Peter Gomez Direttore de ilfattoquotidiano.it e scrittore
Che questo, al di là delle
dichiarazioni di Silvio e Matteo, sia il progetto ci sono pochi dubbi.
Dell’alleanza ha parlato esplicitamente il capogruppo del Pd al senato Luigi Zanda.
E in queste settimane i numeri uno dei dem e dei forzisti non hanno mai
mancato di scambiarsi cortesie. Per Renzi anzi l’unico nemico era ed è
il Movimento 5 stelle. Quel movimento che ora
Berlusconi non esita a paragonare al “pericolo rosso”, evocando la sua
campagna elettorale in chiave anti-comunista del ’94.
Il progetto è favorito dalla legge elettorale proporzionale con cui, allo stato, sembriamo condannati a votare. Giovanni Toti, Salvini e Meloni
(i vincitori reali della competizione di domenica) spingono, è vero,
per l’unità dei tre partiti. Salvini chiede una legge che premi le
coalizioni, ma Berlusconi sta facendo di tutto per resistere. E molto
probabilmente ci riuscirà. Renzi, dal canto suo, non ha nessuna
intenzione di tornare sui suoi passi per provare a federare la sinistra.
La situazione è insomma in stallo. Unica variante allo stato sono gli
astenuti. In occasione delle politiche quanti di loro si ripresenteranno
alle urne, magari per votare il terzo incomodo, cioè i 5 stelle?
Nessuno per ora è in grado di rispondere alla domanda. In ogni caso
appare quasi fantascientifico che i pentastellati possano conquistare,
riportando al voto chi non c’è andato, quel 40 per cento dei consensi che con il legalicum darebbero loro un premio di maggioranza. Più facile invece pensare alla grande coalizione Matteo e Silvio.
Una sorta di super-inciucio destinato a aumentare il discredito della
politica agli occhi di elettori che invece vorrebbero poter scegliere
tra forze realmente diverse tra loro. Ma questo per chi, abbandonata
ogni velleità di cambiare il Paese, combatte solo per conquistare il
Potere non è un problema. L’unica questione è come avere abbastanza
seggi per ottenere la fiducia in parlamento. Tutto resto (e, temiamo
noi, il naufragio nazionale) verrà dopo.
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