La Glaxo Smith Kline è con le spalle al muro. La casa farmaceutica inglese sta collezionando accuse di corruzione in giro per il mondo, senza tregua. Le ultime arrivano da Libano e Giordania. Il 16 aprile il Wall street journal scrive che è entrato in possesso di mail secondo cui lo staff dell’azienda avrebbe corrotto i medici locali con viaggi e campioni di farmaci in omaggio che avrebbero potuto vendere direttamente ai pazienti.
Appena due giorni prima un’inchiesta del programma Panorama della Bbc rivela che in Polonia il manager regionale della Glaxo Smith Kline e 11 dottori sono sotto indagine per un presunto giro dimazzette versato ai camici bianchi in cambio della prescrizione del farmaco antiasmatico Seretide. L’episodio risale a quattro anni fa e a denunciarlo è un ex rappresentante della ditta, Jarek Wisniewiski. Proprio in quel periodo (dal 2010 al 2012) il colosso del farmaco inglese dichiara di essere impegnato in un programma di formazione sull’asma.
Ma Wisniewiski smentisce: i soldi investiti in realtà servono a pagare i dottori compiacenti che assicurano di aumentare gli ordini del farmaco. Ai microfoni della Bbc l’ex dipendente va giù schietto: “Al meeting ho detto che ho pagato il corso e che ho bisogno di più prescrizioni di Seretide. Così hanno capito esattamente per quale motivo stavo pagando”.
Ma Wisniewiski smentisce: i soldi investiti in realtà servono a pagare i dottori compiacenti che assicurano di aumentare gli ordini del farmaco. Ai microfoni della Bbc l’ex dipendente va giù schietto: “Al meeting ho detto che ho pagato il corso e che ho bisogno di più prescrizioni di Seretide. Così hanno capito esattamente per quale motivo stavo pagando”.
Un altro ex rappresentante della Gsk, che però preferisce rimanere anonimo, racconta che da una parte l’azienda remunera con denaro i medici per tenere lezioni inesistenti e dall’altra, i medici fanno schizzare le vendite del farmaco. Un do ut des papale papale. Wisniewiski conferma: “Cento sterline dovevano fruttare oltre cento prescrizioni del prodotto”. E aggiunge che non si comporta così di sua spontanea volontà: l’ordine di fare i giochi sporchi è impartito dal manager regionale. Anzi, a lui non sta bene, lo fa presente all’azienda ma i capi minacciano di licenziarlo o di emarginarlo. La Gsk in effetti ammette di avere ripreso e punito un suo impiegato nel 2011. In un report pubblicato sul sito web della multinazionale si legge che solo nel 2013 sono state commesse dallo staff 161 violazioni delle politiche di marketing e vendita e 113 segnalazioni. Con il risultato che 48 persone sono state licenziate o hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro.
Ancora in aprile, il 6: una persona informata degli affari di Gsk in Medioriente rivela al Wall street journal che in Iraq l’azienda di nascosto arruola come sui rappresentati di vendita 16 medici e farmacisti che lavorano nel Governo. A questi paga anche le trasferte per le conferenze internazionali. In più, dà delle tangenti sostanziose ad altri medici in cambio delle prescrizioni dei suoi prodotti. Come da copione, la Gsk vince un contratto con il ministero della Salute iracheno per la fornitura del vaccino Rotarix contro la gastroenterite e i funzionari del ministro con le loro famiglie se ne vanno in vacanza in Libano spesati dall’azienda.
A luglio 2013 scoppia lo scandalo in Cina. Qui la multinazionale inglese spende 320 milioni di sterline per corrompere la classe medica con denaro e favori sessuali. La strategia ogni volta è fare finta di cadere dalle nuvole. Per questo qualche giorno fa la Gskinvia dei nuovi dirigenti per controllare che le vendite siano fatte in modo pulito tentando di salvarsi la reputazione. Come se la pratica del comparaggio dipendesse soltanto dai singoli rappresentanti e non dai vertici.
Il record è negli Stati Uniti: nel 2012 l’azienda paga tre miliardi di dollari di multe per aver corrotto i dottori in cambio della prescrizione di antidepressivi per indicazioni non autorizzate.
Lo scorso dicembre Andrew Witty, l’amministratore delegato della Gsk, intervistato dal New York Times promette che la sua azienda d’ora in poi farà la brava e non darà più soldi sottobanco ai dottori. Ma i danni ormai sono fatti e nessuno ci assicura che non siano ripetuti.
Nessun commento:
Posta un commento