile in cui siamo e in cui stiamo scivolando sempre di più – almeno
noi che non abbiamo paracadute – non dovrebbe consentire più a nessuno
di fare giochini, di provocare ulteriori fallimenti e scoraggiamento, di
stare a guardare...
Cara Anna, caro Tomaso,
vi
ricordate? Ci siamo conosciuti proprio all’Ex OPG “Je so’ pazzo” di
Napoli. Eravamo nel pieno della campagna referendaria, e vi volemmo da
noi perché ci sembrava che, a differenza di molti improvvisati difensori
della Costituzione, eravate determinati, ci credevate come noi. Non
solo in quella carta scritta con il sangue dei partigiani e delle masse
popolari di questo paese, ma anche nella possibilità di far cadere,
attraverso un forte NO, il Governo Renzi, uno dei più reazionari di
sempre.Un governo che era stato sostenuto da D’Alema, Bersani, Speranza,
Civati, Fassina, tutti allegramente nel PD (partito che, ben prima del
dicembre del 2016 o del febbraio 2014, era quello della borghesia, del
padronato e degli speculatori – ed è davvero strano che nel 2013 la SEL
di Vendola e Fratoianni non se ne fossero accorti, e ancora oggi su
molti territori siano alleati)…
Vi ricorderete sicuramente
l’emozione e il calore di quelle assemblee con centinaia di persone, e
vi scriviamo con amicizia, perché vogliamo portare il nostro punto di
vista, di un’organizzazione di base, che siccome è fatta da giovani, da
precari e dai disoccupati, da chi sta in lista d’attesa nella sanità
sfasciata e la mattina va a lavorare con i mezzi di trasporto pubblici,
da quelli che non votano, forse può dire qualcosa in cui molti si
possono rivedere…
Tante cose che avete scritto nel vostro appello
sono condivisibilissime. Anche noi vediamo il pericolo arrivare,
vediamo l’opportunità storica di ribaltare “l’economia che uccide”,
pensiamo che la disuguaglianza sia la matrice di ingiustizie e guerre,
pensiamo che rivadano messe al centro del dibattito le esigenze degli
sfruttati, degli ultimi... Anche noi pensiamo che bisogna mettere
insieme tutto ciò che si muove dal basso, i comitati, le lotte, i
movimenti che hanno anni di duro lavoro dietro, e proiettarli in una
dimensione di massa. Soprattutto, anche noi pensiamo che “una sinistra
di popolo non può che rinascere dal popolo”.
Ma appunto. Che
c’entrano con il popolo Fratoianni o Civati, che prontamente hanno
risposto “ci sono”? Loro che fino a qualche ora fa e forse ancora ora
cercano disperatamente l’accordo con Pisapia (uno che ha votato Si al
referendum)? Perché continuare a coinvolgere persone che con il popolo
non hanno niente a che vedere? Perché lasciare che siano personaggi come
questi a mettere il cappello su processi che negli altri paesi d’Europa
(ma anche fuori, se pensiamo al Sudamerica, al Kurdistan etc), sono
stati molto più genuini, hanno messo al centro le giovani generazioni e
chi non aveva mai partecipato alla spartizione delle torte?
I
dirigenti della “sinistra”, come testimoniano le storie personali, sono
parte del problema e non della soluzione. L’unico modo che hanno di
contribuire è farsi da parte. Se non si parte da questa premessa nulla
di buono potrà mai realizzarsi.
Sappiamo che può suonare duro, ma
la realtà è così. Questa è gente che ha vissuto di politica, non può
capirci, non può parlare il linguaggio della maggioranza, sarebbe falsa.
È gente che ha traghettato la sinistra sempre più a destra, l’ha
svergognata davanti alle masse (quale tarantino intossicato dall’ILVA
dimenticherà mai la telefonata di Vendola al faccendiere della famiglia
Riva?). Appena vedono i loro simboli e i loro nomi, le masse iniziano a
bestemmiare...
Noi pensiamo che debba essere data a tutti la
possibilità di ravvedersi. Siamo umani e comprensivi. Ma quando ti
ravvedi, se sei sincero, ricominci da capo, dai volantinaggi e dallo
spazzare a terra, come fanno tanti militanti di 50 e 60 anni in tanti
circoli, associazioni, centri sociali di questo paese. Se ti sei
ravveduto cerchi di metterti al servizio, non di comandare ancora, o di
andare in televisione. Cerchi di riguadagnarti la fiducia con il lavoro,
non evitando ancora il lavoro o la lotta contro la sopravvivenza che
noi viviamo ogni giorno.
Secondo punto. Il vostro appello dice cose giuste, ma appunto, le dice solo. Sono parole.Di fatti in Italia ce ne sono pochi: li stanno facendo le reti di
mutualismo, chi occupa le case, chi evita la devastazione dei territori
con i propri corpi, prendendo decine di anni di denunce, i lavoratori
della logistica o quelli che si prendono il rischio di votare NO ai
referendum caldeggiati da padroni e sindacati confederali…
Il
vostro appello è carente perché non parla di questi fatti, non li
valorizza. Come al solito si dice cosa si dovrebbe fare ma non il come,
non si danno esempi, non si cerca il metodo di quei fatti, dei successi
che pure raccogliamo. E così tutto non può che ridursi alla solita
petizione d’intenti, al conseguente cartello elettorale che nel migliore
dei casi potrà esprimere una rappresentanza parlamentare che si
limiterà a fare testimonianza.
