E se verosimilmente molti elettori dem saranno tutt’altro che felici per il risultato, lo stesso non si può dire del loro leader. Certo, Renzi avrebbe preferito non prendere una scoppola di queste dimensioni. Perdere Genova, Sesto San Giovanni, Pistoia, La Spezia e tante altre tradizionali roccaforti della sinistra fa male. Ma, numeri alla mano, Renzi ora sa di avere qualche possibilità di tornare al governo dopo le politiche. Una Forza Italia forte conviene all’ex rottamatore. Se il partito di Berlusconi cresce, sull’onda del vento di centrodestra che gonfia anche le vele a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni, avrà forse abbastanza seggi in parlamento per far ottenere, dopo le politiche, la maggioranza di seggi a un esecutivo Pd- Pdl (più vari cespugli).
Che questo, al di là delle dichiarazioni di Silvio e Matteo, sia il progetto ci sono pochi dubbi. Dell’alleanza ha parlato esplicitamente il capogruppo del Pd al senato Luigi Zanda. E in queste settimane i numeri uno dei dem e dei forzisti non hanno mai mancato di scambiarsi cortesie. Per Renzi anzi l’unico nemico era ed è il Movimento 5 stelle. Quel movimento che ora Berlusconi non esita a paragonare al “pericolo rosso”, evocando la sua campagna elettorale in chiave anti-comunista del ’94.
Il progetto è favorito dalla legge elettorale proporzionale con cui, allo stato, sembriamo condannati a votare. Giovanni Toti, Salvini e Meloni (i vincitori reali della competizione di domenica) spingono, è vero, per l’unità dei tre partiti. Salvini chiede una legge che premi le coalizioni, ma Berlusconi sta facendo di tutto per resistere. E molto probabilmente ci riuscirà. Renzi, dal canto suo, non ha nessuna intenzione di tornare sui suoi passi per provare a federare la sinistra. La situazione è insomma in stallo. Unica variante allo stato sono gli astenuti. In occasione delle politiche quanti di loro si ripresenteranno alle urne, magari per votare il terzo incomodo, cioè i 5 stelle? Nessuno per ora è in grado di rispondere alla domanda. In ogni caso appare quasi fantascientifico che i pentastellati possano conquistare, riportando al voto chi non c’è andato, quel 40 per cento dei consensi che con il legalicum darebbero loro un premio di maggioranza. Più facile invece pensare alla grande coalizione Matteo e Silvio. Una sorta di super-inciucio destinato a aumentare il discredito della politica agli occhi di elettori che invece vorrebbero poter scegliere tra forze realmente diverse tra loro. Ma questo per chi, abbandonata ogni velleità di cambiare il Paese, combatte solo per conquistare il Potere non è un problema. L’unica questione è come avere abbastanza seggi per ottenere la fiducia in parlamento. Tutto resto (e, temiamo noi, il naufragio nazionale) verrà dopo.