martedì 27 giugno 2017

Nord di Roma. Ma quale siccità, Roma e dintorni si stanno "bevendo" il Lago di Bracciano.

Non è la siccità e non è una emergenza: il lago di Bracciano, semplicemente, se lo stanno bevendo Roma e qualche altra decina di comuni. Ma così, distrattamente, e senza neppure ringraziare.
Non è la siccità - o, almeno, non è soltanto la siccità - se è vero che oltre un terzo dell'acqua viene dissipata; lo afferma la stessa Acea spiegando che "la rete idrica a Roma è molto vecchia, [...] e a causa di rotture o di allacci abusivi perde il 40% dell'acqua". Non è neppure un'emergenza - ossia una "circostanza imprevista", come da definizione della Treccani - perché persino chi gestisce il servizio idrico nell'area romana ha ammesso, parlando col Corriere della Sera, che "questa siccità va avanti da due anni". E, però, nonostante tutto, da qualche giorno ecco decretata la siccità come la causa d'ogni male, e sui giornali compare di nuovo quella parola che in Italia spesso prepara l'assoluzione d'ogni peccato più d'una confessione al prete: "emergenza".

Naturalmente, la siccità è tra le cause dello stato del lago di Bracciano e, più in generale, di quello di tante riserve d'acqua in Italia ma, se è vero che l'acqua che viene prelevata poi si perde per strada, e dunque si spreca per il 40% a causa di una rete idrica con qualche acciacco di troppo, e se tutto ciò era noto da tempo, e se da tempo va avanti anche la siccità, ecco che allora diventa difficile parlare sul serio di emergenza e si dovrebbe invece iniziare a spiegare come mai si sia arrivati al punto di disperdere - e quindi sprecare - molta parte dell'acqua captata. Ecco che allora la siccità, aggravando le sofferenze di un sistema, più che la causa dello stato delle cose, appare come l'elemento in grado di rendere evidenti a tutti alcuni problemi come appunto quelli relativi alla gestione dell'acqua. E questo genere di questioni hanno a che fare, più che con la siccità, soprattutto con l'opera dell'uomo e, più di tutto, con la politica.
Se tutto questo è vero, allora era anche del tutto prevedibile che sarebbe finita così: è da mesi che il livello del lago di Bracciano si abbassa e lentamente si scopre il fondo, emergono resti archeologici e restano all'asciutto persino i frangiflutti. Tutto ciò, però, salvo poche eccezioni sino a qualche giorno fa non faceva notizia. Eppure, di storie da raccontare da quelle parti ce ne sarebbero state tante; sarebbe stato bello leggerle per tempo sui giornali, e invece nulla; nulla e quasi neppure il banale resoconto delle proteste che pure da quelle parti si facevano sentire.
C'è da chiedersi come mai, e perché - salvo la stampa locale e localissima - l'informazione abbia perso la consuetudine con la cronaca e con il racconto della realtà salvo poi finire per stereotipare ogni cosa, come accade adesso con la riduzione d'una storia nota da mesi al racconto di una emergenza che emergenza a quanto pare non è. Al di là del rapporto col potere, per chi fa cronaca alcune risposte sono evidenti e spiacevoli poiché rischiano di avere il sapore del declino d'un mestiere.

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