Pensiamo che quella sinistra che
si sveglia ogni volta sotto elezioni debba avere l’umiltà di imparare da
quei movimenti che vengono tanto invocati nell’appello ma non sono mai
presi ad esempio. La rappresentanza nelle istituzioni trova un suo senso
solo se è strumento a servizio di pratiche che hanno già dimostrato la
loro efficacia nel migliorare le condizioni di vita delle classi
popolari. La rappresentanza ha senso solo se è irruzione nel teatrino
dei borghesi, solo se è di disturbo alla promulgazione di leggi pensate
sempre contro di noi, solo se è la voce degli oppressi in luoghi dove
quella voce si vuole ignorare.
La rappresentanza ha senso solo se
è Controllo Popolare, solo se è diffusione di quello che accade nelle
stanze ammuffite, solo se è antagonismo parlamentare. Le elezioni sono
un mezzo tra i tanti e non il fine. I comunisti e la vera sinistra lo
hanno sempre saputo. Negli ultimi trent’anni i dirigenti e gli
intellettuali lo hanno invece dimenticato. Se non si ha coscienza di
questo si parte già sconfitti.
Terzo punto. Serve un cambio anche
nel linguaggio, una rottura visibile rispetto al passato. Con il
parlare forbito, con l’educazione, non si cambiano le cose. Non è che
non siete bravi voi, ma è proprio il limite di ogni progetto che parta
dal mondo intellettuale. Negli ultimi quindici anni abbiamo già visto il
fallimento dei “Girotondi”, della “Sinistra Arcobaleno”, di
“Rivoluzione Civile”, delle liste dei “professori”…. Ci è bastato. Se
gli intellettuali vogliono essere utili si devono mettere a servizio
delle masse popolari e non tentare di rappresentarle. Non devono fare
gli “illuminati”, ma mettere a disposizione dei più deboli le loro
risorse, i loro soldi, i loro contatti, la loro visibilità.
Se
vogliamo vincere, magari non oggi, ma domani sicuro, a dare la linea
devono essere quelli che quotidianamente mettono le mani nella merda,
che sono forse un po' rozzi ma sanno cos’è il lavoro salariato,
l’antifascismo in periferia, la violenza del padrone, la distribuzione
di pasti ai senza tetto, l’accoglienza dei rifugiati.Se vogliamo vincere – e guardate che vincere non è piazzare un
parlamentare o superare soglie di sbarramento, ma in questa fase è
radicarsi fra le masse, far sì che ascoltino con interesse un messaggio
diverso, che siano colpite da un’altra umanità possibile –, è inutile
stilare bei programmi super dettagliati che non verranno mai realizzati.
Servono – a tutti i livelli, non solo come leader! – persone vere,
umane, credibili. Servono poche parole chiare e comprensibili sulle
quali politicizzare le persone, aggregarne qualcuna in più e basare le
nostre pratiche quotidiane.
È questo che secondo noi bisogna
fare, insieme a tutte le realtà che ci vogliono stare. L’abbiamo già
scritto: più che di accrocchi elettorali, abbiamo bisogno di una vera
campagna politica che attraversi il dibattito elettorale. Una campagna
che ci porti a un maggiore livello di coordinamento a partire dalle
pratiche, che ci faccia animare il dibattito e imponga dal basso il
nostro ordine del giorno.
Diremo poche cose ma chiare:
1.
In questo paese la ricchezza c’è, sappiamo anche dov’è, dobbiamo
andarcela a prendere e redistribuirla. Dobbiamo attaccare i grandi
patrimoni e l’evasione fiscale come non è mai stato fatto prima.
2.
In questo paese, e soprattutto al Mezzogiorno, c’è bisogno di lavoro.
Oggi non c’è perché i rapporti di produzione e i rapporti di forza sono
strutturati a nostro svantaggio. Dobbiamo spingere con la lotta per
avere lavoro vero, intervento pubblico, rispetto dei diritti sui posti
di lavoro, democrazia sindacale, maggiori salari, pensionamenti,
ricambio generazionale, riduzione dell’orario di lavoro.
3. In
questo paese il pubblico funziona male, non per colpa dei lavoratori ma
per colpa della politica, dei dirigenti, delle clientele, delle
commistioni con il privato. Solo il controllo popolare, solo le
conoscenze dei lavoratori e dei cittadini che usano quel servizio, solo
la vigilanza dal basso può impedire che vengano violati i nostri
diritti. Dobbiamo estendere ovunque il controllo popolare e dargli
visibilità. Dobbiamo stare con il fiato sul collo su chi fa grandi e
piccole truffe, sui mafiosi, sui conniventi.
4. L’Italia non è
solo l’Italia ignorante, che odia, in competizione, schiacciata fra
ansia e depressione. C’è un po’ dovunque un’Italia che resiste, allo
stesso tempo arrabbiata e solare, che si dà una mano, che si viene in
soccorso. Cristiana o comunista, laica o credente, proletaria e a volte
pure borghese: magari sporca, ma generosa. È un’Italia di cui andare
fieri, che deve smettere di nascondersi, che deve essere orgogliosa.
Questa è l’Italia a cui bisogna dare voce, che va mostrata alle masse,
che deve diventare modello.
Cara Anna, caro Tomaso,
conoscendo
la vostra intelligenza e umanità, crediamo che vi siate rivisti in
queste riflessioni, e che ci vorrete rispondere. In ogni caso, chiunque
condivida queste paginette sappia che noi siamo a disposizione, pronti
da subito ad avviare collaborazioni.Non possiamo subire mesi di campagna elettorale, e guardarci la partita
fra le tre destre di Salvini, del PD e di Grillo! Dobbiamo subito
irrompere con un’immagine concreta di speranza e di riscatto!
Potere al popolo!
(8 giugno 2017).
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
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sabato 10 giugno 2017
Qualcosa di sinistra. Una risposta a Falcone, Montanari e a tutta la sinistra in buona fede
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